Sono ancora i sindaci a mettere sotto accusa la Asl Lanciano Vasto Chieti, sottolineando lacune, inefficienze e servizi carenti. La domanda dei cittadini non trova le risposte adeguate e la situazione si fa sempre più preoccupante. Che la sanità abruzzese non goda buona salute, tanto per rimanere in tema, è un dato difficile da confutare, così come sono altrettanto evidenti i problemi che affliggono l’azienda sanitaria guidata da Tommaso Schael.
Non bastano più le rassicurazioni e dopo le proposte di razionalizzazione presentate alla Regione, i sindaci hanno deciso di tornare a far sentire la loro voce per affermare e difendere un diritto sacrosanto, il diritto alla salute. E con l’obiettivo di confrontarsi e discutere il Comitato ristretto dei sindaci ha promosso un’assemblea invitando tutti i primi cittadini della provincia di Chieti. In molti hanno risposto, al di là delle sigle di partito e dell’appartenenza politica, comprendendo l’importanza dell’argomento e la necessità di intervenire per evitare che l’attuale delicata condizione precipiti ulteriormente. L’incontro, partecipato e costruttivo, si è tenuto in teatro ad Atessa (Ch) e ha visto anche la presenza di sindacati e consiglieri regionali parte della Commissione regionale Sanità.
“L’assemblea è stata convocata per confrontarci con tutti, perché la situazione della sanità è sempre più preoccupante e perché stiamo già contando le prime conseguenze di una razionalizzazione derivante dal pesante disavanzo della Asl – ha sottolineato il presidente Diego Ferrara, sindaco di Chieti, con gli altri componenti del Comitato ristretto, Giulio Borrelli, Massimo Tiberini e Agostino Chieffo, sindaci di Atessa, Casoli e Gissi - . L’esigenza è quella di un cambio di passo, capace di riportare il cittadino al centro della programmazione e del sistema sanitario territoriale. La riunione ha manifestato generale preoccupazione, dato che il disavanzo della Asl 2 è esploso in maniera esponenziale sotto l’attuale Direzione aziendale, passando da 13,7 milioni di euro a 61/67 milioni di euro, nel periodo che va dal 2019 al 2024. Nel 2023 - ha aggiunto - è esplosa anche la spesa per la mobilità passiva, ovvero i soldi che la Regione Abruzzo ha pagato ad altre Regioni per far curare i propri cittadini: essa ammonta a 138 milioni. Sottraendo le risorse incassate con la mobilità attiva, pari a 78 milioni, si arriva a un passivo di 60 milioni anche su questo. Pochi giorni fa, come comitato abbiamo chiesto un incontro con l’assessore regionale Nicoletta Verì che ci ha ben chiarito in quel frangente che la Asl di Chieti è quella che in proporzione ha avuto più risorse, rispetto alle altre tre Asl, oltre 750milioni, contro i 600 e 500 di Pescara, Teramo e L’Aquila. Una cifra notevolmente superiore persino a quanto aveva chiesto la stessa Asl, salvo affermare che era stata sottodimensionata economicamente. E comunque, dalla lettura fatta, come Comitato ristretto, è risultato che dal Conto economico, la stima a chiudere al 31.12.2024, risultava pari a circa 45 milioni di euro, che il direttore Schael definisce “strutturale” e non più di 34,5 milioni di euro (così come quantificata nella precedente versione del piano del giugno 2024)”. Ferrara ha continuando disegnando la situazione sciorinando numeri e cifre.
“Come viene confermato nelle recenti audizioni nelle commissioni consiliari congiunte Sanità e Bilancio, - ha ancora rimarcato - l’odierna stima a chiudere al 31.12.2024 è di circa 10,5 milioni superiore a quella della precedente versione del piano stesso, cioè giugno 2024. In sostanza nulla è cambiato in meglio da quando sono emersi i 128 milioni di euro di debiti delle Asl e nulla è successo alla governance che ha prodotto questa situazione. Ma sul territorio e nei presidi, sono successe molte cose se la soluzione proposta dal Dg è quella di interventi strutturali quali chiusure, accorpamenti dei reparti e blocco dei turn-over. Di certo, oltre ai 128 milioni di debiti c’è il crollo delle prestazioni sanitarie, scese da 158.000 del 2018 a 137.000 nel 2023 (dati dell’Agenzia Regionale Sanità) con punte di oltre il 46 per cento all’ospedale di Ortona, del 44 per cento a Castel di Sangro, del 35 ad Atessa, del 33 a Sulmona, del 30 a Lanciano, del 26 Vasto, del 21 a Tagliacozzo e Avezzano, del 18 a L’Aquila, del 15 ad Atri, del 10 a Chieti e a seguire gli altri presidi dove non si registrano aumenti. Infatti, l'Abruzzo ha il peggior differenziale d'Italia tra i livelli essenziali di assistenza 2022 rispetto a quelli del 2021: in sostanza la regione è ultima. Già l’analisi del ministero della Salute è stata impietosa: la classifica generale analizzata poi dalla Fondazione Gimbe ci colloca ultimi e con 30,86 punti in meno rispetto al 2021. A questi dati vanno aggiunti quelli del pesante disavanzo della mobilità passiva, la cifra più alta degli ultimi 10 anni: quella extra-regionale arriva ai quasi 39 milioni del 2024, di poco più bassa quella infra-regionale, a quota – 38 milioni nel 2024, comunque una crescita esponenziale di entrambe”.
I sindaci chiedono un cambio di passo. “Siamo di fronte - è stato rimarcato nell'incontro - a un problema che cresce e che riporterà quasi sicuramente l’Abruzzo verso un nuovo commissariamento della sanità, con il conseguente e possibile tracollo del sistema. Servono azioni possibili: in primis una idonea e corretta programmazione sanitaria ed economica, con una precisa determinazione delle quote del Fondo sanitario regionale spettanti a ogni Asl, con la determinazione dei tetti di spesa; la creazione di un monitoraggio e controllo di prestazioni richieste e servizi erogati e relativi costi; la creazione di una cabina di regia che non sia un ulteriore onere per la cittadinanza; l’aggiornamento e realizzazione di prontuari terapeutici regionali della spesa farmaceutica; l’immediata e competa trasformazione digitale, perché il processo di digitalizzazione è ancora incompleto; una maggiore attività di prevenzione e promozione della salute sul territorio”.
La persona deve tornare al centro dell’azione sanitaria e assicurano il loro supporto. “Siamo pronti a fare la nostra parte a tutela del bene maggiore di cui siamo tutti responsabile: i diritti a una sanità moderna e che funzioni che abbiamo tutti come cittadini d'Abruzzo”. 07 ott. 2024
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