“Sono tanti, davvero tantissimi, quelli che si stanno impegnando, allo stremo, per non lasciar andare alla deriva nessuno: né i malati, né i poveri, né i bambini, né i giovani, né gli anziani, né gli studenti, né i lavoratori, né i carcerati, né i credenti di ogni ordine e grado, né la Chiesa, né il Paese intero".
"A tutti va il mio grazie e la mia gratitudine, sincera e convinta. Penso, quindi, ai medici e agli infermieri, ai ricercatori e ai volontari, ai governanti, ai sindaci e agli uomini e alle donne delle istituzioni in genere, agli operatori Caritas e a chiunque altro opera nel campo della solidarietà, ai genitori e ai nonni, ai giovani, agli insegnanti e ai tanti che operano nel mondo del lavoro, alle varie forze dell’ordine e ai sacerdoti…”. È un invito alla speranza. Un invito a dilatare il cuore oltre la sofferenza ed il sacrificio. Parole vergate di gratitudine. La lettera dell’arcivescovo di Lanciano-Ortona, Emidio Cipollone, è stata scritta con gli occhi umidi, con passione.
La pandemia del Covid 19 ha stravolto piani pastorali, vite, progetti, case e programmi ricorda l’arcivescovo: “Quasi con le lacrime agli occhi, vedo gli innumerevoli impegni che erano previsti per questo tempo forte della Quaresima e che, invece, si son dovuti tutti annullare… la nostra vita è stata travolta in un attimo: non solo la nostra vita di credenti ma, anche, le nostre abitudini, i piccoli-grandi rituali di ogni giorno… tutto spazzato via, sino a data da destinarsi! Sino alla data, cioè, in cui potremo tornare ad essere noi stessi: perché, adesso, così bloccati in casa, e parlo dei più fortunati, facciamo fatica a riconoscerci…”.
La disposizione di non permettere la partecipazione dei fedeli all’Eucarestia è stata anche per Cipollone una decisione accolta con “grandissima sofferenza, come tutti i vescovi d’Italia e come ognuno di voi… indicazioni che ci sono arrivate dalla Conferenza Episcopale Italiana, la quale, a sua volta, ha recepito le disposizioni di emergenza emanate dal Governo e, perciò, in questi giorni, io sono in casa come moltissimi di voi”.
Siamo “inesperti e impacciati di fronte a questa lezione della vita che dobbiamo imparare per forza… e come ha detto, padre Giovanni Salonia, insegnante, psicologo e psicoterapeuta, questo ‘è un tempo strano, dominato dalla paura per un nemico invisibile. Ma il coronavirus può diventare una lectio magistralis (lezione di particolare rilevanza) di antropologia se riusciamo a cogliervi l’appello a un vivere, e a un vivere insieme, intessuto nelle trame della vita e della morte, dell’amore di sé e dell’amore per l’altro. Cogliamo la sfida di questo momento’”.
"La tentazione di lasciarsi sconfiggere dagli eventi è forte, tuttavia - secondo Cipollone -, è necessario non “cadere nella tentazione del pessimismo, dello sconforto, della disperazione ma, piuttosto, tenere insieme prudenza e discernimento, aiuto spirituale e sostegno scientifico, responsabilità individuale e responsabilità comunitaria, fortezza contro la paura e speranza nel futuro… questo è il momento, carissimi, di dare e fare del nostro meglio, il bene possibile, come dice Papa Francesco, ricordando che, nel passato, non ci siamo mai tirati indietro quando si è trattato di misurarsi con le difficoltà e che, nella nostra lunga storia, abbiamo dato ampia prova di resistenza e di rinascita”.
La responsabilità può essere il punto di svolta: “non è possibile pensare di farcela da soli: la Chiesa italiana ci ricorda che non serve ‘soffiare sulla paura’, ‘attardarci sui distinguo’ o ‘puntare i riflettori sulle limitazioni e sui divieti del decreto’ anti-coronavirus del Governo… Più che guardare a quanto può non essere gradito, dobbiamo, responsabilmente, ricordarci che l’emergenza si affronta nella collaborazione e nella solidarietà, facendo ciascuno la propria parte”. Per tutti significa “cambiare le nostre abitudini e i nostri stili di vita per un periodo, facendo dei sacrifici e accettando inevitabili misure restrittive, sono certo che tutti noi crediamo che tutto ciò sia per il bene di tutti e per il futuro di ciascuno!”
Monsignor Cipollone ricorda poi ai fedeli (e diversamente credenti - ndr) che in questo tempo di precarietà, di assenza di Eucarestia si possono sfruttare le chance della modernità: “Vi invito ad approfittare delle varie televisioni – TV2000, TelePadrePio, TelePace… - che si stanno attrezzando per accompagnarci nella nostra preghiera; vi invito, anche, per chi ne ha la possibilità, ad utilizzare l’infinito mondo del web, comprese le dirette facebook delle celebrazioni che alcune delle nostre parrocchie hanno cominciato a realizzare (approfitto di questo passaggio per ringraziare i sacerdoti che, in questo modo o in altri modi, a seconda della loro fantasia pastorale, stanno facendo del loro meglio per non farvi mancare il loro sostegno e la loro guida) e l’utilizzo dei vari sussidi che la Conferenza Episcopale Italiana sta, man mano, preparando e pubblicando (reperibili su internet)”.
Infine, lo stesso arcivescovo rimette tutti nella preghera: “La mia preghiera e il mio ricordo, inoltre, vanno a tutte le persone che si sentono smarrite e a quelle che sperimentano una grande sofferenza, non potendo partecipare alla celebrazione quotidiana o domenicale dell’Eucaristia né fare la comunione: vi invito alla preghiera personale, di coppia e familiare; a far diventare ogni vostra casa una Chiesa domestica; a fare, frequentemente, la comunione spirituale e a leggere, approfondire e meditare più abbondantemente la Parola di Dio. Il Signore, con la magnanimità che lo contraddistingue, vi ripagherà con tantissimi frutti spirituali!”
Alessandro Di Matteo
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