Uccisione Amarena. L'indagato: 'Minacce di morte continue...'. Il Parco parte civile. Gli orsetti si sono separati
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"Sono giorni che non dormo e non mangio, non vivo più". Telefonate di minacce e di morte ricevute. "Ti uccidiamo", "Farai la stessa fine dell’orsa", "Anche la tua famiglia è in pericolo", sono alcuni dei messaggi anonimi che gli sono arrivati. 

Andrea Leombruni (nella foto), il 56enne che ha ucciso a fucilate l'orsa Amarena, esemplare di circa 10 anni,  davanti alla sua abitazione a San Benedetto dei Marsi (Aq) ha presentato denuncia ai carabinieri. "Hanno perfino chiamato mia madre 85enne – afferma –. Tutta la mia famiglia, comprese le figlie, è sotto una gogna". Anche sui social si chiede vendetta. Vicino all'abitazione è comparso un disegno sul muro: un teschio con busto che imbraccia un fucile da caccia. E’ stato cancellato con vernice rossa. C’è sempre qualcuno che fa da sentinella sul balcone di casa, comunque piantonata dai carabinieri

Leombruni mostra il punto dove ha esploso il colpo, nel pollaio di sua proprietà, là dove ora ci sono le trappole con esche per acchiappare i due cuccioli orfani piazzate dal Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, di cui Amarena era diventata prezioso simbolo. "E' successo qui in uno spazio piccolissimo io mi ero appostato per vedere chi fosse, mi sono trovato all'improvviso quest'orso ed ho fatto fuoco, non ho mirato, il fucile aveva un solo colpo. I carabinieri li ho chiamati io. Ora viviamo un martirio".

Anche la moglie si sfoga: "Non è giusta questa violenza che ci stanno facendo, c'è la Procura che indaga, sono loro i titolati a farlo, a giudicare, noi sicuramente saremo puniti e ripeto giustamente, ma perché dobbiamo vivere sotto scorta? Perché dobbiamo aver paura?" Intanto alcuni uomini girano di ronda intorno all'abitazione dell'indagato: "E' una brava persona, ha sicuramente sbagliato ma basta con la persecuzione e l'istigazione all'odio. Qui non siamo pro o contro un orso qui, noi stiamo parlando di un padre di famiglia, un lavoratore che non esce di casa da giorni e sta come uno straccio buttato a letto...". 

E in paese riferiscono: "All'uomo hanno detto "Ti brucio il negozio"; ma l'attività non è solo la sua, è anche del fratello e della madre anziana, che vive proprio sopra alla norcineria. La situazione sta sfuggendo di mano... Non giustifichiamo il gesto, mai, perché Amarena qui era amata da tutti. Però adesso stanno mettendo alla gogna una intera comuità. E non è giusto questo". 

"Confondere il tema della legittima difesa con lo sparare all'orso è un esercizio di retorica e un sofismo che serve a giustificare l'ingiustificabile. Un conto è trovarsi dentro casa, dentro casa, non nel pollaio, un bandito armato che potrebbe fare del male a te, a tua moglie e alle tue figlie, e non sai mai con chi hai a che fare e un conto è uscire di casa per aver sentito rumori. E credo poco che fosse accaduto per caso o colto dallo spavento", afferma il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, intervenendo durante l'appuntamento quotidiano con il "Tg4 Diario del Giorno", invitando comunque a non strumentalizzare il gesto compiuto.

Vanno avanti le ricerche dei due orsetti, figli di Amarena, dispersi dopo che la mamma è stata ammazzata. E, a tal proposito, il sindaco di San Benedetto dei Marsi, Antonio Cerasani, ha emanato un’ordinanza contingibile e urgente per la gestione delle criticità relative alla loro ricerca e cattura. Si tenta di impedire ai curiosi di avvicinarsi alla zona delle ricerche e di peggiorare quindi la situazione. Gli orsetti, infatti, sono impauriti. L’ordinanza, sinteticamente, prevede il divieto di avvicinarsi a esemplari di orso bruno marsicano a piedi, in auto o con qualunque altro mezzo; il divieto di illuminare, con qualsiasi lampada e/o altre fonti luminose, gli esemplari di orso bruno marsicano al fine di avvistarli e/o fotografarli, filmarli etc.; il divieto di alimentare gli esemplari di orso bruno marsicano in qualsiasi modo anche rendendo disponibili fonti trofiche destinate a specie animali domestiche (mangiatoie e carotai per animali da allevamento); il divieto di occupare la strada per avvistare od avvicinarsi agli orsi; divieto di avvicinarsi alle squadre specializzate impegnate nella ricerca su tutto il territorio al fine di evitare il disturbo dello svolgimento delle operazioni; il divieto di assembramenti durante il periodo delle ricerche dei plantigradi al fine di ridurre al minimo i rischi per gli stessi orsi e per l’incolumità pubblica.

