"Riaperte al pascolo vastissime aree coperte da boschi, compresi molti Siti di interesse comunitario (Sic), dove da decenni questa pratica era in generale vietata per ovvie ragioni ambientali e anche forestali ed agronomiche". E' quanto denuncia, in un comunicato, la Stazione ornitologica abruzzese. "Solo esplicite autorizzazioni preventive, con pianificazione e attente valutazioni di dettaglio, - dice l'associazione - potevano consentire l'accesso agli animali domestici, come previsto dall'articolo 42 della Legge forestale regionale 3/2014.
Infatti il contesto ambientale è completamente diverso rispetto alle praterie e cavalli, capre, pecore e vacche possono incidere gravemente sia sull'erosione del suolo, in genere scoperto, del bosco, attraverso il calpestio, sia sulla flora del sottobosco, spesso composta da specie rarissime: basta ricordare l'orchidea Scarpetta di Venere simbolo delle faggete del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise".
La Stazione ornitologica il 27 settembre scorso ha fatto richiesta di accesso agli atti all'assessorato Agricoltura ma ad oggi, scaduti i 30 giorni di legge, non è pervenuta alcuna risposta. Pertanto l'associazione ha diffidato la Regione "a procedere immediatamente, altrimenti dovrà presentare un esposto in Procura". "Quali sono le ragioni di questa scelta fatta senza Valutazione di incidenza e senza considerare in alcun modo il potenziale danno alla biodiversità della regione?
C'entrano per caso i fondi europei, come sono stati spesi e i controlli Agea sui pascoli assegnati negli anni scorsi?", chiede la Stazione ornitologica.
31 ottobre 2018
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