Nel cortile della scuola primaria ‘Mariele Ventre’  del Circolo didattico ‘Amiternum’ a L’Aquila si è tenuta "Tutti a scuola", cerimonia nazionale di inaugurazione del nuovo anno scolastico. All'evento sono intervenuti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Lorenzo Fioramonti.

In platea e sul palco hanno animato la festa circa mille alunni di 350 istituti di tutta Italia e numerose personalità del mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport. 

Ecco il discorso del presidente della Repubblica.

"Care ragazze e cari ragazzi, insegnanti e personale della scuola, vi ringrazio per questa giornata. A tutti rivolgo il saluto più cordiale e un augurio sincero per il nuovo anno scolastico. Un saluto e un augurio particolare al nuovo ministro.

L’incontro di oggi è un richiamo ai valori della scuola, e al tempo stesso alla sua necessaria apertura all’intera società, alla comunità di cui ciascuno di noi è parte. Ringrazio i tanti giunti qui da istituti di diverse regioni italiane.

Un grazie molto sentito a Francesca Fialdini e Flavio Insinna che conducono con grande sensibilità questa manifestazione. Un saluto e un ringraziamento all’intera squadra Rai. Complimenti a quanti sul palco ci hanno offerto il loro talento e la loro creatività.

 Un ringraziamento particolare alla città de l’Aquila, alla scuola primaria “Mariele Ventre”, nome indimenticabile per bambini di tante generazioni. Una scuola che ci ospita. E ringrazio la sua direttrice.

Questa scuola è un simbolo. Non ha mai smesso di funzionare, anche nei giorni più drammatici seguiti al terremoto. E oggi rappresenta il desiderio e l’impegno di uscire da una provvisorietà durata troppo a lungo, e per completare quella ricostruzione che riguarda anche, naturalmente, le relazioni tra le persone, il senso di comunità, la vita sociale.

Le pubbliche istituzioni sono chiamate a sostenere i programmi di ricostruzione, offrendo a L’Aquila le opportunità che la sua gente e la sua storia meritano e, in egual modo, devono rispettare gli impegni verso le altre comunità colpite da sismi in anni più recenti.

Prima di raggiungere questa scuola, mi sono fermato davanti alla stele che ricorda gli studenti e gli insegnanti morti nella tragica notte del terremoto di dieci anni fa. Anche in loro ricordo sentiamo forte la responsabilità di assicurare una scuola di alto livello formativo.

Agli insegnanti, agli studenti, alle loro famiglie va garantita ovunque la massima cura per la sicurezza degli edifici, secondo gli standard esigenti che le tecnologie moderne consentono.

A scuola si cresce come persone. Approfondendo il sapere, scoprendo competenze e talenti, imparando a vivere con gli altri. Ancora troppi studenti lasciano precocemente la scuola senza completare il ciclo di studi. È questa una grave menomazione della vita sociale, che penalizza soprattutto il Mezzogiorno. Il tasso di abbandono scolastico è alto – anche rispetto agli standard europei – e va decisamente ridotto: è, questo, un impegno prioritario. Deve crescere, invece, il numero degli studenti che conseguono il titolo di scuola superiore, di qualificazione professionale, dei laureati.

Investire nella scuola è la scelta più produttiva sia per le istituzioni sia per le famiglie. Accresce il capitale sociale del Paese. Rinunciare alla formazione, o vivere la scuola senza impegno, è spesso l’anticamera dell’emarginazione, della povertà, talvolta dell’illegalità.

La mobilità sociale oggi si è arenata: la scuola può farla ripartire, arrecando giustizia e sviluppo.

La scuola per tutti è una grande conquista democratica, iscritta nella nostra Costituzione. La scuola è levatrice di libertà. Proprio il suo carattere universale e la visione unitaria dell’impegno educativo costituiscono gli anticorpi dell’omologazione e della prepotenza: per questo non possiamo rassegnarci a discriminazioni che derivano da diversità di ceti sociali o da svantaggiate condizioni economiche.

