Giro d'Italia. Parla... portoghese la tappa San Salvo-Roccaraso
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E' stata una tappa senza brividi, fatta eccezione per quelli legati alle condizioni climatiche più invernali che autunnali, con pioggia, vento e freddo.

Il tappone appenninico d'Abruzzo, partito da San Salvo e concluso sul piano dell'Aremogna, sopra Roccaraso, a 1.700 metri di quota, non ha scombussolato la classifica, ma apportato qualche piccolo ritocco. L'unica notizia veramente nuova, che sbuca fra le nuvole dell'Aquilano, riguarda il Portogallo, nazione dedita al calcio e alle scoperte terracquee, più che al ciclismo. Sui pedali - secondo la storia - i lusitani hanno vinto (il Mondiale a Firenze) solo con Alberto Rui Costa, ma da oggi al Giro d'Italia c'è un altro Portogallo che vince e gioisce: ha i volti del 22enne Joao Almeida, da sette giorni in maglia rosa, ma soprattutto quello del vincitore di tappa (la 9/a) Ruben Guerreiro.

Quest'ultimo è riuscito a battere, scattandogli in faccia a pochi metri dal traguardo, nientemeno che lo spagnolo Jonathan Castroviejo, uno specialista delle tappe in salita, ma soprattutto un corridore esperto, più abituato a certe scorribande in quota. Il Portogallo vince e l'Italia che pedala invece nicchia, con Vincenzo Nibali solo 16/o al traguardo. Il messinese è stato abile a guadagnare una manciata di minuti sulla maglia rosa, è sempre quinto nella generale, ma oggi è stato scavalcato da Domenico Pozzovivo, ora quarto. Lo 'Squalo', che non è riuscito a piazzare lo spunto vincente dopo avere fatto lavorare a lungo la propria squadra, ha perso tuttavia diversi secondi da Wilco Kelderman (14") e da Jakob Fuglsang (14"), ma anche dal polacco Rafal Majka (11").

Non è andata malissimo al capitano della Trek, ma poteva andare meglio. Le prossime tappe diranno se Nibali è ancora in grado di puntare al successo finale di una grande corsa a tappe, peraltro resa meno problematica per quanto riguarda la lotta alla vittoria finale dai ritiri dei vari Thomas, Lopez e Simon Yates, oppure se avrà perso l'ennesima occasione di una carriera comunque da incorniciare. Il Nibali che partiva a tutta, che inventava, che prendeva l'iniziativa dando sfogo alla propria fantasia anche quando la tappa non presentava difficoltà insormontabili, forse, non esiste più - sebbene nessuno riesca ad ammetterlo - però questo Giro può sempre vincerlo.

Il vecchio 'Squalo' entrerebbe così nella storia, divenendo il corridore in rosa più 'anziano', sulla soglia com'è ormai dei 36 anni (li compirà il mese prossimo). Domani il 103/o Giro d'Italia osserverà il primo dei due giorni di riposo previsti: spazio ai test per il Covid, all'attesa, alla speranza e agli scongiuri per tutti. Martedì, quando la corsa rosa ai tempi del coronavirus ripartirà da Lanciano (Chieti) in direzione Tortoreto (Teramo), si farà la conta di chi ancora c'è e di chi, invece, potrebbe essere costretto a tornare a casa perché positivo ai test per il Covid-19. Il virus non fa sconti, più di un percorso in salita al 20%, e alla fine potrebbe risultare più decisivo di una fuga. Non resta che aspettare. 

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