Fara San Martino. Quello sperone di roccia che sta franando nelle gole, ora vietate agli escursionisti
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C'è uno sperone roccioso, di cento metri cubi, a 45 metri d'altezza, che si sta sgretolando. Da esso, il 22 giugno scorso, intorno alle 11.30, si sono staccati i primi frammenti, piombati su una comitiva di turisti dell'Emilia Romagna: un pezzo di roccia, da un chilo e mezzo, e di 10/15 centimetri di diametro, ha centrato, sfondandole il cranio, Sandra Zanchini, 56 anni, di Ravenna, deceduta, dopo dieci giorni di agonia, all’ospedale di Pescara.

Da allora quel tratto di montagna, delle suggestive gole di Fara San Martino (Ch), non ha dato pace. Perché continua a vomitare giù pietre e detriti. Dopo la tragedia è stato creato un passaggio per permettere, in sicurezza, il transito della miriade di escursionisti che quotidianamente raggiunge il posto. "Ma non è bastato - dice il sindaco di Fara, Carlo De Vitis - e siamo stati costretti a chiudere il sentiero che conduce al vallone di Santo Spirito". Perché la situazione è di emergenza. Dal Comune, nelle scorse ore, è stata inviata una lettera alla Regione, al Genio civile, alla Protezione civile e all'Ente Parco.

"Perché - afferma il primo cittadino - la situazione è di pericolo ed è indispensabile che siano reperiti e stanziati fondi, servono circa 240mila euro, per un intervento di somma urgenza". Nel documento si ricorda l'incidente mortale e che, a seguire, "i vigili del fuoco hanno provveduto a realizzare un'opera provvisoria, consistente in una passerella con cavalletti e pedane metalliche da ponteggio, per consentire il passaggio protetto provvisorio...". Il 24 giugno sempre i vigili del fuoco, "a salvaguardia della pubblica incolumità", dato che si tratta di luoghi molto frequentati, hanno indicato la necessità di "disporre verifiche da parte di tecnici abilitati ad accertare il reale stato del fenomeno" in modo da adottare "i provvedimenti necessari". 

Il 13 luglio altri massi sono piovuti dall'alto e, con ordinanza comunale, è stato "interdetto il transito". Un sopralluogo è stato predisposto del Genio ciivle e dei carabinieri forestali. "A questo punto - riprende il sindaco - non si può aspettare di più, anche perché... non si sbarrare la montagna. Qui arrivano anche 2mila visitatori al giorno, per andare sulla Majella. Qui passano i pastori... Da qui si raggiunge il Monte Amaro. E' un punto strategico, e non solo per il turismo". Probabilmente si dovrà imbrigliare, con l'installazione di reti apposite, la roccia fratturata. Intanto sulla morte della donna la Procura di Chieti ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. E il marito della vittima, Davide Baiocchi, avvocato, è stato sul posto con le forze dell'ordine e ha recuperato la roccia che ha ucciso la moglie.

Serena Giannico

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Nelle foto il passaggio creato dopo l'incidente e lo sperone di roccia che sta crollando

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