'Ndrangheta, sequestri per oltre 300 milioni, anche in Abruzzo
324 milioni di euro: questa la cifra della maxi confisca eseguita dagli agenti della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di V. O., imprenditore molto noto, attivo nel settore oleario con interessi anche nei comparti alberghiero, immobiliare e dei servizi in Calabria, ma anche in Abruzzo e in Toscana.
 
L’intero capitale sottoposto a confisca è costituito dal patrimonio aziendale e societario di numerose società, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari. In Abruzzo tra le attività residue ci sono un'azienda olearia e un hotel a Giulianova.
 
Il sequestro ha riguardato 15 società (di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore), 88 immobili, 7 autoveicoli, 385 titoli comunitari agricoli che danno diritto a percepire dall’AGEA la somma di circa 1,6 milioni di euro annui, e svariati conti correnti societari e personali. Le aziende confiscate proseguono ora la loro attività con appositi amministratori giudiziari.
 
Ma per i legali dell’imprenditore, "nel caso di specie non si è trattato di misura di prevenzione patrimoniale applicata a soggetto ritenuto colluso con ambienti di ‘ndrangheta. La confisca disposta dal Tribunale di Reggio Calabria è stata applicata nei confronti di soggetto cosiddetto “genericamente pericoloso".
 
"L'operazione è rilevante non solo per il notevole valore dei beni confiscati, ma per la ricostruzione dei passaggi fiscali e societari effettuati dalla Dia di Reggio Calabria che hanno permesso al Tribunale della Prevenzione di emettere la sentenza di confisca". A dirlo, incontrando i giornalisti, è stato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. "Da qui - ha aggiunto de Raho - l'applicazione a carico dei soggetti indagati della pericolosità sociale e la contestazione della provenienza illecita dell'enorme patrimonio. Ancora una volta voglio sottolineare lo straordinario impegno di lavoro dei colleghi del Tribunale per le Misure di Prevenzione, che operano soltanto in tre, che hanno permesso con il lavoro questo grandissimo risultato".
    
"Il gruppo imprenditoriale - ha detto il capo centro della Dia, Gaetano Scillia - ha tentato di alterare i risultati economici, denunciando, per esempio, una resa produttiva di dieci volte superiore alla qualità media dei loro terreni, ottenendo la possibilità di ricevere dall'Agea contributi per 1,6 milioni di euro all'anno. Un raggiro, però, che abbiamo scoperto grazie allo studio effettuato dall'Ismea. Ed ancora: 85 milioni percepiti grazie alla '488', 15 milioni dall'ex Aima, in tutto cento milioni in contanti. Un vorticoso giro di affari che però era sempre sfuggito ai rigori della legge grazie alle prescrizioni intervenute. Tutte le aziende confiscate stanno comunque proseguendo le attività regolarmente ed affidate dall'autorità agli amministratori giudiziari". Cafiero de Raho, infine, ha auspicato che "la proposta di legge di riforma dei reati contro la Pubblica amministrazione in discussione in commissione Giustizia al Senato possa prevedere la confisca dei beni non solo per il corrotto, ma anche per il corruttore".
 
1 giugno '16
 
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