Caccia al cervo in Abruzzo: levata di no al provvedimento

Il Wwf ha avviato una petizione on line, mentre il fronte dei contrari, che è trasversale, si allarga. Con una delibera dell’8 agosto scorso, la Giunta regionale ha autorizzato la caccia ai cervi, approvando “il prelievo selettivo" di 469 esemplari di Cervus elaphus hippelaphus (cervo nobile), che avverrà in due aree dell’Aquilano. Ma l'iniziativa ha creato disappunto, anche politico.

“Da animale iconico e rappresentativo della nostra natura selvaggia, diventa bersaglio, e si abbandona impunemente la visione di una realtà capace di convivenza con la fauna selvatica, e, soprattutto, si tradisce un modello di educazione ambientale e di tutela della biodiversità faticosamente delineato”, tuona il Wwf Abruzzo che promette battaglia e chiede un tavolo di confronto, rimarcando che “la gestione della fauna è questione complessa che non può avere i fucili come unica soluzione. Quanto accaduto per altre specie, come il cinghiale che, pur sottoposto a ogni tipo di prelievo venatorio non si riesce a controllare, dovrebbe essere emblematico”, conclude. E poi, ci sono paesi, come Villetta Barrea (Aq), ad esempio, “che hanno costruito sulla presenza manifesta dei cervi la propria immagine identitaria e ne hanno fatto un motivo di vanto e di promozione turistica”. 

Sulla delibera si legge che “nel periodo 2019-2023 i danni provocati dai cervi all’agricoltura sono stati pari a 895.340 euro ai quali andranno aggiunti quelli del 2024 che porteranno la somma ben oltre il milione di euro. Oltre ai danni alle colture, sono aumentati gli incidenti stradali (pari a 806 denunciati nel periodo 2019-2023), che rendono necessario adottare adeguate contromisure al fine di salvaguardare l’incolumità di chi si mette alla guida e dei passeggeri. Dopo oltre 3 anni di studi di fattibilità, censimenti e monitoraggi svolti sul territorio, in stretta collaborazione con tecnici faunistici anche di altre Regioni e dopo il parere positivo sul Piano di Gestione del Cervo 2024-2025 da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), i dati hanno evidenziato in alcune zone l’altissima densità della specie “cervo” in Abruzzo e la necessità di intervenire, allo scopo di riequilibrare la fauna con attività di contenimento di specie in eccedenza di popolazione”.

I danni causati dal Cervo nobile alle culture sembrerebbero risolvibili e assai irrilevanti se paragonati ai danni all’agricoltura e all’allevamento causati dall’attuale emergenza idrica come scrive in un comunicato la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) che parla di danni stimati per il 2024 che ammonterebbero “a circa 150 milioni di euro, comprendendo anche i costi per l'irrigazione di emergenza e l'acquisto di mangimi alternativi per il bestiame”.
Da tempo ormai è possibile per gli agricoltori richiedere risarcimenti per i danni causati da animali selvatici attraverso l’applicazione “Artemide” come ricordato dallo stesso sito della Regione Abruzzo che recita: “Le domande di contributi per i danni causati alle colture e al bestiame dalla fauna selvatica devono essere presentate attraverso l'applicazione Artemide messa a disposizione”.

"Ora - viene aggiunto - considerando che, come si riscontra sul sito della Regione Abruzzo, è possibile chiedere risarcimenti e indennizzi per i danni causati da animali selvatici all’allevamento e all’agricoltura (cervo compreso quindi), secondo i dati Istat del 2022, i cacciatori residenti e registrati in Abruzzo sarebbero 15.251. Ora, pur ipotizzando un calo demografico dei cacciatori, dobbiamo ammettere che si tratta di un bel gruzzolo di voti da mettersi in tasca per la giunta Marsilio". 

“Caccia ai cervi aperta per clientelismo venatorio – scrive Maurizio Acerbo, segretario nazionale del partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea -. Sono molti anni che la lobby dedelle doppiette preme sulla politica regionale per giungere a questo risultato". La delibera della giunta regionale dell’8 agosto viene da lontano. "Già nel periodo 2012-2014, durante la giunta di Gianni Chiodi, - spiega Acerbo - dovemmo fare le barricate per impedire all’allora assessore Mauro Febbo di inserire cervi e caprioli tra gli ungulati ai quali si sarebbe potuto sparare. […] Quello che non riuscì a fare la destra lo fece, a seguire, il centrosinistra: la giunta di Luciano D’alfonso approvò una modifica al Regolamento per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati che prevede la possibilità di cacciare cervi e caprioli". Regolamento ripreso adesso, all'occorrenza.

A parlare di facili consensi è anche l’onorevole Michela Vittoria Brambilla (Noi moderati), presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’ambiente, che afferma: “Invece di affidarsi al grilletto dei cacciatori, lobby sempre cara a chiunque cerchi facili consensi, perché – chiede la deputata di Nm - non si dà spazio alla prevenzione? Recinzioni e dissuasori per proteggere i campi, sottopassi e corridoi ecologici per ridurre gli incidenti automobilistici. Le risorse ci sono o si possono trovare. Sembra invece che manchi la volontà politica: è più facile accontentare questa o quella categoria piuttosto che progettare la convivenza con gli animali selvatici, che non votano”.

Daniela Torto, del Movimento 5 Stelle, scrive in una nota: “Mentre la rete idrica regionale versa in condizioni precarie e i raccolti degli agricoltori contano danni ingenti a causa della carenza d'acqua che, non dipende solo dal caldo, ma anche da una rete colabrodo e da infrastrutture troppo antiquate, l'assessore Imprudente finge di risolvere il problema degli agricoltori ordinando l'abbattimento di cervi. Marsilio e Imprudente lavorino sulle vere emergenze". Sempre nel M5S, la senatrice Gabriella Di Girolamo, la consigliera regionale Erika Alessandrini e il capogruppo in Regione Francesco Taglieri, tuonano: “Era davvero questa l’unica soluzione? Consideriamo questa delibera l’ultimo delirio in ordine di tempo di una classe politica regionale palesemente inadeguata”.

Ad allungare la lista dei nemici della caccia al cervo ci sono anche Daniele Marinelli, segretario regionale del Pd e Saverio Gileno, segretario regionale dei Giovani Democratici che affermano si tratti di “una scelta ideologica, che ci catapulta indietro di un secolo e che non risolve in nessun modo nemmeno i problemi che si propone di affrontare”.

Un dissenso diffuso quello incontrato da questa delibera regionale che, numeri alla mano, non risolverebbe il problema dei danni all’agricoltura. Va poi considerato che nell'indagine commissionata da “Eurogroup for animals” all'istituto Savanta (Istituto per la ricerca e i dati nel marketing presente in U.K.) e realizzato a novembre 2023 su un campione di cittadini che vivono in aree rurali, emerge che l'83% degli italiani (il dato più alto tra tutti i paesi d’Europa)  è contrario alla caccia o meglio è favorevole alla possibilità di utilizzare metodi incruenti per la gestione degli animali selvatici. 20 ago. 2024

MARIANO PELLICCIARO

@RIPRODUZIONE VIETATA

La foto da Facebook, dal gruppo "Villetta Barrea, il paese dei cervi"

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