Lanciano. No delle imprese al raddoppio di Cerratina. 'Non è ampliamento ma nuova discarica. E' affare economico'
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E' un no secco, e motivato, quello che arriva, all'ipotesi di ampliamento della discaricadi Cerratina, dagli imprenditori "operanti nel distretto industriale di Cerratina di Lanciano e Mozzagrogna" riuniti, in Val di Sangro, nella sede di Confindustria a Mozzagrogna (Ch).

In un incontro affollato, anche da residenti e ambientalisti e in cui il presidente della Ecologica Sangro, Alessandro Di Francesco, viene mandato via perché non invitato, le aziende, capitanate da Adelio Cianfrone, titolare dell'albergo "Castel di Septe", e unite in un coro di dinieghi, alzano il muro. E ribadiscono che "l’ampliamento di Cerratina è progetto mostruoso. Si vuole passare da 12 a 21 ettari, ma non certo per le esigenze del territorio. Si vuole far diventare questa zona la pattumiera d'Abruzzo. E forse d'Italia". Il deposito nasce come consortile, cioè per far fronte alle esigenze dei 53 Comuni soci. Ma adesso è altro. Perché - fanno presente - analizzando gli ultimi dati disponibili in Regione, emerge che nel 2018 a Cerratina sono state conferite circa 85mila tonnellate di rifiuti, di cui meno di 5mila consortili e il resto, 80mila, extra consortili. Quindi solo una minima parte dei rifiuti che vi vengono smaltiti annualmente arrivano dai Comuni soci. Il resto, ed è una montagna, da dove proviene? Di sicuro da tutta la regione, visti anche alcuni provvedimenti urgenti firmati dall'attuale presidente Marco Marsilio, tipo quello del 28 giugno scorso. E poi? Da privati? 

Nel distretto industriale di Cerratina, viene evidenziato, lavorano 1.500 addetti. Ci sono sia imprese del settore automotive - come Pierburg, Compi, Baomarc, Cam, Icom - sia di quello alimentare, come l'Oleificio Cinquina  e il più grande deposito di pasta della De Cecco. "Sono vent'anni - afferma Cianfrone - che combattiamo questo impianto". Che è della società Ecologica Sangro, le cui quote sono per la maggior parte di Deco Group. "Emana un puzzo insopportabile - prosegue - per la massicia presenza di organico, testimoniata sia da una sorta di nube di vapori fetidi che staziona in zona sia dalla forte presenza di gabbiani". Il rappresentante della Baormarc...: "C'è un pungente odore acre che prende la gola. Gli operai si lamentano sempre. Allargarla significherebbe raddoppiare i problemi". 

Fernando Marfisi, della Cam Srl: "Operiamo su questo territorio da 52 anni. Ci arrivano delegazioni da tutto il mondo e siamo costetti a vergognarci per le condizioni disastrose delle strade e per gli olezzi. Abbiamo investito nell'acquisto e nel recupero di un padiglione in quel posto, ma se continua così siamo costretti a vendere". Anche Giovanni Ramacieri, della Pierburg, e Pietro Properzi, della Compi, parlano di "problemi irrisolti e dipendenti costretti a subire pessimi odori". 

L'esame tecnico spetta all'avvocato Leonardo Filippucci, di Macerata. "Al momento il progetto di ampliamento non è stato presentato in alcun ufficio. In ogni caso, essendo una società pubblica, sarebbe stato il caso di realizzarne uno partecipato con il territorio. Non è un ampliamento, non è un sopralzo; è una nuova discarica, limitrofa all'esistente e impattante". E la variante al Piano regolatore del Comune di Lanciano, approvata nel 2017-2018, vieta la realizzazione di nuove discariche. Soprattutto in una realtà che è già zeppa di discariche: da quella di Serre a quella dei veleni della Semataf, che staziona lì indisturbata. E poi dalla Regione è stato approvato un impianto per l'umido che dovrà essere realizzato da Ecolan.

Cerratina è la più grande discarica d'Abruzzo, con oltre 2.050.000 metri cubi; ne restano 300 mila liberi. "Ma se i rifiuti consortili, quindi provenienti dai Comuni soci, sono andati sempre scendendo per via anche dell'incremento delle differenziata, e si attestano sulle 5mila tonnellate annue - ragiona l'avvocato - la discarica è destinata a durare, così com'è, altri decenni. Se poi si vuole continuare a inzepparla di 80mila metri cubi di scarti, non consortili, ogni anno, allora sì che occorre intervenire... Allora bisogna decidere il suo ruolo. E' discarica consortile o no? L'ampliamento serve al territorio o va oltre l'interesse pubblico ed è affare economico?"

In essa - spulciando tra i codici autorizzativi - finiscono anche fanghi industriali. Un po' di storia... "Nel 2003 - ricostruisce Filippucci - un privato voleva realizzare una discarica sui fondi ora destinati all'ampliamento. I Comuni di Mozzagrogna e Lanciano espressero il proprio diniego, sottolineando la diversa vocazione, agricola, e la compromissione dei luoghi. Nel 2009 -2010 il Comune di Lanciano ha vietato, ai residenti e ai coltivatori, l'utilizzo dell'acqua dei pozzi, per la contaminazione delle falde. Alla luce di tutto ciò, si chiede trasparenza...". 

Il no arriva subito dal Comune di Mozzagrogna (Ch), tramite il sindaco Tommaso Schips; no viene ribadito da Giacinto Verna, vice sindaco di Lanciano, che parla a nome del suo gruppo "Progetto Lanciano"; no dalle opposizioni consiliari di Lanciano (Libertà in Azione, Forza Italia e Fratelli d'Italia); no dall'assessore al Comune di Lanciano, Francesca Caporale, e di Marco Severo, entrambi di "Articolo1" secondo i quali "la questione è nell'interesse economico del privato, perché per sostenere la sua attività si prendono rifiuti extraconsortili 15 volte più di quelli consortili". Dubbioso ma propenso al no, il sindaco di San Vito, Emiliano Bozzelli; no del sindaco di Rocca San Giovanni, Gianni Di Rito, che propone: "Limitiamo gli extraconsortili e vivremo tranquilli a lungo. Qui si vuol far fare soldi ai privati". E rimarca: "Battaglia da portare avanti insieme per bloccare lo scempio".

Serena Giannico

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