Dichiara l'avvocato Herbert Simone: "Il ricorso mira intanto a dimostrare gli errori procedurali in cui sono incorsi i funzionari della Regione, nonostante le precise e tempestive motivazioni e interpretazioni giurisprudenziali fornite. Poi si evidenzia l'illogicità e il difetto di istruttoria rispetto alle numerose motivazioni alla base della domanda del cittadino di vietare la caccia nella proprietà, a partire dai rischi per la propria incolumità e di quella dei propri cari, considerato che l'attività venatoria provoca decine di vittime ogni anno. Tra i motivi anche quello relativo all'inquinamento da piombo, visto che i pallini che vengono dispersi e che si accumulano, provocano un inquinamento persistente su cui pure l'Ispra si è espressa con un documento tecnico inequivocabile".
Aggiunge l'avvocato Michele Pezone: "Abbiamo anche sollevato la questione della costituzionalità delle norme che permettono ai cacciatori di entrare nei terreni privati senza preventiva autorizzazione. Il ricorrente aveva sottolineato nella richiesta inviata alla Regione le proprie convinzioni etiche rispetto al rifiuto della violenza insita nell'attività venatoria e alla volontà di educare figli e nipoti al rispetto della vita degli animali selvatici. Il tutto cozza, ovviamente, con la possibilità per i cacciatori di entrare liberamente e sparare sul terreno altrui, con gli inermi proprietari che devono assistere a queste scene cruente. Crediamo che sia venuto il tempo di abrogare queste norme discriminatorie". 22 giu. '21
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