San Vito. Eremo Dannunziano. 'I turisti non passino davanti a quella camera da letto'

Per entrare nella stanza dove visse, per un'estate, Gabriele D’Annunzio, camera zeppa di arredi storici, manoscritti e libri d’epoca, non si deve passare davanti alla camera da letto di uno dei comproprietari della Casa museo, in località Portelle a San Vito Chietino.

La prima sezione del Tar di Pescara demolisce tutti i provvedimenti amministrativi decisi dal 2013 al 2020 dal Comune di San Vito per l’istituzione della servitù di passaggio dalla scalinata posteriore che interseca la porzione di abitazione del ricorrente Giustino Verì, difeso dagli avvocati Vincenzo Antonucci e Alberto Paone. In quella'abitazione, nel 1889, il Vate scrisse il romanzo "Il Trionfo della Morte", concluso nel 1894, e vi ospitò la sua amata Elvita Natalia Fraternali Leoni, chiamata Barbarella, i cui resti sono stati lì traslati il 10 agosto 2010, provenienti dal cimitero il Verano di Roma. Nel 2016 per tanta ricchezza culturale e ricordi di passioni tra i due focosi amanti è nato il Parco letterario Dannunziano. Nelle scorse settimane l’Eremo è stato di nuovo scelto, col solito enorme afflusso di turisti, dalla campagna Fai. Dopo un lungo contenzioso giudiziario il Tar si è pronunciato definitivamente accogliendo il ricorso di Verì e annullando i provvedimenti impugnati. Il Comune, difeso dall’avvocato Diego De Carolis, è stato anche condannato al rimbosco delle spese legali del ricorrente per 3.500 euro oltre ad accessori. Il collegio, presidente Paolo Passoni, Renata Emma Ianigro, consigliere estensore e Giovanni Giardino, referendario, ha infine ordinato che la sentenza sia eseguita dal Comune.

Insomma bisogna trovare un altro ingresso alla stanza museo, donata alla città nel 1961 dall’ex sindaco Ermenegildo Ciampoli a scopo di istruzione, educazione e turismo, oppure continuare ad entrare dalla scalinata interna che insiste sulla proprietà appartenente alla famiglia del notaio De Rosa - Di Cintio, di Pescara, generosi magnati culturali e d’arte che hanno sempre gentilmente consesso l’accesso. Il Tribunale amministrativo regionale motiva: "La circostanza secondo cui il Comune deterrebbe una servitù di passaggio sulla particella di Verì non è risultata comprovata dall’istruttoria, dal momento che il Comune non ha documentato, né dedotto alcunché all’effettiva esistenza in atto di un valido titolo giuridico di accesso attraverso la corte comune ad altri proprietari su cui poggia la scala di proprietà esclusiva del ricorrente. Ciò inficia evidentemente la legittimità delle determinazioni assunte in cui, nella valutazione della convenienza economica e del minor sacrificio imposto al privato, non si è dato conto dell’intero percorso che l’utenza avrebbe dovuto utilizzare per accedere all’Eramo, e non si è documentata l’effettiva esistenza di un valido ed incontestato titolo giuridico per rendere accessibile e fruibile al pubblico l’Eremo dalla scalinata prescelta".

I giudici ricordano inoltre che: "Se non sistematicamente, comunque per un periodo di tempo dal 1989, l’accesso all’Eremo era stato effettivamente garantito, sempre per tolleranza, anche attraverso la proprietà di Maria Laura Di Cintio, che non si è costituita in giudizio, al cui interno insiste peraltro la tomba di Barbara Leoni, indubbiamente collegata alla memoria dannunziana dei luoghi, come evincibile dalla delibera dell’istituendo parco letterario. Stretto collegamento tra l’Eremo e la tomba di Barbarella, compagna del poeta durante il soggiorno sanvitese". Il Tar boccia tutto per le interferenze abitative, l’incursione nella privacy domestica e per l’ esercizio sviato del potere. Atteso eventuale ricorso.

Walter Berghella

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