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Individuata l'area in cui si trovano i cuccioli di Amarena, l'orsa uccisa a fucilate da un commerciante di San Benedetto dei Marsi (Aq). Si aggirano non lontano dalla zona dove è avvenuto il massacro. 

"Ma in queste ore - dice ad Abruzzolive.tv Luciano Sammarone, direttore Parco nazionale Abruzzo Lazio e Molise - troppa gente, turisti e curiosi, sta correndo loro dietro. Si rischia veramente che li perdiamo mettendo a repentaglio la loro vita. Ieri sera - evidenzia -, quando sono stati avvistati, tutti a corrergli dietro… I cittadini se ne devono stare a casa e lasciarci lavorare. Perché così si rischia di peggiorare una situazione alquanto delicata. Per qualche giorno di sicuro rimarranno in quel posto, perché lì hanno visto l’ultima volta la mamma. Ma poi andranno via. Dobbiamo recuperarli al più presto, ma ci sono troppe ingerenze". 

Intanto sulla fine dell'orsa, splendido esemplare molto amato, interviene Federparchi, con il presidente Luca Santini. "L'orso marsicano è uno dei simboli della conservazione nel nostro Paese. Questo è uno sfregio al lavoro di tanti anni che ha portato l'Italia ad essere la nazione europea con la più importante biodiversità. Per questo Federparchi si costituirà parte civile in un eventuale procedimento giudiziario per l'uccisione di Amarena".

"Mentre emergono i particolari della morte lenta e dolorosa di Amarena, avvenuta per emorragia interna a causa della grave ferita - fatto per il quale l'uomo risulta indagato per uccisione di animale protetto e rischia una pena irrisoria rispetto al suo reato -, va sottolineato occorre da subito introdurre in Italia il reato di "omicidio di animali" esteso sia agli animali domestici fino agli esemplari delle specie protette con pene adeguate che vanno dai 5 ai 10 anni di carcere". Così in una nota Aidaa, l'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente. "Chiediamo inoltre a questo governo di rivedere le normative che in questo momento stanno favorendo un clima di pericoloso odio verso gli animali selvatici ed in particolare verso lupi ed orsi". 

E lo scrittore Roberto Saviano sui social: "E' entrata nella mia proprietà ho avuto paura e ho sparato". Così si è giustificato l’uomo che ha assassinato l’orsa marsicana #Amarena. Perché uccidere un’orsa che da anni si aggira pacifica per Sebastiano dei Marsi  (GUARDA VIDEO) senza mai aver aggredito, divenendo insieme ai suoi cuccioli parte della vita quotidiana del paese? Perché non entrare in casa e chiamare i soccorsi? Perché sparare? Forse perché - ipotizzo - siamo stati tutti sottoposti alla propaganda su quando sia legittima la legittima difesa? Forse perché abbiamo dibattuto per settimane sulla barbarie della condanna a morte, in #Trentino, di un orso che poi si è scoperto essere incolpevole? Non so, ma l’uso della violenza punitiva fai da te, quando colpisce il mondo animale, non è più solo ascrivibile al perimetro della colpa, ma diventa un atto grottesco. L’assassino dell’orsa ha considerato la sua proprietà come limite invalicabile e luogo in cui poter imporre la sua legge proprio perché era nella sua terra. Come chi diceva “ la difesa è sempre legittima". Lo ha dichiarato lui stesso: "E' stato un atto impulsivo, istintivo", perché così da anni viene orrendamente proclamato da più parti: armati, spara, difenditi. Così l’istinto che si va formando in alcuni è proprio questo: entri nella mia proprietà, sparo. D’istinto. Come se il solo valicare rendesse uomini e animali bersagli da abbattere. Amarena non ha aggredito, cercava cibo e acqua per sé e i cuccioli. Nient’altro. Gli animali non conoscono e riconoscono proprietà ma rispettano i territori. Cercare cibo è rispettarli. Amarena si è fidata dell’essere vivente più crudele del pianeta, l’uomo".

"Il responsabile va perseguito e come Rifondazione Comunista ci costituiremo parte civile - afferma in una nota Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc -. Ma non basta prendersela con chi spara. Questo delitto arriva dopo un'escalation demagogica. Siamo passati dalle lentezze e negligenze bipartisan nella tutela dell'orso da parte delle istituzioni, che abbiamo denunciato per anni, alle campagne della destra sulla legittimità dell'uso di armi da fuoco. L'assassino pare abbia dichiarato che pensava si trattasse di ladri come se fosse lecito sparare invece di chiamare polizia e carabinieri. Come non ricordare le campagne dei partiti di destra in difesa dell'uso di armi da fuoco per "autodifesa"? I partiti di destra hanno assecondato la lobby dei cacciatori e soprattutto l'industria delle armi. Si sono fatte campagne politico-mediatiche per fare degli orsi un nemico da uccidere non una specie da proteggere e, soprattutto, si è avviata una regressione legislativa contro le norme di tutela dell'ambiente e della fauna.Chi ha alimentato una subcultura da far west è responsabile politicamente di tragedie come questa.Oggi tutti condannano ma poi quotidianamente non si rispettano nemmeno norme elementari come quelle che imporrebbero la valutazione di incidenza per i progetti nelle aree protette e si aprono i parchi nazionali alla caccia. Credo che dopo l'indignazione sia il caso di fare un quadro delle lacune anche in Abruzzo nella tutela dell'orso bruno marsicano e di chiedere a tutte le istituzioni preposte alla tutela un ravvedimento operoso. A che punto siamo con l'attuazione del Piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano (Patom) approvato nel 2010? Un'ultima considerazione: questo non è un paese per orsi e operai. Chi è responsabile della morte sul lavoro di un operaio o ammazza un orso rischia condanne più lievi di chi organizza un rave party o fa un blocco stradale per protestare". 02 set. 2023

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