Chieti. Università telematica della 'd'Annunzio' usata come bancomat: 5 arresti

Usavano come un bancomat le casse dell'Unidav, l'Università telematica della "Gabriele d'Annunzio". Per questo in cinque sono finiti agli arresti: tre di essi sono in carcere e due ai domiciliari. I provvedimenti di custodia cautelare sono stati emessi,  dal gip di Chieti Isabella Maria Allieri, nell'ambito di una inchiesta nella quale risultano inquisiti in 18, tutti italiani: 16 sono residenti in Abruzzo, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio e Campania e due  in Svizzera e Romania. Sono accusati di peculato, riciclaggio, autoriciclaggio e abuso d'ufficio. 

Nei guai l'ex rettore della "d'Annunzio", Franco Cuccurullo, nella duplice veste di membro del Senato accademico e del Cda di Unidav; i componenti del Senato accademico dell'ateneo telematico Lucia Genovese, Fausta Guarriello, Saverio Santamaita e Massimo Sargiacomo; il direttore generale Alberto Rimicci; il presidente del Cda Tommaso Marvasi e i membri Angelo Ambrosio e Francesco Montera; l'impiegato, Ernestino Di Febo, Fabrizio Cilli, figlio del professore, Andrea Botti e Cristiano Diodati, legale rappresentante della Infobasic srl. Le misure cautelari sono a carico dell'ex direttore generale Alberto Rimicci; di due ex consiglieri di amministrazione, di un dipendente della "Da Vinci", tre imprenditori e un basista che vive in Romania. Contestualmente è partito anche il sequestro preventivo di beni  e conti correnti bancari per un valore di oltre ottocentomila euro sia in Italia che in Svizzera, in Slovacchia e a Malta. 

Gli accertamenti, coordinati dal sostituto procuratore di Chieti, Giancarlo Ciani, e condotti dai carabinieri di Chieti e dalle Fiamme gialle, hanno portato alla luce fiumi di soldi sottratti all'Unidav per creare fondazioni e società: in un caso particolare, poi, era stata costituita una società con oltre centomila euro che fungeva da schermo per drenare denaro con falsi contratti di formazione.

Gli inquirenti hanno accertato frodi, appropriazione e falsificazione di documenti sul larga scala: l'unico obiettivo era depredare le casse dell'Università telematica "Leonardo da Vinci", con sede a Torrevecchia Teatina (Ch). Un flusso di denaro che veniva utilizzato a vari fini: per la costituzione di società e fondazioni, come la Fondazione Ceria Lugano; per il pagamento di fatture a scopo personale e per la gestione di aziende di personaggi collegati al consiglio d'amministrazione. Contestato anche un abuso di atti di ufficio per la nomina illegittima a professore universitario, di informatica, di Antonio Cilli, nomina effettuata in assenza di uno specifico progetto di ricerca e in assenza di copertura finanziaria. A suo favore uno stipendio di 2.563 euro al mese. 

"Abbiamo neutralizzato una banda di affaristi che per oltre due anni hanno speso allegramente, senza ritegno, al loro uso e consumo, i fondi dell'università - spiega il procuratore capo di Chieti, Francesco Testa, in conferenza stampa - con l'obiettivo di creare nuovi enti e nuove società in Italia e all'estero: vere proprie scatole cinesi nate per accaparrarsi risorse pubbliche e fondi comunitari che avrebbero dovuto essere invece destinati alle attività di istruzione e formazione. In un caso, addirittura, - aggiunge - abbiamo accertato la distrazione di fondi per pagare i creditori di una società maltese che faceva da drenante di denaro. Le indagini sono scattate dopo alcune segnalazioni". Tra cui un esposto informativo inviato alla Procura, il 29 dicembre 2017, dal professor Luigi Capasso, presidente della Fondazione Uda, sulla base di analisi dei documenti di governance dell'Università e dei flussi finanziari. "Grande collaborazione dell'attività giudiziaria coordinata dal colonnello dei carabinieri, Florimondo Forleo, e dal colonnello della Guardia di finanza, Serafino Fiore".

"Nell'ambito della cooperazione internazionale - sottolinea Testa- c'è stata sinergia: abbiamo richiesto e ottenuto risposte immediate sia nell'esecuzione di ordini di indagini europee che di tradizionali rogatorie anche da Paesi che non fanno parte dell'Ue e mi riferisco in particolare a Slovacchia, Svizzera, a Malta e alla Romania. Restano ancora da chiarire l'origine dei fondi provenienti dalla Slovacchia ed erogati dalla Comunità europea, così come sono da approfondire gli aspetti dell'aggiudicazione del bando di concorso". Sono tuttora in corso 22 perquisizioni e a breve si procederà ad informare il ministero dell'Istruzione per eventuali provvedimenti amministrativi. 

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