Sorgenti del Pescara: ok del comitato Via a cava da 2,5 milioni di metri cubi. 'Attacco all'acqua'

"La Regione Abruzzo tra l'acqua potabile e una mega cava sceglie la cava". Così per il Forum H2O è in corso un altro "Attacco all'acqua".  "Il Comitato Via, denuncia l'associazione presieduta da Augusto De Sanctis, ha espresso "parere favorevole alla cava da 2,5 milioni metri cubi da realizzare a monte delle sorgenti del Pescara a Popoli (Pe), in piena Zona di protezione per la ricarica della falda. Gravissime e palesi incongruenze negli studi ma copre la decisione con una foglia di fico: fare il piano di emergenza e depositare ulteriori approfondimenti. Dopo Bussi e il Gran Sasso - viene aggiunto -  non si apprende dagli errori, alla faccia dei cambiamenti climatici e del rischio siccità". 

"La cava - dice il Forum - è proposta dalla ditta Fassa Bortolo a poche centinaia di metri a monte delle più grandi sorgenti del Centro Italia, quelle del Pescara, da cui emergono ogni secondo ben 7.000 litri di acqua purissima. E' una Riserva naturale regionale e Sito di interesse comunitario".
 
"Nonostante critiche precise e puntuali, con studi dei geologi del Governo degli Stati Uniti, sui rischi delle cave per le acque in contesti carbonatici, e di eminenti ricercatori, che hanno sottolineato la strategicità di questa riserva idrica, a quelli che erano a nostro avviso documenti assai carenti e anche fuorvianti, con limiti ammessi dagli stessi redattori degli elaborati e clamorosi dietrofront sulle caratteristiche dell'acquifero", c'è l'ok al progetto. Il comitato Via "ammette che la cava è in piena zona di protezione per la ricarica delle falde idropotabili, dove la proposta di regolamentazione della stessa regione prevede il divieto di autorizzazione di cave in connessione con la falda, ma si approva lo stesso, rimandando ad ulteriori studi. Incredibilmente non si tiene conto che queste ricerche già esistono, fatte su sondaggi concreti, che confermano l'alta permeabilità dell'area. Ci si chiede, quindi, su quali documenti abbiano fondato la scelta. Inoltre, basta leggere le prescrizioni per capire la debolezza concettuale della decisione. Visto che ci possono essere sversamenti di idrocarburi, si richiede la pianificazione di emergenza, ammettendo così i rischi per il più grande patrimonio idrico del Centro Italia, una vera e propria riserva strategica nell'epoca dei cambiamenti climatici. In una situazione in cui il 50% degli acquiferi della regione è già "perso" in quanto inquinato, questa regione è refrattaria a qualsiasi azione per la tutela vera dell'acqua e per l'applicazione dei principi di prevenzione e precauzione. Ovviamente continueremo a seguire l'iter del progetto ma è veramente sconsolante il quadro della situazione". 
02 novembre 2018
 
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