Lanciano. Camici bianchi e motociclette per l'ultimo saluto ad Ariodante. 'Buon viaggio, Artù'
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I camici bianchi, a rendergli omaggio, e le motociclette, che sono state sua immensa passione, rimaste in silenzio.

Si sono svolti ieri, nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, ad Olmo di Riccio, quartiere dove abitava con la famiglia, i funerali di Arturo Ariodante, 55 anni, gessista nel reparto Ortopedia dell’ospedale "Floraspe Renzetti di Lanciano".

L'infermiere è morto mercoledì scorso, in un incidente sulla strada 487, tra Passo San Leonardo e Pacentro (Aq), comune che voleva raggiungere. Ma mentre era sulla sua Ktm, e guidava un piccolo gruppo di centauri, è andato dritto contro la parete rocciosa che cinge una parte dell'arteria. Lo schianto è stato letale: non gli ha lasciato scampo. Inutile qualsiasi tentativo di rianimarlo.

In tanti alle esequie, in tanti si sono stretti alla moglie Patrizia, anch’ella infermiera, e ai figli Francesca e Giacomo. Tra loro, dirigenti della Asl Lanciano-Vasto-Chieti, il responsabile di Ortopedia, Luigi De Fanis, colleghi e medici e anche sanitari in pensione e gli allievi della Scuola infermieri dove insegnava e che hanno voluto tributargli l’ultimo saluto. "Un professionista stimato e sempre disponibile, che amava il proprio lavoro che svolgeva con dedizione, e dalla travolgente simpatia": così lo descrivono tutti coloro che lo conoscevano, rimasti sconvolti dall'accaduto. E ripetono: "Non doveva finire così". 

Una paziente, Irene, sul suo profilo Facebook, ricorda: "Sono arrivata da te dieci giorni fa, incidente in moto, piangevo dal dolore, mi hai curato le ferite come forse solo un padre sa fare. Oggi alle 15 avevamo un’altra medicazione, avevamo scelto insieme quest’ora proprio perché volevi esserci tu. Ore 16.20. La medicazione l’ho fatta. Le ferite sono quasi guarite… ma io continuo a piangere.. e questa volta non è per il dolore delle ferite. Grazie Arturo". E Luigi: "Era gentilissimo e trasmetteva allegria, riuscendo ad incoraggiare noi pazienti". E Sabrina, sua ex allieva: "Unico ed inimitabile, che fortuna e che onore averlo potuto conoscere... Conserverò con gelosia le cose che mi ha insegnato, una volta mi disse: "Ricordati che tu hai un arma in più rispetto agli altri. Il sorriso. Sembra una stupidaggine ma in ospedale è importante. Spezza la tensione e facilita il lavoro. Non perderlo mai". Prometto che non darò mai niente per scontato e non perderò mai il sorriso, neanche nei momenti difficili, prof...".

Presenti, davanti al santuario, anche una cinquantina di motociclisti, con cui spesso organizzava uscite e raduni, immersi nella natura, alla scoperta di paesaggi e paesi. I compagni di escursioni non sono mancati all'ultimo appuntamento con l'amico che li ha lasciati. "Lo vogliamo ricordare in sella, sempre pronto a partire". 

All'uscita del feretro dalla chiesa, ad attenderlo due ali di folla e un lungo applauso. "Buon viaggio, Artù". 10 ago. 2024

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Foto ANDREA FRANCO COLACIOPPO

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