“Non c’è orario per celebrare la veglia di Natale! Quella di quest’anno è una veglia che si inserisce in un contesto molto delicato, direi mondiale, in piena pandemia e penso che sia cosa da insensati andare a ficcare il dito e fomentare le coscienze a rivoluzioni: contro chi poi? Contro un virus che non guarda in faccia a nessuno: giovani ed anziani, ricchi ed indigenti, credenti e non credenti”.
Don Nicola Giampietro, parroco da più di un anno nel quartiere Spirito Santo a Lanciano (Ch) rimette la questione dentro i canoni del buon senso, della realtà e… della fede. Mancano le discussioni polemiche sul “presepe sì o no a scuola” o i canti di natale (vietati da quel dirigente inflessibile) “perché turbano altre religioni” (sic), quest’anno la questione natalizia per antonomasia, soprattutto sui social (ma non da meno anche nelle parrocchie) è “l’orario della nascita di Gesù!”.
Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia giorni fa ha dichiarato che “non è un’eresia far nascere Gesù bambino due ore prima e immaginare di anticipare di un paio d’ore le messe. Lo sarebbe semmai non occuparci dei malati e dei bisognosi. È quello che ci ha insegnato Papa Francesco”. E vai con le polemiche.
Don Nicola, liturgista, per tanti anni in Vaticano, oggi direttore dell’ufficio liturgico della diocesi Lanciano-Ortona ci dice che “se ne sentono di tutti i colori (politici) tipo: ‘no, la messa di mezzanotte non si tocca’, ma anche da parte di alcuni sacerdoti: ‘noi celebriamo lo stesso la messa a mezzanotte, succeda quel che succeda, cosa vogliono farci?’. In una situazione delicata dal punto di vista sociale, psicologico per tante persone, alcuni - ci dichiara - vanno “a minare il campo”. A fomentare una polemica sterile. Al “Gesù Bambino che nasce col cronometro” (della fede?) don Nicola risponde con riflessioni pacate, senza l’onda dell’emotività dei guerrieri della fede (“zeloti?” mi precisa nell’intervista) difensori dell’orario “giusto”. Ci incontriamo, in sicurezza, nel salone della parrocchia e ci confrontiamo.
Ci stiamo facendo imporre tante questioni dallo Stato dicono…
“Perché ci hanno vietato di dire messa? Siamo tornati nelle catacombe? C’è un regime comunista che ci impedisce di riunirci?” È pacato, riflette, ragiona. E fa ragionare. “Ma se la messa della Veglia di Natale nella Notte Santa che si celebra di solito alle 24 viene anticipata alle ore 19 o alle 20 cosa cambia? Viene meno la fede? Non c’è orario per celebrare la Veglia di Natale. Almeno non in modo dogmatico”.
Ci saranno però le tradizioni, la pietà popolare…
“Appunto. Non troviamo scritto nei vangeli, soprattutto in quello di Luca, che è l’evangelista dell’infanzia di Gesù, che sia nato a mezzanotte. Ci viene in aiuto il profeta Isaia: ‘Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse’ (9,1). L’allegoria fa risaltare molto bene che Cristo ‘luce nelle tenebre’ con la sua nascita è venuto a rischiarare a giorno la nostra oscurità”.
Cosa individua in queste polemiche? Un messaggio? Una strategia?
Mi sembra di vedere ancora una Chiesa che va ‘in’ chiesa, non una Chiesa che va ‘incontro’ a tutti. Mi piacerebbe tanto vedere non più cristiani “devoti” in modo individualistico, intimistico, astratto, ideologico, ma cristiani che credono in un Dio ‘vero’ che nutra la loro vita e che accettino la vita nella buona e nella cattiva sorte. Con la sua nascita Gesù ha riempito di sé, della sua vita, della sua vittoria, del dono di un amore eterno il nostro kronos trasformandolo in kairos. Quest’ultimo ci costringe a fare i conti con la vita, con il tempo, con le ore, con le tradizioni, a decidere di noi, della nostra casa, delle nostre famiglie, della nostra Chiesa, del mondo, a partire da una vita che non muore più, e quindi a essere costruttori, a continuare a crescere, a imparare, a donare, a incontrare, a generare, a ricominciare, a investire ogni energia perché questo è il kairos, il tempo in cui vivere e dove vivere è amare.