Abbiamo, inoltre, norme di avanguardia che tutelano e favoriscono l’inserimento dei ragazzi con disabilità: vanno pienamente e concretamente attuate. E’ compito delle istituzioni, in primo luogo, ma tutti siamo chiamati a contribuirvi.

La scuola italiana ha grandi meriti. E straordinarie qualità. Lo dimostrano i nostri giovani che si fanno apprezzare ovunque, in Italia e all’estero. Lo dimostrano i giovani talenti che partecipano, con successo, agli incontri internazionali. Certo, la nostra organizzazione scolastica ha limiti che dobbiamo esaminare e continuamente superare. Tuttavia, dobbiamo saper valorizzare, sempre meglio, le eccellenze che siamo stati capaci di costruire e fare in modo che generino nuove, positive esperienze.

Tanti meriti vanno riconosciuti agli insegnanti, ai maestri, ai professori, che mettono la loro passione e la loro preparazione a servizio dei giovani. Non sempre ricevono dalla società e dalle istituzioni il riconoscimento che è loro dovuto. Non poche volte hanno colmato con il loro senso di responsabilità e del dovere, lo spazio lasciato vuoto dalla carenza di risorse materiali o di strutture organizzative. Insieme a loro desidero ringraziare tutto il personale della scuola, che si prodiga per il bene dei ragazzi.

Nuove generazioni di insegnanti sono chiamate a entrare nella scuola. Questa sfida di rinnovamento è decisiva per tenere il passo con i tempi, con i linguaggi che cambiano, con i ragazzi che abitano il web e ci precedono nella società digitale. Tanti nuovi insegnanti erano brillanti studenti pochi anni fa. E’ necessario garantire questa trasmissione delle conoscenze, della cultura.

La scuola e la famiglia devono parlarsi, incontrarsi, collaborare tra loro. Una società aggressiva, attraversata dal risentimento, orientata a esaltare l’interesse individuale a discapito della comunità, rischia di accentuare le fratture tra insegnanti e genitori. A farne le spese sono soprattutto i ragazzi, quando i loro genitori, per prenderne in qualunque caso le parti, arrivano a screditare o, addirittura, a insolentire gli insegnanti. La nostra società ha bisogno di ascolto, di dialogo, di rispetto degli altri, di maggiore fiducia. E la fiducia comincia dalla scuola.

La scuola non è se stessa se non si dedica anche a scrutare il mondo di domani, se non costruisce, con il sapere, le fondamenta delle necessarie innovazioni che i tempi ci sollecitano.

Stamane avete parlato di ambiente, e avete, opportunamente, posto l’attenzione sulla salute del pianeta, sulla nostra responsabilità riguardo al clima, sul necessario equilibrio con la natura.

È bene che cresca la sensibilità sul tema dell’ambiente e della sua difesa. Mi giungono tante lettere e messaggi da ragazze e ragazzi. Non c’è tema più seguito fra di loro. L’ambiente violato e l’equilibrio da ripristinare è in cima alle preoccupazioni dei giovani.

I ragazzi di una scuola di Sarteano mi hanno scritto: “Salvare il nostro mondo equivale a salvare i nostri sogni”.

I ragazzi hanno diritto di sperare che i loro progetti migliori potranno realizzarsi. La scuola è il terreno dove coltivare questi progetti, e farli crescere.

Il pensiero corre a quel ragazzino di quattordici anni, che veniva dal Mali, che aveva attraversato il deserto ed è annegato in un naufragio nel Mediterraneo. Quando ne hanno ritrovato il corpo, si è scoperto che aveva cucito, nel vestito, la sua pagella. La proteggeva come la sua carta di identità, e la sua speranza.

La scuola è una speranza, sempre e ovunque. Rappresenta la finestra di opportunità per il futuro di ciascun giovane.

Compito della Repubblica è garantirla costantemente. Dobbiamo renderla più forte ed efficace.

Con questa intenzione, rivolgo gli auguri a voi e a chi ci sta seguendo da lontano: un anno scolastico sereno e proficuo.

Ragazzi, felice scuola a tutti".

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