Morto negli Usa Omero Sabatini, abruzzese stendardo della cultura italiana nel Stati Uniti
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Nella sua casa di Alexandria, in Virginia, si è spenta tre giorni fa una delle figure più importanti in ambito della promozione culturale italiana negli Stati Uniti e in ambito diplomatico internazionale. Omero Sabatini, che avrebbe compiuto 93 anni a giugno, resta vivo nella memoria dei familiari e delle innumerevoli personalità diplomatiche, politiche e culturali incontrate nel corso della sua vita.
Nato a East Chicago nel 1931, da genitori italiani, torna con la madre e il fratellino a L’Aquila nel 1935. Dopo il liceo il giovane Omero decide di proseguire i suoi studi all’Università La Sapienza di Roma, laureandosi in Scienza Politiche nel 1954. Decide di prestare il suo impegno alla politica militando nella Democrazia Cristiana, dapprima con l’incarico di delegato giovanile, poi di vice Segretario provinciale.

Sabatini torna però negli Stati Uniti, nonostante un futuro sicuro nella politica italiana, si rimette in gioco iscrivendosi all’Università di Chicago e laureandosi nel 1960 in Relazioni Economiche Internazionali.

Da questa nuova porta che si apre, Sabatini prenderà il meglio costruendo la sua vita e migliorando quella di molte persone in tutto il Mondo. Entra infatti nel Corpo diplomatico degli Stati Uniti iniziando la sua carriera e, nel 1981, il presidente Ronald Reagan gli conferisce il primo incarico di rappresentanza, ratificato dal Senato. Otterrà diversi incarichi di rappresentanza per il Governo USA in Belgio, Portogallo, Algeria, Canada, Grecia, Giappone, Thailandia, India e in Iran, partecipando anche ai negoziati sia con la Comunità Europea (ora Unione) a Bruxelles, sia nella sede delle Nazioni Unite a Ginevra, quindi ad importanti incontri sul commercio internazionale tra Stati Uniti ed Europa, dove mette a frutto le sue qualità di relatore plurilingue (inglese, italiano, francese e portoghese).

Fautore di una ricca produzione pubblicistica, con articoli e saggi sulle relazioni con l’Europa, sul commercio internazionale degli Stati Uniti e del Canada, sull’economia agricola dell’Etiopia e della Thailandia. Omero Sabatini aveva ricevuto encomi ed attestati da prestigiosi atenei, come l’University of Illinois di Chicago, Georgetown University di Washington, Texas University di Galveston e la University of Guelph in Canada per l’eccellente qualità dei suoi scritti, studi e ricerche nel campo del commercio internazionale e dell’innovazione in agricoltura in alcuni Paesi in via di sviluppo.

All’inizio degli anni Duemila, ormai in pensione, fu tra i promotori e fondatori dell’Abruzzo and Molise Heritage Society, associazione della quale è stato per molti anni dirigente e presidente. L’associazione raccoglie oltre 300 soci nel distretto di Washington, in Maryland e in Virginia.

Il suo interesse per la cultura italiana, per la letteratura e, nello specifico, per il romanzo “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni, lo ha spinto a pubblicare nel 2002 un’appassionante opera di traduzione e riduzione del romanzo manzoniano con il nome di “Promise of Fidelity - una storia d’amore italiana del famoso romanziere Alessandro Manzoni, tradotta adattata annotata abbreviata da Omero Sabatini”.

Intervistato sul come fosse arrivata l’idea di adattare le traduzioni del testo manzoniano, rispose che sarebbe “nata dall’amore per la nostra letteratura e, nella narrativa, per il più grande romanzo, appunto il capolavoro manzoniano. Constatavo però che in America, fuori dalla cerchia ristretta degli studiosi di letteratura italiana – continua Sabatini - nessuno conosceva Manzoni e “I Promessi Sposi”. Per il semplice fatto che non esisteva ancora una traduzione del romanzo in versione “popolare”, ridotta e alleggerita, per favorire la lettura assecondando i gusti degli americani, che rifuggono le trattazioni storiche e i testi lunghi. Esistevano, è vero, almeno cinque traduzioni integrali del romanzo, sotto il titolo “The Betrothed”, la prima nel 1828 l’ultima nel 1972, ma nessuna ridotta, adattata agli americani. Mi sono quindi cimentato in una riduzione adattata del testo manzoniano, che fosse alla portata di tutti, e nella sua traduzione in inglese. È stato un lavoro durato diversi anni – conclude sabatini - Il successo del risultato ha sorpreso anche me”. 09 mar. 2024

MARIANO PELLICCIARO

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