C’è dell’altro?
Senza nulla togliere alla pietà popolare, il Direttorio sulla pietà popolare (n. 110), come anche la Tradizione della Chiesa, vuole che si celebri al calare del sole, quando è buio sulla terra: ‘La Chiesa auspica che i fedeli partecipino la notte del 24 dicembre possibilmente all’Ufficio delle letture, come preparazione immediata alla celebrazione dell’Eucaristia di mezzanotte. Ove ciò non avvenga, ispirandosi ad esso, potrà essere opportuno disporre una veglia fatta di canti, letture, elementi della pietà popolare’. E al n. 111 recita: ‘Nella Messa di mezzanotte, di grande significato liturgico e di forte ascendente popolare potranno essere valorizzati […]’: come il presepe, l’albero di Natale, la cena di Natale ecc’. Ma stiamo parlando di pietà popolare che nel corso dei secoli ha preso piede. Eppoi nel Messale Romano è riportato il titolo di Messa nella notte, non di mezzanotte. Da tener presente che nelle Norme per l’Anno Liturgico e il Calendario, troviamo al n. 34: ‘La Messa della Vigilia di Natale (Vespertina) si celebra alla sera del 24 dicembre, o prima o dopo i Primi Vespri. Nel giorno di Natale, secondo l’antica tradizione romana, si possono celebrare tre Messe nella notte, all’aurora, nel giorno”. Nel nuovo Messale Romano 3a edizione, alla pag. 38 troviamo la Messa della notte, a pag. 36 troviamo la rubrica dove viene spiegato come si celebra la messa della notte, ma non vi è alcun accenno all’orario per lo svolgimento della celebrazione”.
Ed invece a Pasqua?
“La precisazione di ‘notte’ viene data invece per quanto riguarda la Veglia pasquale. Al n. 21 troviamo: ‘La Veglia pasquale, durante la notte in cui Cristo è risorto, è considerata come la «madre di tutte le Veglie» (Sant’Agostino, Sermo 219: PL 38, 1088). In essa la Chiesa attende, vegliando, la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti. Quindi tutta la celebrazione di questa sacra Veglia si deve svolgere di notte, cosicché o cominci dopo l’inizio della notte o termini prima dell’alba della domenica’. (Norme per l’Anno Liturgico e il Calendario). Solo qui troviamo la raccomandazione che la Veglia pasquale si svolga o dopo l’inizio della notte o termini prima dell’alba della domenica.
Quindi quello dell’orario è un falso problema?
“Viviamo in grazia di Dio questo ‘speciale’ Natale di Nostro Signore Gesù Cristo, cercando di spezzare le lance in favore della pace e vivere da cristiani fedeli laici, gettando via le polemiche sulla questione se anticipare o meno quest’anno di un paio di ore la celebrazione, a causa del coprifuoco. Addirittura scandalizzarsi per l’accordo nel far rispettare le norme anticovid tanto da arrivare a dire che: ‘la nostra Chiesa si è sottomessa al potere laico’. Ma per favore…”
Cosa si aspetta da parroco questo anno? Quali auspici per il Natale col Covid?
“Mi piacerebbe tanto vedere la comunità cristiana come viene descritta in questi giorni dal profeta Isaia: ‘In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso’. (11,1.6-8). Questa è la Chiesa che desidero, che sappia contagiare per passione. Sogno comunità aperte, umili, cariche di tanta speranza. Comunità chiuse, ripiegate su sé stesse e sulle proprie organizzazioni allontanano e non accolgono. I nostri nonni ci insegnavano una volta: ‘non si spreca il pane’. Quindi guai a chi spreca il cibo eucaristico. Solo se abbiamo davvero fame di Lui riusciremo a riscoprire la grazia della Santa Messa, senza sprecarci in futili discussioni. E solo in questo modo riscopriremo la voglia di diventare un regalo di Natale per gli altri, per tutta la società degli umani. Buon Natale nel ‘tempo’ di Dio”.
Alessandro Di Matteo
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