Luciano D'Alfonso non è più presidente della Regione Abruzzo. Da oggi. Ha scelto il Senato, dove è stato eletto lo scorso 4 marzo, e dice “mi dedicherò all'attività di capogruppo del Pd nella commissione Finanza e Tesoro”. L'aut aut era arrivato nei giorni scorsi dalla Giunta delle elezioni di Palazzo Madama, che ne aveva dichiarato l'incompatibilità: o governatore, o senatore. Finito il tempo delle due cariche, dunque, ricoperte per 158 giorni, mentre siluri partivano da ogni direzione nei suoi confronti. Il testimone lo ha passato al vice presidente della giunta, Giovanni Lolli, che guiderà il governo regionale fino al voto. Quest'ultimo si è messo subito al lavoro. Il suo primo atto è stato di siglare un'intesa con Fiom, Fim e Uilm a tutela degli ex dipendenti della Honeywell di Atessa (Ch), dove ci sono stati 337 licenziamenti. Poi incontro con gli amministratori e i cittadini di Campotosto (Aq), uno “dei centri più disperati d'Abruzzo – afferma Lolli –, tra terremoto e disastri vari”. Domani sarà a Teramo sempre per la questione sisma. “Voglio dare un segnale – fa presente – e cioè che l'attenzione sarà sulle zone con maggior disagio”. Quando si tornerà alle urne? “La data – evidenzia – sarà decisa insieme al presidente del Consiglio regionale e al presidente della Corte d'Appello”. C'è chi ipotizza gli inizi del prossimo anno e chi giurerebbe che le regionali saranno a maggio. Il candidato più probabile del Pd, al momento, pare essere il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, il cui incarico istituzionale scade il prossimo 24 settembre. Anche se D'Alsfonso puntualizza: “Legnini è una risorsa per rivestire ruoli nazionali; il candidato si sceglierà come da Statuto con le primarie”. Aggiunge: “Ci saranno tre liste civiche del centrosinistra e penso almeno 4 candidati presidenti. Per vincere serviranno oltre 200mila preferenze”.
D'Alfonso
fa anche il punto sui 1.500 giorni trascorsi al comando della
Regione. Un bilancio che lo rende orgoglioso: si va dal salvataggio
dei piccoli aeroporti al contratto con le Ferrovie per la tratta
Pescara-Roma; dalla conquista della Zes (zona economica speciale) ai
377 interventi programmati con il Masterplan per 1,5miliardi;
all'edilizia scolastica, ai 300milioni investiti nella depurazione
delle acque, alla banda ultra larga”. Eccetera, eccetera, eccetera.
“Sono stato sottoposto a 53 procedimenti giudiziari – ricorda
ancora -: sempre assolto. Vedremo anche su Pescaraporto e Rigopiano
come andrà a finire...”. L'arrivederci di D'Alfonso fa esultare
molti partiti. “Il presidente-senatore ha sparato gli ultimi fuochi
di artificio per coprire la sua fuga a Roma – tuona Maurizio
Acerbo, segretario Prc - . Se è stato così bravo come millanta nei
suoi monologhi perché non si ricandida come presidente della
Regione? In realtà scappa dal suo fallimento e lo fa con una
celebrazione della sua incoerenza. Di “narcisismo incurabile” di
D'Alfonso e “del peggior presidente possibile”, parlano in molti,
dai 5Stelle, che hanno attaccato duramente D'Alfonso sul doppio
incarico, a Forza Italia.
I consiglieri LorenzoSospiri e
Mauro Febbo, di Fi: “Abbiamo perso quattro anni per correre dietro
ai voleri personali del presidente. In questi quattro anni si è
registrato un crollo degli occupati nel vari settori, senza contare
che come Regione siamo penultimi nella spesa di fondi Fesr. Tutto
questo con i cittadini a farne le spese e con il record del maggior
numero di famiglie in stato di povertà. Situazione impietosa”. “E'
la fine di un incubo”, commenta Fratelli d'Italia.
09 agosto
2018
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