Omicidio Torino di Sangro. La quarantena in carcere blocca deposizione Giannichi

Avrebbe dovuto essere il suo giorno, quello in cui avrebbe dovuto raccontare alla Corte d’Assise di Lanciano (Ch) come ha ucciso la moglie Luisa Ciarelli, 65 anni, il 29 novembre del 2019 nella boscaglia di via Montesecco a Torino di Sangro (Ch).

Domenico Giannichi, 69 anni, di Torino di Sangro, difeso dall’avvocato Alberto Paone, l'altro ieri è stato fermato dalla quarantena da Covid-19. Il 31 maggio, con altri 19 detenuti, è stato trasferito dal carcere di Vasto (Ch) a quello di Pescara (Ch) e lo spostamento da una casa circondariale all'altra prevede l'isolamento da coronavirus per due settimane. Per difendersi dall’accusa di omicidio volontario della moglie aggravato dal rapporto di coniugio, da futili motivi e crudeltà, bisognerà attendere il 24 settembre, con la quarta udienza.

Nell'ultima, invece, l’istruttoria dibattimentale è ruotata tutto sullo scontro tra periti riduardo alle cause che hanno portato alla morte della moglie, presa più volte a bastonate sulla testa con un pezzo di ramo d’albero, poi afferrata al collo procurandole una insufficienza respiratoria. Ha deposto per primo Cristian D’Ovidio, consulente del procuratore di Vasto Giampiero Di Florio. Il medico legale ha confermato il decesso per torsione del collo che ha provocato una sublussazione rotatoria atlanto – epistrofea, con interessamento del midollo, fatto non usuale. In aula non è uscito mai il termine volontarietà, ma l’esito dello studio porta a concludere che, dopo che Luisia è stata pestata di botte, sia in ginocchio che distesa a terra, è stata strozzata dalla micidiale stretta delle mani del coniuge che le hanno lussato le vertebre del collo 5 e c 2, con susseguente decesso. Dunque l’ha uccisa, per una serie di concause, senza che la donna avesse potuto avere la capacità di difendersi; è solo riuscita graffiare il viso dell’uxoricida.

A queste conclusioni ha fatto da contraltare quella del perito di difesa Raffaele Ciccarese secondo cui sono indubbie le botte sferrate, ma non c’è stata lesione dell’arteria, solo interessamento della cartilagine del collo. Nessuno strozzamento con torsione. Aggressione non letale perché una manovra di lussazione del collo volontaria sarebbe stata impossibile, anche per la forza necessaria, da porre in essere da Giannichi, che era frontale alla moglie e questa una mano l’aveva sul suo viso. Altri testi hanno riferito delle condizioni psichiche di Giannichi. La difesa persegue l’incapacità di intendere e volere per ottenere derubricazione in omicidio preterintenzionale. Il presidente Massimo Canosa, giudice a latere Maria Rosaria Boncompagni, più sei giudici popolari, hanno fissato un’udienza pure all’8 ottobre per sentire medici che curavano Giannichi. Con altra data ci sarà sentenza. 13 giu. 2021

Walter Berghella

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