Sono stati più di ottomila a partecipare alla XXVI edizione della "Festa del pellegrino" che si è svolta nel santuario di San Gabriele dell’Addolorata, a Isola del Gran Sasso (Teramo), con gruppi provenienti da ogni parte d'Abruzzo e da altre regioni d'Italia, come ad esempio da Marco Argentano (Cs). Quest’anno la festa ha coinciso con il 160esimo anniversario della venuta di san Gabriele in Abruzzo: all’epoca il santo aveva 21 anni.
Ideatore e animatore dell'appuntamento religioso è padre Domenico Lanci, di 80 anni, passionista, da 12 anni, nel convento dell’abbazia di San Giovanni in Venere, a Fossacesia (Ch). Contrariamente alle previsioni meteo, il tempo è stato clemente, regalando momenti di gioia, arricchendo spiritualmente i presenti. Una signora di Atri (Te) ha esclamato: "Ci vorrebbe una festa del pellegrino una volta al mese".
"Nella prima edizione – dice padre Domenico - si partì con una certa trepidazione. Tre/quattrocento pellegrini in tutto. Era il 1994. Si era incerti sulla sua riuscita. Ma la partecipazione è stata sempre in crescendo. Oltre il 90 per cento di coloro che hanno avuto modo di prenderne parte, almeno una volta, è tornato puntualmente ogni anno portando con sé altri. Grande dono di Dio alla nostra regione".
La Festa si prefigge due obiettivi, il primo è di commemorare la data dell'arrivo di san Gabriele, dal convento di Pievetorina (Mc), al "suo" conventino di Isola, divenuto oggi uno dei più grandi santuari nel mondo. Era il pomeriggio della domenica 10 luglio 1859. Di qui, anche il motivo di fissare la data della Festa al sabato più vicino al 10 luglio, per lasciare libera la domenica, riservata all’accoglienza di pellegrini provenienti da ogni parte.
L'altro scopo è di rivivere i valori perenni del pellegrinaggio: la dimensione spirituale, penitenziale e antropologica. "Si pensi al suggestivo rito di partenza e a quello di accoglienza davanti al santuario - riprende il passionista -. Si pensi al grande valore che riveste il camminare insieme, il pregare insieme, il cantare insieme e conoscere tanti altri che vivono lo stesso sentimento religioso. Ha ragione la Congregazione per il Culto divino quando esorta a fare possibilmente a piedi l’ultimo tratto del pellegrinaggio pregando e cantando". Alle 7.30, dopo il rito di partenza a Isola, migliaia di pellegrini si sono messi in cammino, formando un lunghissimo corteo, per ripercorrere cantando e pregando gli stessi luoghi battuti da san Gabriele quando viveva nel conventino passionista. Un tragitto di circa quattro chilometri.
Pur essendo alla 26esima edizione, la Festa non perde lo smalto dei primi tempi. Attinge la sua vitalità a quel sottile e irresistibile trend del santo del sorriso. Tutti sanno che san Gabriele è il santo dei giovani, il santo del Sorriso, il santo che fa tanti miracoli. Padre Lanci: "Quando un santo dispone di queste caratteristiche viene amato, visitato e pregato. La Festa passa presto, ma la nostalgia di riviverla aumenta. I partecipanti sono per lo più nuclei familiari al completo. Genitori, figli, nonni, nipoti, piccoli e grandi. Il momento clou è senz’altro il rito di accoglienza davanti all’antica basilica. Suscita gli stessi sentimenti che provavano i pellegrini del passato quando, dopo giorni e giorni di duro cammino, vedevano apparire finalmente il sospirato santuario".
Scoppiavano letteralmente in pianto e in grida di gioia, tanto da definire il luogo o colle da cui scorgevano il santuario o monte della gioia o del grido della gioia o, come chiamano i pellegrini la Terrasanta, monte che annuncia Gerusalemme. Le emozioni sgorgano in modo incontenibile: il suono delle campane si fonde armoniosamente col canto dei visitatori che, agitando fazzoletti bianchi, lanciano il saluto al santo protettore: "Nu mineme da luntane / pe’ venirte a visità; / nu mineme tante luntane / pe’ le grazie che ci fai” (Noi veniamo da lontano / per venirti a visitare / noi veniamo da tanto lontano / per le grazie che ci fai)".
Linda Caravaggio
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