Lama dei Peligni. 'Rivogliamo il medico a bordo delle ambulanze del 118. Le nostre popolazioni penalizzate'
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"Un paio di settimane fa, abbiamo avuto un infartuato. Per fortuna che era in servizio un infermiere che, in contatto con la Centrale operativa, è riuscito a stabilizzare il paziente che altrimenti rischiava di morire. Poi l'ambulanza è partita da qui ed è arrivata fino a Fara San Martino, dove, dopo peripezie, è riuscito ad atterrare l'elicottero del 118".

E' una furia Andrea Di Fabrizio, sindaco di Lama dei Peligni (Ch), che nei suoi innumerevoli racconti spiega quanto sia difficile, nelle aree interne, sempre più spogliate di servizi, "ricervere cure adeguate, efficienti e per tempo, nei casi di emergenza". "Ed è questo - dice - il fulcro della battaglia che noi sindaci del territorio, in questo momento, stiamo portando avanti. La salute è un diritto di tutti, non solo di quelli che vivono sulla costa o nei grandi centri urbani". 

La rabbia è salita perché, "dopo anni di lotte, - spiega - nel 2015 siamo riusciti ad ottenere postazioni medicalizzate del 118 nei distretti sanitari di base di Lama e di Torricella Peligna. Nel settembre scorso, dalla sera alla mattina, a nostra insaputa, sono stati tolti i medici a bordo delle ambulanze. Cioè il servizio, invece di essere intensificato, è stato in parte smantellato. Che senso ha - domanda - avere una Unità di rianimazione senza un dottore? Ci si rende conto che se qualcuno si sente male a Palena, ad esempio, per arrivare all'ospedale di Lanciano, dove può cominciare ad avere le prime cure adeguate, ci vuole almeno un'ora? Per alcune patologie è un tempo esageratamente lungo". 

Alcune settimane fa sedici sindaci del Sangro-Aventino, con in testa quelli di Lama e Torricella, hanno chiesto lumi alla Asl Lanciano Vasto Chieti, in particolare al direttore generale Thomas Schael, contestando il provvedimento, definito "scellerato". Ma sono stati ignorati. Quindi si sono rivolti al prefetto, Armando Forgione, spiegando che la Asl ha "decretato il depotenziamento delle due postazioni in cui le ambulanze erano dotate di medico a bordo; la scelta - hanno ribadito - non è ci sembrata equa perché così si pregiudica tutto il modello dell’emergenza/urgenza nella zona". 

"Neppure in questo caso - fa presente Di Fabrizio - abbiamo avuto risposta. Che dobbiamo fare per far ascoltare le nostre ragioni? Vero che, in questo momento, siamo in emergenza Covid. Ma anche coloro che hanno problemi diversi dal coronavirus debbono essere assistiti".

"Questa scelta - tuona ancora Di Fabrizio - penalizza ulteriormente i cittadini delle zone montane che già si trovano  in una condizione di netto svantaggio rispetto a quanti vivono nei centri in cui ci sono gli ospedali. L’assistenza medica a bordo delle ambulanze - conclude - è indispensabile e continueremo a far sentire la nostra voce, per far sentire quella delle nostre popolazioni".  21 nov. 2020

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