Il sindaco, Salvatore Lagatta, ha la denuncia pronta. "Intendo presentarla, per omessa bonifica, contro il ministero dell’Ambiente". Che gli ha comunicato l’avvio delle procedure per l'annullamento dell'appalto per la bonifica di due delle discariche di veleni del suo paese, Bussi sul Tirino (Pescara).
Al centro della querelle le aree, contaminate, situate sotto al centro abitato e a monte del polo chimico, denominate 2a (di circa 12mila metri quadrati) e 2b (di 8mila metri quadrati). Si tratta di terreni inzeppati di "arsenico, cromo esavalente, rame e zinco, mercurio, piombo, boro, idrocarburi", composti che causano tumori; e ancora, "tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, diclorobromometano…".
Nel febbraio 2018 la gara, per ripulire la zona, è stato aggiudicato a un consorzio di ditte, con a capo la belga Dec-Deme, "ma il committente, - spiega il primo cittadino - non ha poi mai firmato il contratto, sostenendo che rischiava la mancata restituzione dei soldi da parte dell'azienda che aveva inquinato". Cioè la società Edison, come hanno decretato Provincia di Pescara e una sentenza del Consiglio di Stato.
"Mi sono sempre chiesto perché stesse tergiversando", tuona Lagatta ed ecco, adesso, la comunicazione del Mise, di cui è titolare il pentastellato Sergio Costa, che, sulla base di un parere del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, che ha "rilevato una pesante carenza di approfondimento delle indagini ambientali", ha annunciato che sta procedendo alla cancellazione dell'appalto. "Ma quali carenze e lacune... - ribatte il primo cittadino -. E' grave dare la possibilità a Edison, dichiarata responsabile dell’inquinamento, di presentare un nuovo progetto che prevederà non la rimozione ma un semplice capping o tombamento delle tonnellate di sostanze sepolte, con i tempi che si allungheranno a dismisura. Piuttosto vengano immediatamente avviati gli interventi di rimozione totale e definitiva, con il progetto che esiste, dal 2014, e con i fondi già in cassa, imputando poi le spese alla multinazionale”.
Il progetto fu redatto dal commissario Adriano Goio, deceduto. "In tredici anni di ritardi e lentezze amministrative – incalza il sindaco – si è dato seguito ad un programma nazionale per giungere alla bonifica, collegato ad interventi di riconversione industriale, cui è seguita l'approvazione di un progetto preliminare, la stipula di un accordo di programma che ha previsto il passaggio alla mano pubblica dei terreni per consentire la bonifica dopo gara pubblica. E' tutto cancellabile con un colpo di spugna? Qui - aggiunge - da troppo si attendiamo giustizia. E' un calvario insopportabile".
Il voltafaccia del Governo, che avrebbe anche fatto sparire i 50 milioni della bonifica, trova contro la Regione e diversi esponenti del centrodestra. Il governatore Marco Marsilio, dice che "si perderà altro tempo e si rischia di sottrarre fondi importanti per l’Abruzzo; fondi che di fatto sono stati restituiti al ministero dell’Economia nella presunzione che adesso Edison, siccome ha perso la causa, farà la bonifica". J'accuse nei confronti del ministero da diversi altri esponenti del centrodestra, ad esempio da Forza Italia.
Di "vicenda farsesca e surreale" e di "misteri" parla il Forum Acqua Abruzzo che evidenzia lo "zelo commovente per uno Stato che in 13 anni non è riuscito neanche a far mettere in sicurezza il sito, con i cancerogeni che fuoriescono in libertà". E tira fuori documenti che di fatto smentiscono la "ricostruzione spericolata dei fatti da parte del ministero".
"Azzerato il lavoro di anni - dichiara Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione - senza avere neanche consultato Regione, Provincia, Comune e associazioni ambientaliste. E scippati pure i fondi stanziati".
Serena Giannico
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