Donna morì colpita da roccia a Fara San Martino: condanne. Sindaci indignati

Un pezzo di roccia, il 22 giugno 2019, si staccò dalle granitiche pareti e colpì alla testa Sandra Zanchini, 56 anni, turista di Ravenna, durante una escursione nelle Gole di Fara San Martino (Chieti). La donna dieci giorni dopo decedette, per le gravi ferite riportate, all’ospedale di Pescara.

Nella sentenza di primo grado il tribunale di Chieti ha ora condannato per omicidio colposo a 1,4 anni di reclusione ciascuno, pena sospesa, l'ex sindaco di Fara San Martino, Carlo De Vitis; l’allora responsabile dell'ufficio tecnico del Comune, Enrico Del Pizzo; Claudio D'Emilio, all'epoca legale rappresentante dell'ente Parco nazionale della Majella e Luciano Di Martino, l’allora direttore facente funzione dell'Ente Parco.

Il risarcimento verrà stabilito in sede civile. Assolto perché il fatto non costituisce reato la guida turistica Simone Barletta.

In occasione del rinvio a giudizio De Vitis, attuale consigliere di opposizione, incassò la solidarietà dell’Anci Abruzzo. All’esito della sentenza di condanna anche adesso diversi sindaci del comprensorio si sono stretti al loro ex collega. L’attuale sindaco di Fara San Martino, Antonio Tavani, ha scritto sul suo profilo Fb: “Io sto con Carlo. E con Enrico, Claudio e Luciano”. 

E sulla bacheca informativa del Comune si è proseguito: “E' un sentimento di profondo smarrimento quello che prova la nostra comunità, che ha visto l'ex sindaco Carlo De Vitis condannato per una calamità naturale. E' vero, in quella occasione perse la vita una la signora Sandra Zanchini. A lei innanzitutto il doveroso ricordo di Fara. Tuttavia adesso vorremmo solo essere solidali con Carlo De Vitis, Claudio D'Emilio, Enrico del Pizzo e Luciano di Martino, esprimendo loro sentimenti di affettuosa vicinanza. E poi nemmeno questa inspiegabile sentenza riporterà alla vita e alla famiglia la povera Sandra, aggiungendo invece sconforto a sconforto. Siamo fiduciosi - prosegue la nota - che il secondo grado della giustizia illumini le scelte del magistrato, così da arrivare all'assoluzione piena dei nostri quattro amici, che nulla avrebbero potuto fare realmente per impedire questa tragedia. Da ieri sera, con tanti sindaci e amministratori della comunità del Parco, ci confrontiamo sul nostro ruolo, e su quella perenne possibilità di una procedura a nostro carico, per qualsiasi ragione. Siamo rispettosi della sentenza anche se non la condividiamo assolutamente".

Reagisce indignato anche il sindaco di Roccascalegna, l’avvocato Domenico Giangiordano: “E' sempre colpa del sindaco - tuona -. Il primo pensiero va sicuramente alla signora che ha pagato il prezzo più grande. Il secondo pensiero va a Carlo, Claudio, Enrico e Luciano, che stanno pagando un prezzo troppo alto solo perché ricoprivano un ruolo. Sicuramente dobbiamo aspettare di leggere la sentenza, ma da sindaco, queste notizie ti fanno perdere qualsiasi voglia. Possiamo mettere tanti cartelli di segnalazione, avvisi di pericolo, ma possibile che non si riesca a capire che una pietra caduta da più di 200 metri può essere anche una fatalità? In un passaggio il Pm dice: "Il sindaco non è un mero spettatore del suo territorio ma deve vigilare". Io mi rifiuto persino di commentarla. Noi ci mettiamo sempre la faccia, ci assumiamo qualsiasi responsabilità per il bene comune, ma così non è più possibile continuare. Fare il sindaco - chiude Giangiordano - ti può dare tante soddisfazioni, però dopo queste notizie non ci dobbiamo chiedere perché nessuno lo voglia più fare".

Solidarizza anche Vincenzo Muratelli, sindaco di Altino, che aggiunge: “Voglio certamente comprendere il dolore e la ricerca di giustizia da parte dei famigliari della vittima che questo episodio drammatico causò e che rappresenta certo un fatto irreversibile e straziante per tutti i famigliari verso i quali esprimo rispetto e solidarietà, ma nello stesso tempo vorrei stringermi agli amministratori e alle loro famiglie che a vario livello sono stati riconosciuti responsabili di questo drammatico evento. Dice bene il sindaco di Lama dei Peligni, Tiziana Di Renzo, chiedendosi se ne vale la pena. Mai come in questo caso una sentenza, che certamente va rispettata, è difficile da leggere come giusta per la natura dell'evento e per le circostanze nelle quali si verificò".

WALTER BERGHELLA  

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