Lanciano. Lo scrittore Remo Rapino candidato al Premio Strega
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Quel "cocciamatte", continuo bersaglio di scherni, e che si aggira, "strambo e irregolare", sulle strade di un posto innominato, con il suo esistere pieno e strampalato, li ha ammaliati davvero tutti.

Lettori e critica, tutti pazzi per l'ultimo lavoro dello scrittore Remo Rapino, classe '51, di Lanciano, ora candidato al Premio Strega con “Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio”, edito dalla romana e indipendente Minimum Fax. "La notizia mi è stata comunicata poche ore fa - dice l'autore, sempre discreto e restio a raccontarsi - e ne sono soddisfatto. Non ci contavo. Forse è stata l'originalità del romanzo a colpire". Un'opera - spiega - che comincia a prendere corpo e forma nel 2016. Poi lo stop dovuto ad una lunga malattia e il tornare a scrivere e a completare quel che sarebbe diventato il suo capolavoro. "Complessivamente - dice - la stesura è durata un paio di anni". Attraverso lo sconclusionato protagonista, viene ripercorso quasi un secolo. "Dal 1926 fino al 2010".

Con il Novecento che "torna a sfilare, davanti ai nostri occhi, con il ritmo travolgente e festoso di una processione con banda musicale al seguito". Liborio è il matto del posto, uno lasciato ai margini, fragile umanità, contro cui si schiantano risolini e sberleffi. E' lui che riporta in vita, col suo narrare, i tempi della scuola, dell'apprendistato in una barberia, delle case chiuse con le "maitresse", della guerra e la Resistenza, del lavoro in fabbrica... E poi il sindacato (era un fiommino), il manicomio da cui esce per la Legge Basaglia, la solitudine della vecchiaia e la fine... Un personaggio, un anonimo, in una società che corre e muta e che viene trascinata dagli eventi, che ad un certo punto decide di scrivere quel che è stato... "E lo fa - spiega Rapino - in maniera sbalestrata, come lui è... Un funambolo, un idiota che comprende il senso della realtà soltanto a modo proprio. Scrive come parla, cioè in un improbabile italiano, del quale non conosce né sintassi né grammatica e infarcito di dialetti". Dove è ambientata l'opera? "Non faccio il nome di una città, ma chi conosce Lanciano...".

Serena Giannico

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