"La Asl è pronta ad attrezzare il 'San Camillo de Lellis' di Atessa quale Covid hospital grazie alla grande generosità di imprenditori d'Abruzzo e ad altre donazioni private. Mi chiedo, però, dove sia finito il reparto di Rianimazione previsto fin dalla prima delibera della Asl. E domando dove sono gli stanziamenti pubblici per gli specialisti che dovranno occuparsi dei pazienti Covid...".
Così il sindaco Giulio Borrelli, in risposta alla nota della Asl Lanciano Vasto Chieti che annuncia il via agli interventi per la trasformazione dell'ospedale di Atessa in presidio per i pazienti affetti da Coronavirus. Grazie a 500mila euro donati da aziende delle province di Chieti e di Pescara, saranno creati - comunica la Asl - 60 posti letto di Medicina Covid. Entro una settimana i primi ricoveri. Grazie ad altri fondi in arrivo entro un paio di settimane, ci saranno altri 60 posti di Medicina Covid al primo e secondo piano e 20 posti Sub intensiva in un'altra ala del presidio".
"Ma - ribatte Borrelli - i progetti iniziali erano altri. Avrebbero dovuto esserci - secondo quanto detto dal direttore Asl Thomas Schael nel sopralluogo del 16 marzo - 120 posti così divisi così: una sessantina paucisintomatici, una sessantina tra Sub intensiva e Intensiva e 12 posti di Rianimazione. Adesso non c'è nessuna... intensiva con Rianimazione. Che Covid hospital è? Una struttura come quella adesso prevista può nascere anche in un albergo dismesso... ".
Intanto, in poche ore, sono state raccolte 3mila firme per la petizione, avviata da 44 sindaci della vallata del Sangro, nella quale si chiede, ad Asl e Regione, di indicare "quante e quali risorse intendono stanziare per adibire il presidio ospedaliero di Atessa a Covid hospital, inclusivo di Rianimazione".
"Atessa - viene ricordato - è un punto di riferimento fondamentale per oltre 30 comunità collinari e di montagna, in quanto primo e unico ospedale raggiungibile in tempi brevi. Nel 2018 è stato ricompreso nella riprogrammazione della rete ospedaliera regionale come presidio di area disagiata, con reparti di Medicina, Fisioriabilitazione, Lungodegenza e pronto soccorso. Il tasso di mortalità in alcuni comuni limitrofi è del 40% più alto rispetto alla media regionale, secondo i dati sciorinati, a Roma, dall'Agenzia sanitaria regionale. La riunione prevista a Roma il 4 marzo 2020, tra il tavolo di monitoraggio nazionale e la Regione Abruzzo, per definire la situazione della rete ospedaliera regionale è stata rimandata a data da destinarsi a causa dell’aggravarsi dell’emergenza Coronavirus. In data 12 marzo, con delibera 260, la Asl Lanciano - Chieti - Vasto ha indicato Atessa come Covid hospital per pazienti da lievi a critici prevedendo anche 6 letti di Rianimazione (di cui il San Camillo non dispone attualmente). Il 16 marzo Schael, ha compiuto insieme con ingegneri e tecnici, un sopralluogo presso il San Camillo e ha dato il via ai lavori di adeguamento della struttura ospedaliera per il ricovero dei malati Covid, da lievi a critici, arrivando a prevedere fino a 12 posti di Rianimazione".
"I reparti esistenti nel frattempo - viene fatto presente - sono stati smantellati, in 48 ore, e trasferiti presso l’ospedale di Ortona in quanto la Asl ha ritenuto che i pazienti Covid e no Covid non potessero convivere, seppur separatamente, nella stessa struttura. Il 16 marzo il direttore del dipartimento di Salute e Welfare della Regione Abruzzo, Giuseppe Bucciarelli, ha scritto alla Asl per segnalare che il presidio di Atessa può essere adibito alla cura dei soli pazienti "paucisintomatici", a meno di "ulteriori investimenti". Il 19 marzo l’assessore alla Sanità della Regione Abruzzo Nicoletta Verì ha dichiarato che l’ospedale di Atessa verrà adibito alla cura dei pazienti non gravi. Nello stesso giorno la Asl ha emesso un’altra delibera in cui l’ospedale di Atessa viene indicato, insieme con quello di Ortona, quale Covid hospital senza, però, specificare quali investimenti in apparecchiature e personale prevede di effettuare".
"La confusione e l’incertezza legate alla destinazione dell’ospedale di Atessa, oltre al trasferimento improvviso e immediato dei reparti esistenti, - viene sottolineato - ha sconvolto la cittadinanza dell'intero comprensorio che già si trova ad attraversare un momento di grave turbamento e crisi economico-sociale". Di qui la richiesta di delucidazioni, su piani e investimenti. E al ministro della Salute, Roberto Speranza, la richiesta "di programmare un incontro nazionale, una volta terminata l'emergenza, con le Regioni e i Comuni, per rivedere la "Legge Lorenzin", che ha permesso di falcidiare le realtà periferiche. Mai, come in questo momento, si dimostrano utili anche i piccoli ospedali, se gestiti con professionalità e senso di responsabilità. La lezione di questi giorni drammatici deve valere per il presente e per il futuro".
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