"Un atto incosciente e molto grave". E' durissima la reazione dell’arcivescovo di Lanciano-Ortona, Emidio Cipollone. Nonostante le precise ed inderogabili disposizioni, di legge, canoniche la "processione degli incappucciati" del Giovedì santo si è svolta lo stesso. Anche se con il solo Cireneo.
Alle 22 di ieri, da tradizione, le porte della chiesa di santa Chiara, all’ingresso di corso Roma a Lanciano (Ch) si aprono. Non ci sono i confratelli e le consorelle dell’arciconfraternita "Morte e Orazione San Filippo Neri" a sfilare con le fiaccole per le vie antiche della città. Dovevano esserci, come preannunciato, solo le musiche sacre. Poi il... blitz, annunciato a pochi. Contravvenendo alle disposizioni del vescovo esce soltanto il Cireneo, con la croce sulle spalle. Scalzo, alcuni commentano immediatamente su Facebook, rappresenta "questa città, questa nazione, che sta dentro le case, che sale sul calvario della storia, come lui anche noi".
Nel giro di qualche minuto si scatena la curiosità e la polemica sui social sui quali va in onda la diretta. "Allora la processione si fa…!", cominciano i commenti, che presto si trasformano in polemiche al vetriolo. Ci sono i rapprsentanti della Protezione civile, c’è la polizia in strada. "Ma no, dai, adesso bloccano tutto, non esistono eccezioni. Mica ci sono figli e figliastri". E chi può, "invitato" da ciò che vede, passa dal virtuale al reale (e perché non dovrebbe?), scende in strada, qualcuno si accoda, qualcuno attende dal proprio portone. Chi riesce va direttamente sul marciapiede. Il Cireneo percorre in solitaria una parte del tradizionale percorso. Colpo di scena poi. In piazza Plebiscito compare anche il sindaco, Mario Pupillo, che, avvisato per tempo, con la fascia, omaggia il Cireneo inginocchiandosi. Partono i commenti sui social: "Non è possibile! Tutti i giorni a sentire la macchina mandata in giro, martellante, dal Comune che avvisa... "State a casa, state a casa!" Ed invece c’è chi non ci sta…".
C’è gente che inizia a circolare su corso Trento e Trieste. Per le strade le emozioni si contrappongono alla legge. Sui social tutti contro tutti. "Ma come? Non sono sospese tutte le celebrazioni civili e religiose? Che sta succedendo", chiedono alcuni. E di contro: "Voi non potete capire cos’è per noi la processione a Lanciano… quale sentimento lo anima", ribattono altri. Devoti, atei, religiosi della "processione", giuristi, atei-devoti, fan delle regole si accapigliano. "Non ho potuto celebrare il funerale a mio padre ed invece questi possono far quel che vogliono?", oppure i supporter della processione "senza se e senza ma…" che dichiarano "i farisei non possono capire…". Dalle norme anti Covid 19 si passa alla tradizione, in voli pirandici inenarrabili, per approdare agli insulti.
L’arcivescovo è chiaro: "Tralasciando il principio di buon senso che è venuto meno dal momento stesso della decisione di organizzare l’evento, ci tengo a dire che la cultura del rispetto della persona supera di molto quella riguardante ogni sorta di individualismo e protagonismo, non giustificati dalla vera Tradizione". Dunque, la tradizione (con la minuscola) contro la Tradizione (bimillenaria). Eppure era tutto nero su bianco da settimane: "In accordo con le normative emanate dalla Congregazione del Culto Divino e della Disciplina dei Sacramenti e dalla Conferenza Episcopale Italiana (non dunque la commissione di “leinonsachisonoio”), il decreto dell’08 marzo 2020 e le disposizioni sulla Settimana Santa del 28 marzo 2020 non lasciano spazio ad alcuna libera interpretazione". No a tutte le celebrazioni, comprese quelle del Giovedì e Venerdì santo.
Per una Chiesa italiana che rinuncia alle celebrazioni della centralità delle fede il motivo è semplice: "Il motivo che mi ha spinto a prendere una decisione così restrittiva è derivato dalla necessità di prevenire il rischio e tutelare il bene comune". Chiaro? Macché... D’altronde era inevitabile che finisse in esiti diversi dal buon proposito (magari del solo Cireneo che sfila): "La celebrazione di ieri sera, annunciata anche per mezzo di mass media, è divenuta una vera e propria processione, che ha messo a rischio e pericolo i partecipanti e l’impegno di tanti cristiani che, in questi giorni, chiusi in casa, stanno negandosi le celebrazioni della Pasqua in comunità". Oltretutto rimarca Cipollone "è stata un’offesa alla memoria di tante persone che, in questi mesi, sono state vittime di questo terribile male; non ultimi i medici e gli infermieri che stanno dando la loro vita per il bene di tutti".
Da settimane anche nella Chiesa italiana la situazione è delicata ci confessa l’arcivescovo: "Noi non possiamo celebrare in pubblico, dobbiamo avere le chiese chiuse per celebrare, non possiamo celebrare i funerali, non possiamo nella Settimana Santa, centro della vita di fede, celebrare i riti solenni ed invece accade esattamente quel che non era da vedere, un rito religioso".
La trasgressione alle disposizioni emanate nelle settimane scorse porta con sé conseguenze: "Sono costretto a prendere decisioni in merito. Subito dopo Pasqua, saranno ascoltati tutti i responsabili e presi provvedimenti a livello canonico per le singole persone e per l’Associazione in questione".
Alessandro Di Matteo
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Le foto della processione sono di Roberto Colacioppo