Tra le passioni di Leonardo da Vinci, nato tra i vigneti toscani, c'era anche quella per il vino, tanto che il genio del Rinascimento dedicò parte dei suoi minuziosi studi anche alla sua produzione, lasciandoci futuristiche indicazioni. "Il vino, il divino licore dell'uva...", scriveva Leonardo cinque secoli fa, conferendo all'uva un ruolo quasi spirituale e rivelando l'importanza che attribuiva al vino. A svelare questo volto meno noto del più grande scienziato italiano è la Leonardo da Vinci Spa, custode del lascito del genio e della sua applicazione grazie alle moderne tecnologie per produrre grandi vini, nelle celebrazioni per i 500 anni dalla morte promosse in tutta Italia, e in particolare nelle città dove l'eredità di Leonardo è più forte, da Milano a Firenze, e in tutto il mondo. E a Vinci (Firenze), ovviamente, nella cui campagna Leonardo ebbe i natali nel podere di famiglia ad Anchiano circondato di vigneti. Il risultato sono ora cinque linee di etichette prodotte secondo le sue intuizioni.
Leonardo era nato in una famiglia originaria del piccolo borgo di Vinci, nella meravigliosa campagna toscana, dove il padre Piero aveva possedimenti e vigne e lui intrecciava rapporti quotidiani con il mondo agricolo e vitivinicolo. Amava il vino perché frutto della natura, prodotto della terra, simbolo di perfetto connubio tra funzionalità e bellezza, che celebra in molti dei suoi scritti e disegni. Questo profondo legame con la natura lo accompagna nei tanti viaggi, a partire da quello che lo porta a Milano dove realizza il sogno di coltivare una vigna, grazie alla donazione di Ludovico il Moro. Il rapporto autentico con il vino emerge anche dal suo soggiorno in Romagna, alla corte di Cesare Borgia: lo testimoniano i tanti schizzi prodotti, primo fra tutti il celebre disegno di un grappolo d'uva appeso, seguito a ruota dalla raffigurazione della prima barrique, sua intuizione per la vinificazione.
Le sue scoperte avevano un risvolto pratico ed effettivo. Non è quindi così difficile immaginare il fatto che oltre ad amare il vino, lo producesse: un autentico wine maker. Ne è la prova una lettera inviata nel 1515 al fattore del suo podere di Fiesole, dove Leonardo dà precise indicazioni tecniche per ottenere un vino privo di difetti, semplicemente buono. Questo scritto altro non è che un trattato di viticoltura, tanto che, per dirlo con le sue parole: "Conciosiacosache si voi et altri faciesti senno di tali ragioni, berremmo vino excellente". Nella scoperta di questa inedita sfaccettatura di Leonardo, "vi è una delle sue qualità principali, l'essere senza tempo, universale e contemporaneo. Le sue pioneristiche intuizioni di ieri, possono oggi vivere grazie alla moderna tecnologia".