Lanciano. Natale con il ‘non albero’ della discordia. Ma... the show must ‘GoOn’
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Una geniale operazione di marketing politico perché “l’importante è che se ne parli”.

E così gongolano gli amministratori di Lanciano (Ch) che hanno dato vita al dibattito sull’eco installazione accesa ieri, alla vigilia della festa dell’Immacolata, in piazza Plebiscito, alla presenza del sindaco Mario Pupillo, dell’assessore alla Cultura, Marusca Miscia, dell’arcivescovo di Lanciano-Ortona Emidio Cipollone e dell’autore, l'architetto Pierluigi Di Nola.  La struttura - che, da bando comunale, dovrebbe essere un albero di Natale, ma non lo é  -   fa parlare della città, finita anche nel programma pomeridiano “Detto fatto” su Rai2. Per l’amministrazione civica  “porterà a Lanciano tantissimi visitatori, curiosi di conoscere come questa città sappia coniugare tradizione e innovazione”. Montata ora, a dicembre, per le imminenti feste; ma sarebbe stato uguale se fosse stata montata il 22 maggio o il 6 agosto. È un manufatto buono per ogni stagione. E il messaggio resterebbe lo stesso: sensibilizzare sui cambiamenti climatici. Di natalizio ha però le luci.

L’opera si chiama  “GoOn”, un parallelepipedo alto circa 10 metri con base 8x8, retto da tralicci di alluminio,  con teli tubolari in polietilene bianco penzolanti, con 12 proiettori che illuminano l’interno, resa inamovibile per mezzo di 4 blocchi di calcestruzzo “nascosti” da pannelli che spiegano le ragioni di esistere della struttura. All’interno, fra i teli penzolanti,  di plastica, che alla luce del giorno danno l’idea di stare in un gazebo di ambulanti, si ascolta musica relativa ai ghiacciai che si sciolgono, riportando il tutto ai cambiamenti climatici e alla responsabilità che l’uomo ha verso scelte a tutela dell’ambiente. La struttura è stata progettata dall’architetto Di Nola e all’interno, viene spiegato, richiama anche il “concetto di mancanza e di vuoto che si genera”.

Dunque viavai di gente,  tutti a vedere la struttura, al centro di polemiche feroci già prima della definitiva realizzazione. Se ne parla tanto, anche per strada, e se ne scrive pure tanto sui social. Schieramenti opposti in campo, con schermaglie velenose. Quelli favorevoli che sciorinano “trattasi di arte e se non vi piace è perché siete ignoranti”  “versus” quelli che... “abbattiamola  subito”. 

Gli ultras contrari... Iniziamo da loro, fra le categorie più diverse. Gli sdegnati: “Quella roba in piazza è un’offesa” o “abominevole”; i perplessi impassibili: “L’arte è negli occhi di chi osserva e giudica. A me l’iceberg (come viene chiamato) non piace e non mi trasmette alcuna emozione”; i realisti: “Non si può fare affidamento sull’immaginazione… a volte sono meglio il tradizionale e la semplicità”; gli ironici: “Bello lo stendino”; gli amici dell’agricoltura: “Fate ridere i polli” o “Non piace neppure ai maiali”. Da ultimo il catastrofista: “Siamo passati dall’opera senziente al senzaniente”.

Dall’altra parte, in difesa, i fondamentalisti dell’arte, i difensori ad oltranza, quelli che apprezzano l’originalità dell’idea, ma anche i fan del progettista. Allora ecco giudizi come “un concept ammirevole! Bravo Pierluigi! Solidarietà a te che dovrai inevitabilmente subire l’orda barbarica del popolino”. Ecco i supporter: “Sei un genio!” oppure “Grande architè, sei il numero 1” e anche “Idea a dir poco geniale”. Ci sono anche gli inviti ad andare oltre il visibile: “Originale, attuale e dal significato profondo”. Non mancano i perplessi dei criticoni: “Non capisco la critica che attacca duramente l’idea, l’ideatore, il progetto, il progettista, poiché chi partecipa al concorso presentando un progetto non fa altro che attenersi a ciò che il bando stesso chiede”. C’è anche il filosofo di turno che dà lezioni: “Il tempo non esiste, l’abbiamo inventato noi, un’opera d’arte può durate un’eternità o pochi minuti, l’importante è che abbia suscitato qualcosa a chi ha avuto la fortuna di vederla”. Non manca il sensitivo: “L’arte è emozione. Non c’è luogo o tempo che non sia giusto per esprimerla”. Fino ai primi giorni del 2020, quando la struttura sarà rimossa e il polietilene riciclato,  ci sarà una sfida di opinioni e di offese ed ostentazioni  (“lei non sa chi sono io”).

L’arcivescovo Cipollone ha bollato pubblicamente il cubo bianco; ha notato la mancanza del simbolo laico... “Almeno un albero potevate metterlo però, anche piccolo…”. “Per l’albero che non c’è”, e che bambini e grandi  devono immaginare,  ce ne sarà uno visibile, che si potrà ammirare a breve. Ci hanno pensato i commercianti e l’associazione “Via Cappuccini”. Sarà inaugurato sabato 14 dicembre, davanti alla chiesa di san Pietro. Alto 7 metri. Sarà solo da vedere. Per il resto “The show must go on…” ... Anzi, “GoOn”...

Alessandro Di Matteo

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