Ambiente. 'Basta mezzi militari blindati nel Parco nazionale Gran Sasso Laga'

"Basta mezzi blindati militari che scorrazzano nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga in un'ampia area del Monte Stabiata. Un'area protetta nasce per tutelare in maniera rigorosa specie e habitat rari, non certo per diventare un circuito per guida off-road per addestramento".

 Così le associazioni Lipu, Salviamo l'Orso, Altura e Stazione Ornitologica Abruzzese commentano le osservazioni tecniche che hanno inviato alla Regione Abruzzo circa l'ennesima richiesta avanzata dagli Alpini "per svolgere numerose attività di addestramento, non a fuoco ma con l'uso esteso di mezzi blindati".

 "Visto anche l'evidente impatto di decenni di attività, che hanno lasciato un reticolo di piste che hanno danneggiato le praterie protette, - affermano gli ecologisti - non è l'ora di ammettere finalmente che in un parco nazionale questa attività è incompatibile e, anzi, bisogna mettere in campo ogni azione per ripristinare gli habitat colpiti?"

 "In realtà - viene sottolineato in un documento - gli Alpini ora cercano quella che appare come una scorciatoia amministrativa. Infatti nel 2019 avevano presentato domanda alla Regione per la Valutazione di incidenza ambientale. Il procedimento è stato sospeso per le importanti criticità rilevate, tra cui la presenza di una contaminazione da metalli pesanti e i danni che negli anni hanno subito le praterie con i passaggi di mezzi blindati chiaramente visibili addirittura dalle foto aeree.

Ora ripropongono la richiesta escludendo le sole attività "a fuoco" ma mantenendo la scuola guida off-road su due veri e propri circuiti. In un parco nazionale!" 

 "Così facendo hanno pensato di sottoporre la pratica non alla più complessa Valutazione di Incidenza ma a una pre-valutazione, sostenendo che queste attività non creano problemi. Peccato, però, che nei documenti presentati da loro stessi tre anni fa  ammettevano l'esistenza di rischi per queste attività di guida per habitat e specie. Insomma, un'evidente e palese incongruenza".

 "Al di là delle questioni più strettamente procedurali, il passaggio reiterato di mezzi su questi habitat produce anche un fortissimo disturbo alle rare specie di uccelli protette a livello comunitario che nidificano a terra, dal calandro alla tottavilla, visto che le esercitazioni verrebbero condotte anche in pieno periodo riproduttivo. Inoltre questi luoghi sono zona di rifugio e ricerca alimentare per molte specie e la Ue impone un rigoroso regime di tutela. Comprendiamo le necessità degli Alpini ma crediamo che debbano finalmente trovare una soluzione alternativa, al di fuori delle aree protette, dove tra l'altro gli escursionisti si aspettano di trovare una natura incontaminata immersa nella pace e non certo di osservare scenari di... guerra", concludono le associazioni. 20 gen. '22

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