Lanciano, Regione da' ok a impianto compostaggio Ecolan. Dieci aziende contro
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Lanciano (Ch) - Un impianto di recupero e compostaggio di rifiuti organici ed assimilabili, "provenienti prevalentemente da raccolta differenziata", da realizzare in località Bel Luogo, nella zona industriale di Lanciano, tra le contrade Serre, Cerratina e Castel di Sette di Mozzagrogna.
 
Il progetto è di Ecolan Spa e di recente, il 16 marzo scorso, ha avuto l'avallo del Comitato Via (Valutazione impatto ambientale) della Regione Abruzzo. La struttura, con digestore anaerobico, avrebbe una capacità di trattamento dell'organico pari a complessive 40.000 tonnellate all'anno. Prevista la "produzione di ammendante compostato misto, da utilizzare quale fertilizzante nei terreni". Ma l'opera viene contestata da famiglie che vivono sul posto e da una decina di aziende che hanno presentato osservazioni alla Regione. Le imprese che insistono nella zona - Hotel Castel di Septe,  Aganippe Pavimenti, Cinquina Srl, Antonio Di Cicco Srl, Fas Srl, Azienda agricola Paquini Claudio, Pierburg Pump Technology Italy Spa, Icom Srl, Airmoving e Mar Press Srl -  sottolineano l'inidoneità del sito prescelto, per varie ragioni. 
 
Ad esempio perché, secondo esse, in difformità con gli strumenti di pianificazione e programmazione regionale. “E' bene ricordare – viene fatto presente nel documento - che il Piano regionale di gestione dei rifiuti è stato approvato con Legge regionale del 19 dicembre 2007” e ad esso bisogna fare riferimento. Il Piano “non prevede la realizzazione di un impianto di trattamento dell'organico da parte di Ecolan...” che sarebbe “sovrabbondante ed inutile rispetto alle necessità territoriali, lasciando presagire, da parte di Ecolan, di dedicare buona parte della capacità dell'impianto a flussi di rifiuti extraregionali”, provenienti da Lazio e Campania. A fornire questo servizio – viene ancora evidenziato – c'è il Consorzio Civeta, polo tecnologico provinciale, che ha già appaltato, alla  Laduner Srl, “la costruzione di un impianto di compostaggio e digestione anaerobica di rifiuti organici”. Un impianto che ha la stessa capacità di quello progettato da Ecolan e quindi “tale duplicazione di impianto” si configurerebbe come “sperpero di denaro pubblico”. 
 
L'area su cui dovrebbe essere costruito l'impianto è di proprietà della Società Meridonale Inerti (Smi) Srl che è in “procedura concorsuale: concordato preventivo, scioglimento, liquidazione volontaria”.  Essendoci questioni giudiziarie, - viene contestato -  “non è possibile che l'area risulti nella disponibilità di Ecolan”, che “non vanta sul terreno alcun titolo di proprietà”.  Poi c'è il fatto che l'impianto sorgerebbe all'interno di una cava dismessa. Quindi non ci sarebbe alcun riempimento e ripristino ambientale, come imposto dalla legge.  Inoltre l'impianto starebbe in un luogo zeppo di discariche e impianti per i rifiuti. L'elenco è presto fatto: “discarica dismessa rifiuti industriali ex Semataf; la ex discarica di contrada Serre; la discarica di rifiuti Ecolan; piattaforma per trattamento rifiuti secchi di Ecolan; impianto mobile di trattamento dei rifiuti urbani di Ecolan; impianto di produzione di energia da combustione di biogas da discarica di Ecolan; impianto rifiuti speciali e industriali New Deal; impianto trattamento consortile reflui e rifiuti liquidi Arap; impianto industriale Compi srl; impianto industriale Pierburg”. Situazione che è “già in aperto conflitto con la presenza di attività agricole e turistico-alberghiera”, senza contare che “insiste nella stessa zona un bene storico-architettonico quale il Castello di Septe”, tutelato dal ministero per i Beni culturali e ambientali. Rilievi vengono fatti anche a livello tecnico e si evidenziano criticità progettuali, riguardo all'”effetto cumulo” degli impianti, alle emissioni e all'impatto a livello di odori. E “il trattamento di rifiuti organici putrescibili sono causa di un peggioramento della qualità dell'aria, soprattutto dal punto di vista olfattivo”.
 
Ecolan respinge le “accuse” e replica. “In data 20 dicembre 2016 - controbatte - il Servizio Gestione Rifiuti ha approvato il documento definitivo del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti (Prgr) dove nella “Relazione di Piano” al capitolo 11 viene programmata l’impiantistica necessaria per garantire l’autosufficienza regionale per il trattamento delle frazione secche, organiche e del rifiuto non differenziato nell’intero comprensorio dell’Ambito Territoriale Unico Regionale (Ato Abruzzo). Il Piano prevede sia la realizzazione di un impianto di digestione anaerobica del Consorzio intercomunale Civeta che un impianto di compostaggio/digestione anaerobica della Ecolan Spa. In merito ai flussi conferibili presso l’impianto, la produzione dei comuni soci Ecolan si attesta (con livelli di raccolta differenziata minimi calcolati al 66%) a circa 20.200 tonnellate all'anno”. 
 
Ecolan – viene fatto ancora presente “è nella piena disponibilità del sito in esame in quanto la proposta di acquisto è stata approvata da tutti gli organi preposti. Ciò è stato ulteriormente acclarato dal liquidatore giudiziale che con nota del 9 gennaio 2017. Il sito in esame, poi, è stato ricompreso nel vigente Prg del Comune di Lanciano tra gli insediamenti dell'agglomerato Agri – Sangro, per le cui aree è consentita la realizzazione anche di attività mirate alla qualificazione delle funzioni di raccolta selettiva e smaltimento dei rifiuti solidi, civili ed industriali. Inoltre la Smi ha richiesto la variante non sostanziale al progetto di ripristino, consistente nel livellamento dell’area di risulta dello scavo, con strato di misto compattato e senza riporto del terreno vegetale, al fine di consentire l’utilizzo diretto dell’area come piano di posa degli eventuali insediamenti produttivi”.  
 
Per quanto riguarda il “Castello di Septe” (distante in linea d’aria circa 2,5 chilometri dall’impianto) “si evidenzia che lo stesso negli studi relativi all’analisi degli impatti è stato sempre considerato quale punto sensibile. Le analisi, sia per quanto concernente le emissioni in atmosfera che gli odori e considerato l'effetto “cumulo”, hanno dimostrato un impatto nullo sul “Castello di Septe” della struttura in esame. Per quanto riguarda gli aspetti archeologici è stata dimostrata la non interferenza  dell'impianto con gli stessi”.
  Gli effetti sulla popolazione? “La conoscenza del profilo di salute della comunità di riferimento -spiega Ecolan - era già stata delineata dal Consorzio Mario Negri Sud nella “Mappatura regionale dei pazienti affetti da neoplasie a suscettibilità ambientale con particolare riferimento ad aree d’intorno la discarica di Cerratina”, redatta nell’ambito del citato progetto LIFE+ HIA21, e comprendente i comuni di Atessa, Paglieta, Mozzagrogna e Lanciano, con un approfondimento sull’area di Cerratina. Lo studio ha dimostrato che la popolazione di Cerratina denota un tasso di rischio di malattie tumorali significativamente inferiore a quello regionale”.  06 aprile 2017
 
Serena Giannico
 
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