Megadiscariche veleni Bussi. Consiglio di Stato 'bacchetta' di nuovo Edison

La società Edison Spa “bacchettata”, per la seconda volta, dal Consiglio di Stato riguardo alle megadiscariche di Bussi sul Tirino (Pescara).

I giudici, infatti, con sentenza pubblicata il 18 marzo scorso, hanno bocciato il ricorso presentato dalla multinazionale ribadendo la correttezza dell'ordinanza con cui la Provincia di Pescara, nel giugno 2018, ha individuato nella multinazionale la responsabile della contaminazione del polo industriale di Bussi, dove sono stati trovati veleni sepolti in circa 25 ettari. Ad essa, quindi, spetta accollarsi le spese di bonifica, secondo il principio "chi inquina paga". 

La Provincia, l'ente che secondo il Testo unico ambientale è l'organo dello Stato preposto ad individuare le responsabilità amministrative in materia, dopo lunghi accertamenti, richiesti dal ministero dell'Ambiente, in 48 pagine riassunse la "drammatica condizione" dei luoghi e ricostruì le responsabilità. Le discariche - va ricordato - sono la TreMonti, di 3,3 ettari, infarcita di circa 130mila metri cubi di materiali cancerogeni e tossici, e quelle denominate 2a ( di circa 12mila metri quadrati) e 2b (di 8mila metri quadrati), collocate ai piedi del paese e "in cui sono stati smaltiti rifiuti diversi da quelli autorizzati" dalla Regione tra il 1983 e l’’88. 
Rifiuti prodotti dai reparti produttivi del colosso chimico Montedison, in seguito divenuta Edison, che qui ha iniziato l’attività nel 1904 e che a lungo ha fatto la fortuna di questo lembo d’Abruzzo, ma che, a quanto risulta, ha disseminato arsenico, cromo esavalente, rame e zinco, mercurio, piombo, boro, idrocarburi, composti che causano tumori; e ancora, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, diclorobromometano… "Sostanze accertate nel suolo e sottosuolo e nelle falde e riconducibili ai residui del ciclo dello stabilimento". Tutte le aree sono ora nel Sin (Sito di bonifica di interesse nazionale).

Edison, contro l’ordinanza del 26 giugno 2018, ha presentato ricorso al Tar Abruzzo, ed è stato rigettato, e  contro la sentenza del Tribunale amministrativo ha proposto appello al Consiglio di Stato che il  22 ottobre 2019 ha enunciato il principio di diritto secondo cui "la bonifica del sito inquinato può essere ordinata anche a carico di una società non responsabile dell’inquinamento, ma che sia ad essa subentrata per effetto di fusione per incorporazione".  Non soddisfatta, la società ha presentato ricorso bis al Consiglio di Stato con "richiesta di revocazione" della sua precedente sentenza, ricorso ora dichiarato "inammissibile".

"Notevole - commenta Augusto De Sanctis, del Forum H2O -  il passaggio clou del provvedimento con cui i giudici ribadiscono la correttezza della loro precedente sentenza sottolineando che “La sentenza impugnata non ha affatto pretermesso il principio di diritto enunciato dall’Adunanza plenaria, ma ha semplicemente ritenuto che non sussistessero i presupposti per la sua applicazione al caso di specie, venendo in rilievo una responsabilità diretta di Edison nella produzione dell’inquinamento del sito". Significativo che i giudici abbiano pure condannato Edison a pagare 20.000 euro di spese di lite". 20 mar. 2021

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