Da Parigi a New York, in Svezia come in Germania, si spende sempre di più per bere vino italiano. Filiera che... degusta la ripresa con dati confortanti, forniti dall'Iri per Vinitaly, sulle vendite nei supermercati nei primi due mesi dell'anno. I vini a denominazione d'origine aumentano del 5,3% la loro presenza nel carrello della spesa mentre il totale del vino confezionato cresce dell'1,7%, a volume. Tra i vini più venduti nella grande distribuzione (Gdo) ai primi posti della classifica nazionale Lambrusco e Chianti, con buone performance di Montepulciano d'Abruzzo, Muller Thurgau, Gutturnio e Primitivo. Inoltre i wine lover nazionali sembrano apprezzare molto il Lugana, bianco Doc in aumento a volume del 22,1% nel 2018 e a valore del 24,2%. Secondo lo studio Iri crescono anche in modo rilevante Passerina e Ribolla ed entrano tra i top 15 Grignolino, Cerasuolo, Refosco e Aglianico.
A scaldare poi i motori anche la firma del ministro delle Politiche agricole del decreto sulle Linee guida per l'esercizio dell'attività enoturistica che, sottolinea Gian Marco Centinaio, "apre una nuova stagione con grandi opportunità e occasioni di crescita". Intanto sui mercati internazionali superano i 6,2 miliardi di euro, secondo le elaborazioni dell'Osservatorio Qualivita Wine su dati Istat, le esportazioni di vino italiano nel 2018, con una crescita in valore del +3,3% rispetto al 2017, a fronte di un calo del -8,1% in quantità, a riprova che meno volumi raggiungono i mercati esteri ma il mercato riconosce prezzi più alti ai calici italiani. Secondo l'analisi Qualivita Wine le esportazioni di vini made in Italy in termini di valore hanno segno positivo in tutti i principali mercati di destinazione: dal +4% di Usa e Germania, fino al +10,1% della Francia e il +7,5% della Svezia. Nella "Top ten" si riscontra una lieve flessione solo per Giappone (-0,6%) e Danimarca (-5,9%). Anche Cina e Russia mostrano un freno per l'export vinicolo made in Italy (-2,4%), mentre trend importanti, sottolinea l'analisi Qualivita Wine, si riscontrano in Polonia (+23,3%), Australia (+18,5%), Corea del Sud (+14,6%). Questa la geografia: il 61% dell'export vinicolo italiano in valore è destinato in Europa (+3,2%), il 31% in America (+3,3%), il 7% in Asia (+2,4%).
"Una buona notizia, che indica - osserva Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc - un aumento nella remunerazione del vino made in Italy che interessa tutta la filiera, a partire dai viticoltori che sono il primo baluardo del sistema dei vini a denominazione. Un trend che si registra già da alcuni anni, e che i dati del 2018 confermano in maniera importante, dovuto all'impegno e alla valorizzazione portata avanti dall'azione delle imprese e dei Consorzi di tutela". "E' importante - commenta Ambrogio Manzi, direttore dell'Enoteca Regionale dell'Emilia Romagna - l'affermarsi del valore riconosciuto alle nostre produzioni in tutto il mondo che significa una maggiore remunerazione per le filiere".
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