Un sogno cullato per decenni: quello di assicurare una protezione alle persone disabili quando i loro famigliari non ci saranno più ad accudirli.
Parte da questo presupposto, ma offre molto di più, il nuovo Centro polifunzionale per disabili che ha aperto i battenti nei giorni scorsi a Santa Maria Imbaro (Ch), sui terreni dell’ex manicomio. Siamo in un’area della Provincia di Chieti dove è collocato anche l’ex Mario Negri Sud e che doveva appunto avere la vocazione alla ricerca e servizi sanitari.
Il centro polifunzionale partorisce dall’inarrestabile attivismo del dottor Carlo Martelli da un trentennio presidente dell’Anffas di Lanciano (Ch). Il centro l’ha pensato, fatto progettare e da alcuni giorni è realtà grazie al contributo della Provincia e del territorio. Oltre a un vasto complesso edilizio con laboratori e locali di assistenza, a servizio dei più deboli ci sono anche tre case famiglia e stalle per particolari attività di recupero. E’ un avanzato unicum che integra servizi socio sanitari a quelli psicoeducativi.
"E’ un momento emozionate per questa straordinaria opera, fondamentale per rispondere ai problemi della disabilità e fragilità - dice il presidente della Provincia, Mario Pupillo-. La Provincia ha voluto far crescere dal 2003 questo progetto, su idea del dottor Carlo Martelli, e dopo 17 anni, anche con travaglio burocratici, ce l’abbiamo fatta. Ora si parte e abbiamo consegnato le chiavi. La struttura è bellissima e conta molto per la collettività. Per realizzarla vi hanno lavorato 4 presidenti della Provincia: Tommaso Coletti, Enrico Di Giuseppantonio, Mauro Febbo ed io. Ora abbiamo consegnato al territorio un centro di eccellenza per tutti coloro che hanno sofferenza e problemi. Questo è uno spazio di aggregazione, riabilitazione e lavoro in ambito residenziale di assoluto prestigio regionale. Abbiamo investito oltre 2 milioni di euro, soldi ben spesi per allievare le sofferenza di chi ha bisogno di questo moderno centro".
Per il medico Carlo Martelli: “Il concetto 'con noi e dopo di noi' significa che fin quando la famiglia è efficace e riesce a supportare i bisogni del proprio figlio le necessità di un certo tipo, va bene. Poi quando gradualmente la famiglia non è più in grado di soddisfare il necessario si affida a una struttura e può usare ambienti e necessità che portano le persone a mantenere quelle autonomie che nel tempo aveva acquisito. La struttura deve diventare un punto di riferimento, anche scientifico, per tutta l’area frentana. Qui si può fare tutto quello che serve. Ma abbiamo anche necessità di persone qualificate e retribuite. Oggi il sociale si fa con cifre che sono impossibili e se non raccogliessimo i fondi 5 mille e contributi di famiglie ed imprese del territorio i servizi non si farebbero. Avere una struttura quando non si hanno grandi spese è già importante. Ed è ancora meglio se si può produrre ulteriori risorse per creare servizi attraverso una gestione integrante del territorio”. Per far questo si pensa a una Fondazione.
Walter Berghella
@RIPRODUZIONE RISERVATA
Foto Andrea Franco Colacioppo