'A me gli occhi, please'... E da L'Aquila, Gigi Proietti incantò l'Italia. 'Ora la cittadinanza onoraria'

"Gigi Proietti cittadino onorario dell'Aquila, città dove nacque il suo storico spettacolo 'A me gli occhi, please' ".

E' la proposta del mondo dello spettacolo, rivolta alla politica in memoria del mattatore, morto la scorsa notte, a Roma, nel giorno del suo 80esimo compleanno. Proietti, negli anni Settanta era attore del Teatro Stabile dell'Aquila (Tsa) e creò questo spettacolo insieme a Roberto Castri, sceneggiatore e attore spalla in scena. L'opera debuttò nel 1976; fu replicato in tante stagioni e riportato in città nella "Perdonanza" che preparava il Giubileo. 

Ancor prima, il 27 gennaio 1969, nel Teatro comunale di L'Aquila, aveva portato in scena, da protagonista, il "Dio Kurt", diretto da Antonio Calenda che lo aveva portato nel capoluogo abruzzese dal Teatro Centouno di Roma dove era un talentuoso esordiente. Il testo di Alberto Moravia fece parlare di sé la stampa nazionale e mondiale, attirando lusinghe e condanne, consegnandogli la consacrazione a grande artista.

Poi ecco "A me gli occhi, please". "La crisi economica dello Stabile richiedeva uno spettacolo di facile realizzazione e a basso costo - racconta Castri -. Gigi accettò la sfida e ideò un lavoro che lo vedeva unico protagonista in scena, un attore pazzoide, equipaggiato di uno specchio e un baule da cui uscivano abiti e oggetti per interpretare i personaggi. Io entravo in scena vestito da infermiere o da gendarme, per dargli i tempi e indicargli quello che doveva prendere. Interpretavo, in realtà, la legge che tiene a freno la lingua dell'attore che dice la verità, sull'Italia che viveva gli anni di piombo".

Lo spettacolo fu portato a Roma al Teatro Tenda, quasi per casualità, come rimpiazzo a Domenico Modugno. "Dalle cinque giornate programmate, divennero dieci anni di repliche nella capitale e nei teatri di tutta Italia", ricorda Castri. 'A me gli occhi, please' è lo spettacolo dei record per spettatori e repliche ed è considerato nei manuali di drammaturgia un esempio di teatro-grafia che segnava l'ingresso nel teatro moderno. Proietti fu consacrato l'ottavo re di Roma dal pubblico. Le repliche, con versioni aggiornate, sono durate fino al 2000. "A L'Aquila Gigi era di casa - rammenta ancora Castri -. Nella storica trattoria 'Scannapere', l'unica aperta fino a tardi per far mangiare la compagnia, nacquero tanti sketch. Tra questi lo stornello 'E me metto a cantà', mutuato dalla canzone popolare in dialetto abruzzese 'All'orte' (All'orto) che lui tanto amava".

Gli anni '80 segnano l'arrivo nei ruoli istituzionali: nel 1988 fu nominato direttore dell'Ente che da Stabile dell'Aquila diventava Teatro stabile d'Abruzzo. Fu una stagione impegnativa, ma la sua sicurezza guidò con ottimismo al risanamento del Tsa e alla sua crescita nel territorio con spettacoli agili e rappresentabili ovunque come il trittico del "Progetto Amanti", "Tristi amori", "Guardami negli occhi" e "Il sistema Ribadier". Il suo carisma portò alla legge per l'istituzione del Teatro regionale d'Abruzzo; si dimise prima della scadenza del mandato ma continuò a seguirne le vicende fino all'anno 2000 quando divenne presidente del nuovo Teatro Stabile d'Abruzzo, Ente teatrale regionale.

Ricorda ancora Castri che Proietti, "presente da subito, dopo il terremoto del 2009, è sempre rimasto in contatto con i suoi amici e la città. La restituzione del teatro comunale potrebbe essere l'occasione per intitolargli il foyer, uno dei suoi luoghi preferiti".

"Rimarrai per sempre nei nostri cuori, consegneremo alle nuove generazioni il tuo ricordo continuando a stupirci del tuo senso per la scena, del tuo essere Teatro". Così, invece, il Teatro Stabile d'Abruzzo saluta Proietti. Tanti, tantissimi i ricordi e indelebili gli insegnamenti che ha lasciato a tutti i collaboratori del Tsa che, con grande dolore, lo piangono. "Guai a rinchiudere la storia e l'arte di Proietti nel pittoresco - afferma il presidente del Tsa, Pietrangelo Buttafuoco -. In lui c'è lo stigma di Shakespeare, la sua macchina attoriale ha costruito l'avanguardia e ha reso eterna la fatica di Tespi". 

"Con il "Dio Kurt" il giovane Proietti capì che il teatro sarebbe stata la sua vita - dichiara il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi -. Non sbagliamo ad affermare che Proietti è nato artisticamente all'Aquila, accolto in quel Teatro comunale che ancora custodisce la sua interpretazione magistrale dell'ufficiale delle SS in preda a un furore verbale ossessivo. Uno spettacolo, quello, che vinse diversi premi, tra i quali il prestigioso 'Saint Vincent'".

"Poi, sempre con il Tsa - prosegue Biondi - ricordiamo Proietti ne il "Coriolano" di Shakespeare e in "Operetta" di Gombrowitz. Sono convinto che ricordare Proietti all'Aquila, nei primi anni Settanta, sia il modo giusto per piangere un grande del teatro italiano. Ricordare Gigi Proietti, oggi che ci ha lasciati, come un giovane entusiasta e curioso artista che si confrontava con una realtà di provincia colta e creativa, come era L'Aquila di quegli anni, ricca di fermenti culturali e di visionari, credo che sia il sentimento più vero e sincero con il quale la nostra città può tributargli l'affetto e la stima che è presente in ognuno di noi".

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