Njie Albagie, detto Gino, 19 anni del Gambia, gioca come punta nella Juniores del Lanciano Calcio e frequenta la scuola tecnica turistica a Miglianico (Ch). Oltre a darsi da fare come aiuto cuoco, attività che non gli porta molti soldi, per carità, ma tanti quanti bastano a dargli un minimo di autonomia. "Io mi trovo bene a Lanciano - dice -. Ho tanti amici. Prima di qui sono stato a Penne, a Pescara e a Chieti. Ma è questo il posto giusto... E mi fa troppo male dover andare via...". Lo dice col cuore, un po' perso, ma deciso, nella sua maglietta rossa.
E' una delle storie d'integrazione che si dipanano dal Centro migranti di Villa Elce a Lanciano (Ch), che da domani sarà smantellato. Dopo tre anni chiude. Perché, dopo tre anni, dalle ispezioni effettuate qualche giorno fa da Asl, Croce Rossa e vigili del fuoco, su disposizione della Prefettura di Chieti, è emerso che l'edificio, che accoglie attualmente 15 giovani, strutturalmente non è in regola. Finora, però, misteri del Belpaese, a norma lo era sempre stato. In quello stabile, in cui sono state rilevate irregolarità - hanno sentenziato i recenti controlli - possono stare solo quattro immigrati... Così la cooperativa che gestisce il posto, la Versoprobo di Vercelli, ha deciso di non dover tenere più aperto. Gli ospiti, quindi, devono essere trasferiti. Dove, al momento, non è dato saperlo.
"In questi anni - dice Gianni Orecchioni, della onlus "Davide Orecchioni" in un incontro che si svolge all'esterno del Centro - sono stati portati avanti progetti d'integrazione, come quello di alfabetizzazione linguistica della scuola "Penny Wirton" di Lanciano". Percorsi formativi - attuati anche da Croce Rossa e dall'associazione Lanciano Lab - che hanno aiutato i ragazzi ad inserirsi nel tessuto socio-culturale e a trovare occupazione. "Alcuni di loro - aggiunge Orecchioni - sono ormai diventati autonomi: hanno una casa in affitto e hanno un lavoro. Altri stanno studiando". Enayet, 20 anni, del Bangladesh, lavora in un'azienda agricola; Salamun, anch'egli 20 anni, in un ristorante cinese; Alfonsino (il suo nome italiano) fa il giardiniere...
"Sradicarli da questo territorio - aggiunge Dora Bendotti, assessore alle Politiche sociali del Comune di Lanciano - significa togliere loro opportunità. E trattarli come pacchi postali". "Questi giovani - fa presente Angelo Laccisaglia, capogruppo del Partito democratico in Consiglio comunale a Lanciano - sono stati impegnati anche in lavori socialmente utili e non hanno mai dato problemi. C'è poi la questione degli operatori del Centro: ne sono già stati licenziati cinque e per altri tre da domani saranno... vacanze forzate". "La città - evidenzia Leo Marongiu, presidente del Consiglio comunale di Lanciano - , superati gli iniziali Infondati timori, ha dato prova di civiltà e di cittadinanza attiva nell'accogliere questi ragazzi".
Quale il futuro per loro? Al momento è un'incognita. L'unica certezza è che saranno spostati in altri Cas (Centro di accoglienza straordinaria) o Sprar. "Porteremo questo caso all'attenzione della commissione per le Politiche dell'immigrazione - dice l'ex assessore regionale Silvio Paolucci -. Quello che sta accadendo è frutto di un contesto politico radicalmente mutato".