Abruzzo. 'Meno residenti, meno occupazione, aree interne spopolate e 'cervelli' in fuga'

L'ultimo rapporto Svimez sull'economia e la società del Mezzogiorno dice che l'Abruzzo si allontana dalle regioni del centro e del nord Italia. Ad analizzare cifre e statistiche è la Cgil Abruzzo Molise.

L'Abruzzo è stata la regione meridionale a far registrare il più alto tasso di crescita con un +1,7%: dato importante se si considera che la crescita negli anni 2016 e 2017 è stata molto modesta, rispettivamente dello 0,1% e dello 0,3%. 

Il valore numerico, se analizzato in maniera settoriale, vede una forte crescita nel settore delle costruzioni (+12,7%), un lieve incremento di quello dei servizi (+1,7%), una sostanziale stabilità nell'agricoltura (-0,3%) ed un arretramento dell'industria (-1,2%). Da questa lettura  emerge più di qualche preoccupazione, considerando che la crescita dipende quasi esclusivamente dal settore edile, che sta vivendo una stagione positiva però fortemente legata alla ricostruzione post terremoto e dunque all'utilizzo di risorse straordinarie.

"Dall'altro lato, invece, - dice la Cgil - assistiamo ad una sofferenza del settore industriale che costituisce la nervatura del sistema produttivo regionale. I livelli occupazionali, dal 2008 a fine 2018, hanno registrato una flessione del 2,4% rispetto ad un incremento del 2,3 % delle regioni del centro Nord. Nei primi due trimestri del 2019 non è andata meglio. Lavoro povero, part time involontario, disoccupazione giovanile denotano una scarsa qualità del lavoro".

Continua, poi, il processo di spopolamento dei piccoli centri, in particolare dei comuni delle aree interne. Dato davvero allarmante è la perdita dei giovani laureati: l'Abruzzo è al primo posto tra le regioni interessate da questo fenomeno di emigrazione, con una percentuale del 35%. Fortunatamente sono tanti i giovani che hanno un più elevato grado di istruzione e di professionalità, che invece di emigrare, decidono di restare, scegliendo il pendolarismo. Oltre il 40% dei pendolari ha meno di 35 anni mentre quasi il 70% ne ha meno di 45.

"Nel rapporto - sottolinea la Cgil - emerge il forte disagio delle famiglie che hanno una componente con problemi di salute. I dati sulla mobilità passiva sanitaria ci dicono che continua il flusso verso il centro Nord; anzi, i dati dimostrano che la percentuale dei cittadini che va a curarsi fuori regione tende ad aumentare. Anche la quantità e la qualità dei servizi sociali risulta decisamente inferiore a quella del centro nord, così come si evidenzia che la maggior parte degli edifici scolastici richiede una manutenzione urgente".

"La riduzione della popolazione, lo svuotamento delle aree interne, l'emigrazione dei giovani - sottolinea il segretario generale del sindacato, Carmine Ranieri - porteranno l'Abruzzo ad una situazione di forte arretramento economico. L'unica forma di contrasto alla diminuzione della popolazione attiva può arrivare da politiche finalizzate ad accrescere l'occupazione. Per fare ciò è necessario che la Regione si attivi da subito per rendere più efficace la politica dei servizi all'impiego, oggi decisamente scarsa. Per creare nuovo lavoro, inoltre, è necessario riattivare gli investimenti pubblici. La Regione dovrebbe adoperarsi per il rilancio delle infrastrutture e per una maggiore attenzione alle aree interne, nell'ambito di una strategia nazionale di investimenti per il Sud". 

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