Coronavirus. 'L'Abruzzo tra natura e qualita' di vita come modello per ripartire'

E' necessario ripartire da aree protette, natura, economia circolare e qualità della vita, gli unici strumenti efficaci per rimettere in marcia l'Abruzzo, cuore verde d'Europa. Così Wwf e Legambiente.

L'attuale pandemia - dicono le due associazioni in un documento - sta mettendo in crisi la nostra civiltà e quelle che credevamo ne fossero le colonne... democrazia, capitalismo, globalizzazione". Papa Francesco ha consegnato al mondo una frase che ci deve aiutare a riscrivere il futuro: “Pensavamo di vivere sani in un mondo malato”.

"Il passaggio di patogeni dagli animali selvatici all'uomo - affermano - è stato facilitato dalla progressiva distruzione e modificazione degli habitat naturali, mentre l’inquinamento e i modelli di sviluppo ormai superati (cemento, petrolio e metodologie sbagliate di utilizzare le risorse e i rifiuti che gli esseri umani producono) hanno contaminato le basi della nostra salute".

"Adesso che ci avviciniamo alla fase 2, dobbiamo far tesoro di questo duro insegnamento e mettere al centro il valore della vita e dei modelli economici, sociali e ambientali sostenibili, volti a superare povertà e disuguaglianze. "Dentro questo quadro - dichiara Filomena Ricci, delegato regionale del Wwf - l’Abruzzo deve rinascere regione verde d’Europa, con la forza della sua natura e dell’economia circolare. Le aree protette, con il loro grande patrimonio di biodiversità e di ecosistemi, restano lo strumento principale per preservare la nostra salute e il nostro benessere. Sono un laboratorio di sostenibilità applicata e devono tornare a essere uno dei pilastri del territorio".

"Occorre - fa ancora presente - un’azione coordinata dai Parchi nazionali, eccellenze di conservazione riconosciute a livello internazionale, con il pieno coinvolgimento delle aree protette regionali. Nello studio presentato lo scorso dicembre a Pescara, coordinato dal docente Davide Marino dell’Università del Molise che considerava solo quattro riserve (Calanchi di Atri, Gole del Sagittario, Monte Genzana e Lecceta di Torino di Sangro), emergeva che il 'capitale naturale' ammonta a più di 2,2 miliardi di euro. E già nel 2014 il rapporto 'L’economia reale nei parchi nazionali e nelle aree naturali protette', di Unioncamere e ministero, certificava che il valore prodotto dalle attività agricole, commerciali e turistiche era doppio all'interno delle aree protette, rispetto a quanto realizzato dalle stesse all'esterno, con un tasso di ritorno fino a 25 euro per ogni euro investito".

In questo particolare momento, poi, parchi e riserve sono attrattori strategici per la ripartenza del nostro turismo in quanto serbatoi di qualità. E come tali devono essere parte di una pianificazione strategica complessiva che tiene dentro le azioni di tutela, accessibilità e fruizione. Senza dimenticare il ruolo educativo e formativo che esercitano. 

"La mobilità turistica e l’accessibilità delle aree interne - sottolinea Giuseppe Di Marco, presidente regionale di Legambiente - va accelerata con formule sostenibili che partano da trasporto pubblico, bici, ciclabili e sharing mobility elettrica, anche attraverso accordi con imprese territoriali (vedi esperienza Taumat in Val di Sangro) e mantenuti e potenziati progetti come TrabocchiMob, relativo alla Via Verde che vede la sinergia di diversi attori (Rfi, Trenitalia, Camera di commercio, Regione, Gal, Polo della mobilità, ecc.)".

Occorre poi sfruttare "le esperienze pilota dei territori e la loro forza per trainare la ripartenza di quelli più deboli. Fondamentale, in questo, anche il ruolo delle comunità montane e dei paesi che le compongono". 

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