La transumanza è patrimonio culturale Unesco. Anche l'Abruzzo in festa...

"Settembre, andiamo. È tempo di migrare./ Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori/lascian gli stazzi e vanno verso il mare:/ scendono all'Adriatico selvaggio/che verde è come i pascoli dei monti...". Così Gabriele D'Annunzio e, oggi, in una delle sue poesie più note, e, oggi, la "transumanza" è stata proclamata patrimonio culturale immateriale dell'umanità. E' stato deciso dal Comitato intergovernativo dell'Unesco riunito a Bogotà, in Colombia.

Così si tutela l'antica pratica della migrazione stagionale delle greggi, delle mandrie e dei pastori che, insieme ai loro cani e ai loro cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi. Il viaggio dura giorni e si effettuano soste in luoghi prestabiliti, noti come "stazioni di posta".

La "transumanza", - è la motivazione - quale elemento culturale, dal forte contenuto identitario, ha saputo nei secoli creare forti legami sociali e culturali tra i praticanti e i centri abitati attraversati, nonché rappresentare un'attività economica sostenibile caratterizzata da un rapporto peculiare tra uomo e natura, influenzando con la sua carica simbolica tutti i campi dell'arte.

La candidatura della "transumanza", che ha visto l'Italia capofila di una alleanza con Grecia e Austria, è stata avanzata nel 2017 per tutelare una pratica ancora oggi diffusa sia nel Centro e Sud Italia, dove sono localizzati i regi tratturi, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio ad Aversa degli Abruzzi e Pescocostanzo in Abruzzo, da Frosolone in Molise al Gargano in Puglia. Pastori transumanti sono ancora in attività anche nell'area alpina, in particolare in Lombardia e nel Val Senales in Alto Adige.

La decisione è stata approvata all'unanimità dai 24 Stati membri del Comitato. "È la terza volta - si legge in una nota del ministero delle politiche agricole - dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello della comunità di Pantelleria e l'arte dei muretti a secco, che viene attribuito questo prestigioso riconoscimento a una pratica rurale tradizionale".

La candidatura della "transumanza" è stata coordinata a livello internazionale proprio dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali e ha visto il coinvolgimento diretto di Puglia, Basilicata, Campania, Molise, Lazio, Abruzzo, Lombardia e alle province di Trento e Bolzano. 

"Un riconoscimento importante - sottolinea la Coldiretti - che conferma il valore sociale, economico, storico e ambientale della pastorizia che coinvolge in Italia ancora 60mila allevamenti nonostante il fatto che nell'ultimo decennio il "gregge Italia" sia passato da 7,2 milioni di pecore a 6,2 milioni. Il riconoscimento tutela un'attività ad elevato valore ecologico e sociale poiché - continua la Coldiretti - si concentra nelle zone svantaggiate e garantisce la salvaguardia di ben 38 razze a salvaguardia della biodiversità del territorio, dalla rustica pecora sarda alla pecora Sopravissana dall'ottima lana, dalla Brogna con testa e gli arti privi di lana alla pecora Comisana con la caratteristica testa rossa, dalla gigantesca Bergamasca fino a quella massese dall'insolito manto nero che rappresentano un patrimonio di biodiversità il cui futuro è minacciato da un concreto rischio di estinzione".

A pesare sono i bassi prezzi pagati ai pastori, il moltiplicarsi degli attacchi degli animali selvatici, la concorrenza sleale dei prodotti stranieri spacciati per nazionali ma anche del massiccio consumo di suolo che ha ridotto drasticamente gli spazi e i tradizionali percorsi usati proprio per la transumanza delle greggi. "Quando un allevamento chiude - conclude Coldiretti - si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di uomini impegnati a combattere lo spopolamento e il degrado". 

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