Mobilitazione in atto a Mozzagrogna (Ch) contro la richiesta di installare una mega antenna di telefonia mobile 5G nella frazione di Villa Romagnoli, in Via Pertini, in mezzo alle case.
L'istanza della Inwit Spa Telecom, è stata respinta dal Consiglio comunale e dal sindaco stesso, Domenico Cianfrone, mentre in breve tempo l’intera comunità, sostenuta da associazioni e dalle stesse istituzioni, si è... armata contro il progetto. Si è formato il comitato “Noi ci siamo”, guidato dall’imprenditore Luciano Cerrone che, insieme alle istituzioni, al primo cittadino e a tutto il Consiglio, si dice pronto "a dare battaglia contro la realizzazione dell’impianto" che dovrebbe spuntare su un terreno privato.
“Indagini preliminari effettuate da specialisti, ci hanno consentito di constatare che nella zona dove dovrà essere costruita l’antenna, siamo già al 45% del livello di onde elettromagnetiche consentito dalla legge – spiega, ad Abruzzolive.tv, il sindaco Cianfrone -. Con la costruzione dell’impianto potremmo superare abbondantemente quei livelli e inoltre il danno che ne deriverebbe, anche dal punto di vista della svalutazione immobiliare, non è irrilevante. L'insieme delle questioni è da tenere in debita considerazione".
E a tenere in considerazione tutti i fattori di rischio è stato il Suap (Sportello Unico delle Attività) del Sangro Aventino, a cui la documentazione è stata presentata dalla società di telecomunicazioni.
“Questa mattina – afferma il sindaco – l’Ufficio tecnico municipale mi ha comunicato che il Suap ha rigettato il progetto firmato Inwit Spa Telecom. Non finisce così, certo, ma questa decisione ci lascia ben sperare. Mi confronterò il prima possibile con la cittadinanza per capire il da farsi – conclude Cianfrone – e, dopo il parere negativo del Suap, all'antenna, in pieno centro abitato e in prossimità di tanti servizi pubblici, siamo ancora più determinati a cercare e a trovare una soluzione che tuteli la comunità”.
Il Suap per valutare i progetti di questo specifico caso si è avvalso del parere, oltre che del Comune, che ha detto no, anche dell’Arta (Agenzia Regionale per la Tutela dell’Ambiente). L’Arta, che ha una sezione interna interamente dedicata alla prevenzione, allo studio e al monitoraggio dei campi elettromagnetici, avrebbe, dopo aver fatto dei calcoli, dato l'ok al progetto, ritenendolo "non pericoloso per la salute pubblica, salvo modifiche urbanistiche e indicazioni differenti del Piano urbanistico".
Ma cos’è un impianto 5G e quanto nuoce alla salute?
Una rete 5G (acronimo di 5th Generations) ovvero la quinta generazione di tecnologie radiomobili per i cellulari, è una rete che sfrutta alcuni tipi di onde elettromagnetiche definite RF (Radio Frequenze) oppure onde radio. Queste onde elettromagnetiche sfruttano una fascia precisa di frequenza, ovvero un’ampiezza delle onde, che va da 694 MHz (megahertz) fino ad un massimo di 27,5 GHz (gigahertz). Un telefono cellulare ad esempio emette delle onde radio comprese tra i 30 kilohertz e 300 gigahertz. Il televisore, la radio della nostra macchina, il wi-fi di casa ed altri ancora, sono tutti dispositivi che utilizzano onde radio per il loro funzionamento.
Quindi se un impianto di telefonia mobile 5G è paragonabile a qualunque dispositivo che emette la sua stessa frequenza, e quindi la sua stessa ampiezza delle onde, cosa differenzia il danno che potrebbe arrecare?
Sintetizzando gli studi dell’Organizzazione Mondiale delle Sanità (OMS), l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), L’International Agency for Research on Cancer (IARC) si può affermare che “non ci sono indicazioni su una maggiore nocività delle emissioni da impianti 5G rispetto a quelle provenienti da impianti per telecomunicazione già da tempo installati sul territorio”.
Effettivamente per farci un’idea della pericolosità delle onde elettromagnetiche non dobbiamo prendere in esame l’ampiezza delle onde ma l’intensità del campo elettromagnetico che si misura in Volt su Metro (V/m). Va da sé che maggiore è la distanza da un’antenna radio e minore è l’intensità alla quale siamo esposti alle onde radio. Secondo due studi effettuati e pubblicati nel 2018 dall’US National Toxicology Programme (NTP) e dall’Istituto Ramazzini di Bologna, l’esposizione continua di alcuni roditori da laboratorio ad una radiofrequenza di 50V/m per un periodo che va dalla formazione dell’embrione del roditore fino alla sua morte, avrebbe evidenziato la presenza del processo di sviluppo di tumori negli animali presi in esame.
L’antenna 5G proposta a Villa Romagnoli, dell'altezza di 40 metri, che svetterebbe sui tetti del borgo, non può sorgere in prossimità di un centro abitato che comporti un’intensità maggiore di 15V/m come prescritto dalla legge vigente. "Bisogna salvaguardare la salute collettiva - afferma Luciano Cerrone -, per ciò abbiamo avviato una raccolta firme. La popolazione è fermamente contraria all'iniziativa. La petizione si può firmare in tutte le attività del nostro territorio, nei circoli, bar, negozi e nelle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria.[…] Questo è il momento di impostare una resistenza da parte della comunità e delle istituzioni, affinché si sposti il progetto altrove. Tra l'altro nelle vicinanze, a Santa Maria Imbaro (Ch), c'è già un'antenna... si usi quella...". 21 ott. 2024
MARIANO PELLICCIARO
@RIPRODUZIONE VIETATA