"Mettere in produzione il giacimento "Colle Santo" potrebbe contribuire a variazioni della pressione dei fluidi e dello stress dei luoghi tali da determinare processi di anticipazione del naturale tempo di ritorno dei terremoti dell’area".
Così il comitato Gestione Partecipata del Territorio, Legambiente e Wwf, coadiuvati, nell’analisi, dalla "preziosa collaborazione" dei docenti della facoltà di Geologia dell’Università di Chieti. E' questa una delle motivazioni contenute nelle osservazioni al progetto di estrazione del gas in Val di Sangro. Osservazioni depositate al Comitato Via del ministero dell’Ambiente a Roma.
Il progetto di sfruttamento del giacimento di gas naturale "Colle Santo", in prossimità della diga di terra battuta situata nel comune di Bomba (Ch), interessa anche i paesi di Archi, Roccascalegna, Torricella Peligna, Pennadomo, Villa Santa Maria, Atessa e Colledimezzo, tutti nella provincia di Chieti. Il progetto è stato presentato dalla Cmi Energia, già Forest Cmi, controllata dalla statunitense Avanti Eurogas Limited. "Sembra un incubo - scrivono le associazioni -. È la terza volta in 10 anni che ci troviamo dinanzi ad un progetto di questa società. Per quanto Cmi Energia parli, nella propria richiesta, di "Modifica progettuale e approfondimenti tematici", il progetto è sostanzialmente lo stesso, inviso alle comunità e alle amministrazioni locali, che da 10 anni lo osteggiano, e già bocciato due volte in ossequio al sacrosanto principio di precauzione sia dal Comitato Via regionale e nazionale che dal Tar e dal Consiglio di Stato".
Il rimpastato progetto è stato presentato lo scorso 20 gennaio e prevede la messa in produzione dei due pozzi a Bomba, la realizzazione di un gasdotto lungo circa 20 km e la costruzione di una raffineria a Paglieta.
Fanno rilevare le tre associazioni... "Siamo di fronte a considerazioni puramente teoriche, ricavate solo da calcoli e senza la necessaria conoscenza dei luoghi”. Invece, afferma Gestione Partecipata Territorio, "I docenti della Facoltà di Geologia dell’Università di Chieti, che quei territori li conoscono e li hanno studiati, fanno notare come l’evenienza di un terremoto sia tutt’altro che trascurabile e come non si possa in alcun modo escludere a priori, meno che mai con studi puramente teorici".
E si fa notare come un’alternativa c’è già. Ed è lo sfruttamento del lago "per uso idroelettrico, fonte rinnovabile potenzialmente infinita". "E' noto da oltre 40 anni che per la situazione idrogeologica di luoghi le due fonti di energia - acqua e metano - non possono essere sfruttate contemporaneamente e nella bilancia pesa assai di più quella rinnovabile. Per questo si chiede anche alla Regione di intervenire, per chiedere il rispetto delle regole e una corretta gestione del bacino idroelettrico. Senza mai dimenticare che invece lo sfruttamento del giacimento di gas metterebbe a rischio la popolazione, e questo non è accettabile".
Alla luce delle osservazioni presentate, è stato chiesto chiesto al ministero dell’Ambiente e al ministero dello Sviluppo economico di respingere il progetto Cmi e di ritirare alla società, una volta per tutte e definitivamente, il permesso; di dichiarare definitivamente non coltivabile il giacimento di gas naturale “Monte Pallano”.
Alessandro Di Matteo
@RIPRODUZIONE RISERVATA