"Durante i lavori, quando dopo deviato il fiume, si stava scavando nell’alveo per la base della diga, inaspettatamente quello che doveva essere l’appoggio della spalla destra della diga franò a valle con una massa enorme; per fortuna l’evento si verificò di notte, così si evitarono numerose possibili vittime. La spalla sinistra della diga poggia sul monte Tutoglio, di altra natura rispetto alla sponda destra, ma che ha avuto bisogno di iniezioni di cemento, per consolidarlo, per diverse migliaia di tonnellate. Le sponde del lago sono tutte franose; in particolare la sponda sinistra, sotto Montebello sul Sangro. E quella zona rassomiglia tanto al Monte Toc del Vajont, che produsse quell’immane disastro nel 1963. Oggi si parla di consentire, ad una società, di estrarre gas dal sottosuolo proprio nelle vicinanze della diga, se non addirittura sotto il lago. Penso che sia un progetto a dir poco azzardato, assolutamente da evitare, considerando l’assoluta instabilità dei terreni". Era il 2010 quando Nicola Berghella scrisse alla Regione Abruzzo, chiedendo di bloccare il progetto dell'estrazione di gas da sotto il lago di bomba perché davvero pericoloso. Nicola Berghella, classe 1924, originario di San Vito Chietino e trapiantato a Roma, ad 86 anni si preoccupò di lanciare l'allarme. Lui era stato dirigente Acea e dagli anni Cinquanta aveva seguito, passo passo, la costruzione della diga di Bomba, dagli espropri alla nascita dell'invaso. Nel 2015, pochi mesi prima della sua morte, a 91 anni, Abruzzolive.tv ha raccolto la sua preziosa testimonianza relativa ai lavori della diga e il suo monito, ossia "Non toccate la diga e i luoghi sui quali sorge perché potrebbe essere un disatro".

Di seguito il testo integrale della raccomandata, con ricevuta di ritorno, inviata da Berghella alla Regione il 6 maggio 2010.


Spett.le
Regione Abruzzo
Direzione Affari della Presidenza 
Politiche Legislative e Comunitarie, Programmazione, Parchi, Territorio, 
Valorizzazione del paesaggio, Valutazioni Ambientali 
UFFICIO Valutazione Impatto Ambientale
Via Leonardo da Vinci (Palazzo Silone)
67100 L’Aquila (AQ)

e p.c. 
Ministero dello Sviluppo Economico 
Dipartimento per l’energia 
Direzione Generale Per le Risorse Minerarie ed Energetiche 
Divisione VI – Sviluppo delle attività di ricerca, coltivazione di idrocarburi e risorse geotermiche 
Via Molise, 2 
00187 Roma

OGGETTO: - Estrazione gas dal sottosuolo nei dintorni del lago di Bomba

Premetto che sono un pensionato dell’ACEA di Roma, Nicola Berghella, abruzzese di nascita, residente a Roma. Ho seguito sin dai primi sondaggi tutte le fasi della costruzione della diga in terra battuta sul fiume Sangro, fino al termine e anche negli anni successivi. Sono specializzato in topografia, quindi mi sono occupato dei problemi topografici della diga e del bacino, oltre che degli stati di consistenza dei terreni espropriati insieme ai funzionari del Genio Civile di Chieti, dell’apposizione dei termini di confine delle zone di rispetto lungo le sponde del lago, e la redazione dei relativi tipi di frazionamento catastali. Alla fine mi sono occupato anche del rimboschimento delle sponde del lago con piante di pioppo, fornite dall’allora Ente per la cellulosa e la carta; operazione che, per la verità, fu un fallimento per il mancato attecchimento.
Quanto premesso per dichiarare la mia perfetta e completa conoscenza di ogni angolo del bacino, della diga e di tutte le fasi della costruzione di essa.
Intanto all’epoca, secondo il progetto, quella diga era considerata la più grande d’Europa in terra battuta, ma di veri esperti non ne erano reperibili per la direzione lavori; appaltati all’impresa Costanzi. Venne assunto un ingegnere che aveva costruito una dighetta in terra, di poco conto, nel meridione d’Italia. Quindi si era un po’ tutti improvvisatori, come fu proprio dichiarato una volta in una riunione di tecnici.
Durante i lavori, quando dopo deviato il fiume, si stava scavando nell’alveo per la base della diga, inaspettatamente quello che doveva essere l’appoggio della spalla destra della diga franò a valle con una massa enorme; per fortuna l’evento si verificò di notte, così si evitarono numerose possibili vittime. Forse solo allora ci si rese conto che la morfologia stessa del luogo indicava che quella era già il deposito di una antica frana. La spalla sinistra della diga poggia sul monte Tutoglio, di altra natura rispetto alla sponda destra, ma che ha avuto bisogno di iniezioni di cemento, per consolidarlo, per diverse migliaia di tonnellate, effettuate dall’impresa Rodio, fino a veder riuscire il cemento nelle vicinanze di Villa S.Maria. Le sponde del lago sono tutte franose; in particolare la sponda sinistra, sotto Montebello sul Sangro. E quella zona rassomiglia tanto al Monte Toc del Vajont, che produsse quell’immane disastro nel 1963.
Oggi si parla di consentire, ad una società americana, di estrarre gas dal sottosuolo proprio nelle vicinanze della diga, se non addirittura sotto il lago. Penso che sia un progetto a dir poco azzardato, assolutamente da evitare, considerando l’assoluta instabilità dei terreni di tutta la zona. E’ vero che è trascorso mezzo secolo dalla costruzione della diga e non è successo niente fino a oggi, ma l’instabilità resta evidente, i pericoli sono potenziali e latenti, e bisogna tenere conto soprattutto del fenomeno della subsidenza che è inevitabile, con le sue imprevedibili conseguenze. Ed in caso di possibili crepe alla diga o di franamenti delle sponde del lago e conseguente tracimazione, c’è soltanto disastro inimmaginabile per tutta la valle del Sangro e per tutte le abitazioni e gli insediamenti industriali.
Questa è la prospettiva, non lontano dalla realtà e per niente fantasiosa, con tutti gli scongiuri del caso. Occorre pertanto evitare di andare a stuzzicare una zona in equilibrio instabile. A prescindere dalla possibilità, anzi la quasi sicurezza, di disastri di altro genere, quali gli incendi e le contaminazioni che proprio in questi giorni si stanno verificando nel mondo, a causa delle estrazioni dal sottosuolo.
Con ossequi.
Roma 6 Maggio 2010 

NICOLA BERGHELLA
 nicola.berghella@alice.it


12 ottobre 2017
A cura di Serena Giannico
 


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