“Fuori dal cirus e fuori dal fossile” è lo slogan con cui è iniziata la mobilitazione nazionale e la campagna dei la campagna dei comitati italiani “Per il clima, fuori dal fossile”.
E' un percorso di convergenza e di lotta coordinata, per contrastare quelle opere energetiche alteranti il clima, ma che allo stesso tempo intendono impegnarsi in modo concreto per costruire nei territori pratiche alternative efficaci come ad esempio le comunità energetiche a zero emissioni, la riconversione degli edifici e delle produzioni.
A Pescara è comparso una striscione di solidarietà: "Per il clima fuori dal fossile. Stop veleni". Ci sono state iniziative in diverse città della Penisola con l’obiettivo di “contestare le assemblee soci di Enel e Eni, i due dei colossi a partecipazione pubblica che con le loro scelte industriali, basate sul fossile e su false produzioni green, sono tra i maggiori responsabili del riscaldamento globale, oltre che della devastazione e del saccheggio di intere comunità e territori in Italia e nel mondo”.
La decisione è stata presa il 9 maggio nel corso dell’assemblea nazionale “Rete per il clima fuori dal fossile” che di fatto ha lanciato la campagna nazionale. Moltissimi le rappresentanze da tutte le regioni: dai No Tap della Puglia, ai Zero trivelle delle Marche, del Molise e della Basilicata, ai No Snam di Abruzzo e Molise, ai comitati di Civitavecchia contro le centrali turbogas di Enel , i No Grandi navi di Venezia, a quelli di Taranto contro l’ex Ilva fino e a tanti altri comitati locali; presenti inoltre i giovani di “Friday for Future” di varie città. Oltre a ricordare le numerose vertenze aperte, è stata posta “con forza la necessità di bloccare i cantieri delle opere in corso come il Tap, o gli iter per l’autorizzazione di gasdotti, le trivellazioni e le centrali a gas”. Per i comitati la crisi provocata dal Coronavirus “ha messo in evidenza una volta di più tutte le contraddizioni del sistema capitalista estrattivista”. Così “gli impatti ambientali e sanitari causati dal global warming e dall’inquinamento sono già oggi disastrosi, tardare ancora significa correre verso una catastrofe i cui effetti sarebbero immensamente più devastanti di quelli provocati dalla pandemia. L’uscita dal fossile e non solo dal carbone non è più derogabile!”.
Presi di mira anche il Governo e la politica in generale “perché al di là della propaganda e di blandi palliativi, continuano a sostenere in modo colpevole il modello energetico attuale, ad esempio con ingenti sussidi alle filiere del fossile (20 miliardi all’anno), o con il Piano Energia e Clima che punta alla metanizzazione del Paese relegando in un angolo le rinnovabili e l’efficientamento energetico”.
Azioni e mobilitazioni saranno improntate al rispetto della sicurezza sanitaria, ma vogliono essere un modo per riaffermare con forza l’esercizio dei diritti civili e democratici su cui si fonda il vivere sociale "del Paese dalla Resistenza in poi".
Alessandro Di Matteo
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