Scrive il Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise su Facebook: "Dopo l’uccisione di Amarena giovedì notte, gli sforzi si sono concentrati sulla ricerca dei cuccioli, nell’attesa di avere i risultati della necroscopia e della perizia balistica che faranno sicuramente luce sulla reale dinamica dei fatti che hanno portato alla morte di Amarena. Si sta lavorando in un ambiente non proprio facile: la periferia orientale del Fucino, dove tra coltivazioni, campi di mais, capannoni e la vastità del territorio non è certo facile trovare due cuccioli di circa otto mesi che possono facilmente nascondersi in mezzo alle sterpaglie, le coltivazioni e che sono fortemente spaventati perché hanno perso la mamma. Sono stati avvistati sempre di notte, ma i tentativi di cattura, con diversi strumenti, ad ora, non hanno dato i risultati sperati. La cattura è oltremodo difficile perché stiamo parlando di due orsi che non è possibile catturare coi metodi tradizionali (laccio di Aldrich, trappola a tubo o teleanestesia) e non li si può prendere come se fossero due cuccioli di cane o di gatto. Risulta fortemente necessario procedere alla loro cattura riducendo al massimo lo stress, per poi poter capire le condizioni di salute generale e decidere il da farsi".

"Dopo quattro giorni di ricerche ininterrotte - viene ancora spiegato - abbiamo la consapevolezza che i cuccioli dovrebbero essere entrambi ancora vivi e che si sono separati. Possiamo confermare che i due sono molto mobili e attivi sul territorio, tanto che sono stati avvistati nei dintorni di due centri abitati situati all'interno del perimetro del Parco (a circa 25 Km di distanza da San Benedetto dei Marsi), anche se in momenti diversi", riferisce il Parco. "Proseguono e proseguiranno senza sosta le attività di ricerca, con l'obiettivo di tentare una cattura, ove necessario, e confermare l'effettiva separazione dei due cuccioli in luoghi diversi, escludendo così la possibilità di un doppio avvistamento dello stesso cucciolo - spiega il Parco - A margine degli aggiornamenti sulle operazioni di ricerca, è importante sottolineare che la loro mobilità è un elemento che fa ben sperare sulle condizioni di salute dei cuccioli e sulla loro capacità di sopravvivenza".

"Stiamo operando - viene aggiunto - secondo i protocolli operativi approvati dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, previo parere di Ispra, con cui siamo in continuo raccordo, ed abbiamo anche contattato tecnici internazionali, esperti di recupero di cuccioli orfanii. E' sicuramente una corsa contro il tempo e per questo è facile immaginare lo stato d’animo con il quale tutti i guardiaparco, i biologi, i veterinari, i carabinieri e i forestali stanno lavorando".

E il Consiglio direttivo del Parco ha deliberato, proprio oggi, al termine di una riunione, la costituzione di parte civile nel procedimento contro lo sparatore. L'orsa - ha detto nell'incontro il direttore Luciano Sammarone - "è stata uccisa irresponsabilmente all’insegna di quel mix di violenza ingiustificata e piagnisteo autoassolutorio che, purtroppo, costituisce un altro segno dei tempi dei tanti, troppi balordi presenti nell’Italia contemporanea. L’orsa, va ricordato, non aveva mai generato problemi all’uomo, e quando aveva prodotto qualche danno ad attività agricole o zootecniche, il Parco si era sempre prontamente attivato per indennizzarle. Nel dramma, l’emozione che suscita questo delitto nell’opinione pubblica ci dice che, nonostante tutto, sono tanti e tante i nostri concittadini consapevoli e dotati di una giusta sensibilità nei confronti degli ecosistemi. Coloro che vogliono vivere in armonia con quella natura di cui siamo parte integrante e non un infestante prevaricatore".

"Gli accertamenti - ha proseguito  - hanno consentito di rilevare che l’uomo ha sparato con un calibro 12 sovrapposto, regolarmente detenuto, mentre è da verificare il tipo di munizione utilizzata: palla unica (vietata per legge, e quindi aggravante al fatto) o munizione spezzata. Altro aspetto da chiarire sono le condizioni in cui sono maturati i fatti, giacché l’uomo ha dichiarato di essersi spaventato, ma ha avuto comunque il tempo di prelevare il fucile da caccia e le munizioni, che dovrebbero essere custodite in due armadi blindati separati, uscire nel cortile di casa e sparare. Tutte circostanze che sono oggetto di indagine a cura dei militari dell’Arma della locale stazione carabinieri e della Procura di Avezzano".

Anche l'associazione Appennino Ecosistema annuncia che, non appena il procedimento penale contro il responsabile dell'uccisione, sarà formalizzato, proporrà la sua costituzione come parte civile. 04 set. 2023

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Foto FRANCESCO LEMMA

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