L’estate incombe e pure i problemi dell’approvvigionamento idrico approdato ieri al tavolo dell’Ersi, Ente regionale risorse idriche.
Argomento che da anni mette sotto pressione la società Sasi di Lanciano (Ch), specie con attacchi provenienti dai comuni del Vastese e della Val di Sangro. Dopo il rocambolesco defenestramento del direttore generale, Giorgio Marone, sfiduciato dal Cda presieduto da Gianfranco Basterebbe, si allarga la polemica sulla gestione e in campo scendono i consiglieri comunali di diversi comuni soci, da Lanciano a Colledimacine a Taranta Peligna, ecc.... In una lettera, quali difensori degli interessi collettivi, dicono che "dopo tante sollecitazioni, azioni e denunce sui problemi della gestione delle risorse idriche", è "giunto il momento di far valere la voce degli amministratori sulla conduzione di un servizio pubblico che ci vedrà coinvolti nel dare risposte ai cittadini".
Sasi – si aggiunge - "ha finora ignorato e delegittimato il ruolo degli eletti ai consigli comunali negando tassativamente ogni ipotesi di controllo che compete agli amministratori, negando accesso agli atti". Si parla di "modalità privatistica della gestione di denaro e di un bene pubblico. La Sasi è una società pubblica, partecipata solo da enti locali. L'Ersi – si rimarca ancora - con precedenti note ha ribadito l’obbligo del rispetto delle norme per le assunzioni, la procedura da seguire per le promozioni del personale, l’obbligo di efficientamento dei costi dei lavoraotri e rispetto dei limiti fissati dalla regolazione di Arera (Autority); quindi controllo analogo e controlli interni. Ebbene – aggiungono i consiglieri comunali - nel rispetto del regolamento di controllo analogo e convenzione per la regolazione dei rapporti tra ente affidante e gestore del servizio idrico integrato, la stessa Ersi ha avviato contro la Sasi la procedura di applicazione della sanzione, in merito a deliberazioni del cda del dicembre 2019 e marzo 2020, sulla struttura organizzativa e su attribuzioni delle mansioni di dirigente, perché prive dei requisiti minimi necessari".
"I maggiori costi andrebbero a gravare sulle risorse pubbliche, provenienti dalla tariffa". Il cda ha convalidato la bozza di struttura organizzativa osservata dall’Ersi, sostituendo le figure dei due dirigenti con quelli di quadro, figure interne, riconoscendo incentivi in base ai compiti e alle responsabilità, senza evidenziarne gli indennizzi. Inoltre non si conosce l’intera nuova struttura organizzativa, nè i relativi costi.
Nota dolente è poi la tariffa che ha subito ingiustificati aumenti che vanno oltre i criteri di calcolo dettati dall'Autority. Bollette che sono autentici salassi, bollette alle stelle. Quanto ai costi del personale nel 2016 erano di circa 7 milioni di euro, nel 2018 superiore a 8 milioni, a cui va aggiunto un ulteriore costo di circa 500 mila euro per consulenze esterne. Altra spesa anomala, di circa 600 mila euro annui, sono le sanzioni per carenza di manutenzione agli impianti di depurazione. A tutt’oggi sembra che l’Autority non abbia approvato ancora il nuovo piano tariffario Sasi per cui non si conoscono le ripercussioni sui prossimi bilanci.
"Reputiamo veramente fuori controllo - viene sottolineato - gli impegni di spesa su parte del personale, a distanza di meno di quattro anni, quando nel maggio 2016 l'allora presidente Domenico Scutti formalizzò una nuova struttura organizzativa per un costo complessivo di circa 500 mila euro. Nel frattempo, tra emergenza Covid-19, emergenza idrica, perdite delle condotte e razionamento dell'acqua, il cda della Sasi si dibatte tra promozioni e incrementi di spesa".
Walter Berghella
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