Rettili protagonisti a Cocullo, borgo suggestivo tra le montagne dell'Aquila. Domani, primo maggio, si celebra la festa di San Domenico Abate, con la processione dei serpari, tradizione unica e affascinante che richiama ogni anno decine di migliaia di turisti e fedeli. Dopo la celebrazione della messa, la statua del santo, posta al centro della piazza , viene ricoperta quasi interamente dai rettili (che mai debbono coprire il viso perché potrebbe essere di cattivo auspicio) e portata a spalla nelle vie del paese tra una folla immensa.
Una festa tra le pù celebru d'Abruzzo, legata alla devozione per il santo. Che è stato abate ed è protettore sia di Cocullo che della vicina Villalago (Aq), dove sono presenti una chiesa e un lago che portano il sue nome. Qui, scavato nella roccia, c’è anche l’eremo dove si ritirava in preghiera.
E’ usanza dei fedeli che visitano la chiesa di San Domenico a Cocullo tirare con i denti la catena di una campanella, presente all’interno del santuario, per proteggersi dalle malattie della bocca.
Nella chiesa è presente una grotta la cui terra, benedetta, viene solitamente raccolta dai fedeli e utilizzata in diversi modi: tenuta in casa per proteggersi dal maligno, sparsa nei campi per favorire il raccolto e, nell’antichità, sciolta nell’acqua e ingerita contro le malattie.
La figura dei serpari ha origine dal "ciarallo" che, nel Medioevo, esercitava proprie tecniche segrete di cattura e di maneggiamento dei serpenti. La ricerca delle serpi, da portare in processione, avviene nelle montagne intorno al paese. Gli animali vengono poi tenuti in cassette di legno e, a seconda del numero dei giorni in cui vengono mantenuti in cattività, sono alimentati dal serparo.
Ogni serpente ha un segno di riconoscimento per poter essere individuato, a fine processione, dal proprio serparo che lo recupera e riporta in libertà nei campi. Fino a quaranta anni fa i serpenti venivano introdotti anche in chiesa, fin sull’altare, ma poi questo fu proibito. Di fianco alla statua del santo, durate la processione, due ragazze vestite con i costumi tipici del luogo, portano sulla testa cesti di pane sacro detti "ciambellati", a memoria di un miracolo di San Domenico che moltiplicò, secondo i fedeli, la farina di un mulino. Il dente di San Domenico, oggi contenuto in un urna, era dapprima appeso ad un filo. Venne spostato per paura che qualche fedele lo ingoiasse per sbaglio nell’atto di baciarlo.
San Domenico morì a Sora, nell’anno 1031 e le sue spoglie riposano nella chiesa da lui stesso fatta costruire. La manifestazione domani sarà in diretta, dalle 10.30, su www.abruzzolive.tv
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