In montagna nevica sempre meno: i dati del dossier di Legambiente

Sulle montagne (anche quelle abruzzesi) nevica sempre meno e fa sempre più caldo. E' quanto emerge dal dossier Nevediversa 2024 di Legambiente, per cui bisogna pensare a un turismo attivo e sostenibile su misura per l’Appennino. In questo percorso resta centrale il ruolo dei Parchi "che devono necessariamente incidere maggiormente sui territori e puntare su una reale sostenibilità dei progetti, non come su quello del collegamento Ovindoli-Campo Felice", scrive in una nota l'associazione ambientalista.

“I numeri in aumento degli impianti dismessi, aperti a singhiozzo, smantellati – dichiara Silvia Tauro, presidente di Legambiente Abruzzo – rappresentano l’ennesimo campanello d’allarme di un turismo montano invernale sempre più in crisi a causa della crisi climatica e che deve avere il coraggio di andare oltre la neve sempre più rara e cara. Per questo è fondamentale che si avvii un cambio di rotta e una conversione verso un modello di turismo montano invernale più sostenibile in grado di andare oltre la monocultura dello sci in pista, tutelando al tempo stesso le comunità locali e chi usufruisce a livello turistico della montagna. Con temperature invernali sempre più alte non ha più alcun senso la neve artificiale: esemplare il caso di Campo Felice raccontato anche dalla CNN. La crisi climatica ci dice che l’unica strada per consentire lo sviluppo sostenibile è la tutela ambientale: solo le azioni di adattamento al cambiamento climatico concertate tra tutti i portatori d’interesse possono garantirci un futuro. Progetti come il collegamento Ovindoli - Campo Felice oggi sono solo un accanimento terapeutico su comprensori che hanno bisogno di una integrale riprogettazione. In questo dovrebbe essere fondamentale anche il ruolo d’indirizzo del Parco Regionale Sirente Velino, che dovrebbe farsi protagonista e arbitro di una giusta ricoversione, proprio come tutte le aree protette del nostro territorio”.

I dati di Nevediversa 2024 parlano chiaro: 177 gli impianti temporaneamente chiusi nella Penisola (+39 unità rispetto al report precedente), di cui 92 sull’arco alpino e 85 sull’Appennino. Salgono a 93 gli impianti aperti a singhiozzo (+9 rispetto al report precedente), il grosso, ben 55, si concentra sugli Appennini. Altro dato in crescita è quello delle strutture dismesse che raggiungono quota 260 (erano 249 nel report precedente) di cui 176 sulle Alpi e 84 sulla dorsale appenninica; e quello degli impianti sottoposti al cosiddetto “accanimento terapeutico”, 241 quelli censiti da Legambiente (+33 unità) che sopravvivono solo con forti iniezioni di denaro pubblico. Il grosso, ben 123, sugli Appennini.

A tutto ciò va aggiunta la crescita dei bacini idrici per l’innevamento artificiale: 158 quelli censiti (+16 rispetto al report 2023) di cui la gran parte in questo caso, ben 141, sulle Alpi, restante, 17, sulla dorsale appenninica, di cui ben 9 in Abruzzo. Sul fronte finanziamenti, per aiutare il settore sono ben 148 i milioni di euro destinati lo scorso anno dal Ministero del Turismo per l’ammodernamento degli impianti di risalita e di innevamento artificiale a fronte dei soli quattro milioni destinati alla promozione dell’ecoturismo.

“Da parte nostra – commenta Donatella Pavone, direttrice di Legambiente Abruzzo – non c’è alcuna contestazione nei confronti degli operatori del settore, ma più un’obiezione contro la resistenza al cambiamento. Un inverno senza neve per questo mondo rischia di diventare un inverno senza economia. Come per altre industrie del secolo scorso occorre avviare un processo di transizione trasformando e diversificando, puntando ad un turismo sostenibile e attivo che rappresenta il futuro della montagna. Il dialogo e il confronto con gli operatori del settore è fondamentale per contribuire a questo nuovo orizzonte di cui ha bisogno la montagna. Per questo nel report di quest’anno di Nevediversa abbiamo raccolto anche le testimonianze dei rappresentati del mondo del sindacato, dell’economia e del settore impianti”.

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