Alle urne con... i doposci. Fissata la data delle elezioni regionali, in Abruzzo è rissa. Il presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli, ha stabilito che si andrà alle urne il 10 febbraio 2019 per rinnovare il presidente della giunta e il Consiglio. La decisione è stata presa d'intesa con la presidente della Corte d'appello dell'Aquila, Fabrizia Francabandera, e sentito il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio. Ma questioni meteo hanno alzato i toni dello scontro. Il "febbraio febbraietto corto corto e maledetto..." non convince i più. Non piace al centrodestra, soprattutto, che accusa il Pd di voler continuare ad ogni costo ad amministrare. E si è scatenato il putiferio, soprattutto pensando all’eventuale gelo che in quel periodo generalmente avvinghia l’Abruzzo e le sue zone d’altura. Mauro Febbo, di Forza Italia, tira fuori un elenco di Comuni, circa un centinaio sui 305 complessivi, collocati oltre i mille metri di quota. "Un atto da irresponsabile - buttà lì -: tutti sanno bene cosa siano in Abruzzo i famosi giorni della merla: i più freddi dell'anno". "Riteniamo inaccettabile questa data - dichiarano in una nota congiunta i coordinatori regionali del centrodestra, Nazario Pagano (Fi), Giuseppe Bellachioma (Lega), Etel Sigismondi e Giandonato Morra (Fdi) ed Enrico di Giuseppantonio (Udc) -. Lo Statuto - aggiungono - prevede, infatti, che si vada a votare passati i 90 giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale, non dopo 120, come suggerito da una forzatura interpretativa della norma proposta dal Pd, che è poi arrivato a proporre la data di febbraio utilizzando come scusa quella delle vacanze di Natale. Sarebbe ben possibile infatti, andare al voto il 23 dicembre: del resto, nel 2008 si andò il 15". "Il desiderio della giunta D'Alfonso di rimanere altri tre mesi al governo della Regione - precisa Pagano - contrasta profondamente con l'interesse dei cittadini. Per non parlare del fatto che continuare a pagare lo stipendio a 31 fra consiglieri e assessori che possono compiere solo atti indifferibili ed urgenti è un enorme spreco di denaro pubblico ". E Bellachioma aggiunge: "Stiamo valutando un ricorso al Tar, ma se non dovessimo riuscire ad anticipare la data delle elezioni e ci costringessero ad andare a votare fra neve e ghiaccio, allora che preparino giacca a vento e Moon Boot, perché sarà una campagna elettorale memorabile, dopo la quale chi rappresenterà il Pd non avrà nemmeno la forza di tornare a casa". Nella mischia anche Maurizio Gasparri, che presiede il tavolo per le elezioni regionali e amministrative di Forza Italia, e Giorgia Meloni, che parlano di “atto irresponsabile che limita la partecipazione”. "La data del voto - replica il segretario reggente del Pd Abruzzo, Renzo Di Sabatino - è stata scelta all'esito di un lavoro svolto in un clima di serenità e nel rispetto di norme e tempistica. Scomposte e sgangherate le esternazioni di alcuni esponenti del centrodestra e del M5s – continua -. Bene comunque l’annuncio di rivolgersi a dei legali, che sono certo spiegheranno loro l'inutilità di un ricorso in sede giudiziaria. E’ sempre utile ricordarlo, il centrodestra solo cinque anni fa approvò una norma che consentì di andare al voto addirittura oltre la metà di marzo, di fatto per allungare la legislatura Chiodi di ben sei mesi. Ed infatti si votò a fine maggio". Insomma, per queste elezioni, si annunciano tuoni e fulmini.
18 settembre 2018
Serena Giannico
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