Una bottega d'altri tempi, con centinaia di paia di scarpe sparse qui e lì, apparentemente tutte alla rinfusa e tutte da risuolare, da rattoppare o sistemare. E poi i vecchi attrezzi del mestiere: lesina, punteruolo, trincetto, raspa, colla, forbici...
E' morta Carmela Di Prinzio, di Lanciano (Ch). Aveva 94 anni. Era la calzolaia di Corso Roma, volto noto, notissimo di quell'angolo di città dove i rari negozi rimasti sono ancora luogo dove ritrovarsi, magari ogni giorno alla stessa ora, per scambiare chiacchiere, mentre si fa la spesa.
Era la vedova di Nicola Lanci. Era un personaggio del quartiere Borgo. Insieme al marito, deceduto diversi anni fa, ha portato avanti l'attività per una vita. I due aggiustavano e mettevano a nuovo calzature. Ma il loro laboratorio artigianale, fiorente, dove sono passati in decine di migliaia, era punto di ritrovo, dove si entrava per un saluto, per intrattenersi, per fare quattro risate, per bere un caffé. Un luogo aggregativo.
Ogni tanto poi, quando le belle giornate lo permettevano, entrambi si sedevano ai bordi della strada, a raccontarsi, a dispensare buonumore, lei con i capelli bianchi raccolti in un toupet.
"E' venuta a mancare Carmela, - scrive sui social Fiorenzo Carlini, autore dei volumi "Lanciano tra Arti e Mestieri" - . Riporto quella parte del libro per ricordarla e per esprimere vicinanza a tutta la sua famiglia... "Negli anni Cinquanta e Sessanta, quelli della mia infanzia e adolescenza, ogni cosa aveva un valore diverso da adesso. Le scarpe erano un bene prezioso. Prima di cambiarle avrebbero dovuto provare l’irreparabilità. Il ciabattino era la tappa obbligata, per allungare il più possibile la vita di una scarpa. Noi bambini eravamo bravi a scollare la suola dalla tomaia. Le tipologie delle scarpe di allora erano alquanto primitive e, spesso, si usavano piccoli chiodini e collanti, per riuscire nell’impresa del recupero. Il tempo, poi, ha messo in atto altre tecniche, capaci di ovviare ai problemi, soprattutto con l’avvento del legame tra le due parti con delle cuciture.
A Lanciano ci sono stati diversi ciabattini. Nicola Lanci e la moglie Carmela, per alcuni anni, hanno svolto la loro attività sotto l’abitazione di mia zia, in Corso Roma. Nel piano terra, in un rudimentale ampio locale, c’era la manager Carmela, che accoglieva la clientela, e mastro Nicola che non si alzava mai dal suo lavorare continuo, seduto al banchetto centrale, attorniato da vecchie scarpe, cuoio, colle e lacci. Era taciturno e amante del suo lavoro.
Carmela, invece, parlava sempre e non diceva mai di no. Tutto era riparabile. Prendeva le scarpe e, senza batter ciglio, si sedeva a fianco del marito per continuare a lavorare, senza soste. Carmela non si è mai arresa.
Sono stati sempre uniti, capaci di farsi ammirare per la costante laboriosità mostrata nel tempo. Con la crescita del figlio, inseritosi nel mondo artistico, i due amabili ciabattini si ritrovarono a essere simpatici protagonisti in un film di Stefano Odoardi, “Una ballata Bianca”. Di quella pellicola ricordo una scena, con Nicola e Carmela, con vesti del primo Novecento, viaggiare su un’auto scoperta".
E' stata anche ritratta, come pure il coniuge, da pittori, e fotografata.
Negli ultimi tempi, però, quella serranda era quasi sempre abbassata.
Se n'è andata mentre era in ospedale, dove è stata portata dal figlio Carmine, dopo un malore. I funerali si terranno domani, alle 10.30, nella chiesa di Santa Lucia. 20 dic. 2023
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La foto è di ROBERTO COLACIOPPO