Dovrà risarcire il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, oltre ad altre associazioni che si erano costituite parte civile, l'uomo che, l'11 settembre 2014, uccise a fucilate un orso a Pettorano sul Gizio.
A stabilirlo è stata la Corte d'Appello dell'Aquila che, pur dichiarando inammissibile il ricorso presentato contro l'assoluzione di primo grado sancita dal Tribunale di Sulmona nel 2018, ha condannando l'imputato al risarcimento da calcolarsi in separata sede. Le parti civili da risarcire, oltre al Pnalm sono la Lega Antivivisezione, Pro Natura Abruzzo, associazione "Salviamo l'orso" e il Wwf.
I giudici hanno deciso per una provvisionale di tremila euro, condannando l'uomo, di 67 anni, residente a Pettorano sul Gizio (L'Aquila), al pagamento delle spese processuali del doppio giudizio che ammontano a circa 18 mila euro.
Di "sentenza storica" parla il presidente del Pnalm, Giovanni Cannata. "Il riconoscimento delle responsabilità, - evidenzia - oltre a fissare un principio ineccepibile com'è il rispetto della vita di un orso - prosegue Cannata - dà conto anche del lavoro investigativo svolto dal personale della Forestale che riuscì a ricostruire tutti i passaggi della vicenda e individuare il responsabile, che non ha mai negato di avere sparato all'orso". Ma ha spiegato che si trattò di "incidente". "La sentenza - secondo il presidente - è anche uno sprone a migliorare l'azione di tutela da parte del Servizio di sorveglianza del Parco e dei carabinieri forestali impegnati nelle aree protette".
"Nell'attesa di leggere le motivazioni, esprimiamo soddisfazione per questo risultato, perché fissa il principio per cui la giustizia 'fai da te' non è ammissibile in nessun caso e che l'uccisione di un animale particolarmente protetto, anche a livello europeo, come l'orso, costituisce un vero e proprio atto illegittimo oltre che contro ogni logica ambientale!", commenta Massimo Vitturi, responsabile Lav -. I danni procurati dalla fauna selvatica, - prosegue - sono sempre risarciti dalle amministrazioni, non vi è quindi alcuna giustificazione per coloro che decidono di imbracciare un fucile ammazzando un plantigrado che stava semplicemente cercando del cibo".
"E' la prima volta - afferma il delegato regionale del Wwf, Filomena Ricci -, che in un processo indiziario per lo sparo a un orso bruno marsicano si accerta una responsabilità, seppure solo civile. Ci auguriamo che questa vicenda ribadisca l'importanza della tutela della fauna selvatica e dell'orso marsicano in particolare e non veda più impuniti gli episodi simili". "Sentenza destinata a creare un precedente giurisprudenziale in tema di uccisione di animali selvatici - aggiunge l'avvocato Michele Pezone, che ha rappresentato le associazioni ambientaliste nel processo -. Si è arrivati a questo risultato grazie a esami e a prove scientifiche, quali analisi medico-veterinarie, autopsia, consulenze balistiche. L'esito del giudizio ripaga dell'impegno profuso e sottolinea l'attenzione che merita un animale come l'orso marsicano, simbolo d'Abruzzo".
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