Un ricorso al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, contro l'autorizzazione del ministero dello Sviluppo economico del 25 giugno 2018 per la costruzione del nuovo gasdotto Larino-Chieti tra Abruzzo e Molise. E' stato presentato, lo scorso 2 novembre, dall'associazione Nuovo Senso Civico, aderente al coordinamento "No Hub del Gas". "Questa contestatissima opera, - viene fatto presente in una nota del coordinamento - che dovrebbe essere lunga 111 chilometri e attraversare le colline dell'Abruzzo e del Molise, soppiantando tra l'altro vigneti e oliveti di gran pregio e interessando ben 8 Siti di interesse comunitario, è stata proposta da Gasdotti Italia.
Si tratta di uno dei primi provvedimenti del Mise varato sotto il nuovo Governo ad essere impugnato, per un'opera rilevante dal punto di vista delle conseguenze ambientali, assieme alla Via (Valutazione impatto ambientale) positiva e inopinatamente rilasciata dalle due Regioni".
"Il metano - viene aggiunto - si sta rivelando uno dei gas-serra più impattanti sui cambiamenti climatici e deve essere abbandonato quanto prima come richiesto dagli scienziati dell'Ipcc. Per questo è una follia costruire nuove opere "fossili" inutili, visto anche il continuo calo dell'uso del metano in Italia e nelle due regioni, con l'ulteriore beffa dei costi che andranno a gravare sulle bollette dei cittadini e delle imprese".
In particolare nel ricorso si contesta la violazione della Direttiva 42/2001/CE sulla Valutazione ambientale strategica e della Direttiva 43/92/CE "Habitat" sulla Valutazione di incidenza ambientale, per non aver sottoposto a queste due procedure due atti fondamentali e propedeutici alla pianificazione dell'opera, il Piano di investimenti di Gasdotti Italia e il decreto Mise che modificava la Rete nazionale dei gasdotti prevedendo questo e altri nuovi gasdotti. Sempre sulla Valutazione ambientale strategica si evidenzia un altro aspetto critico, quello relativo al fatto che la stessa approvazione comporta per la legge italiana una modifica automatica ai Piani regolatori. Una sentenza della Corte di Giustizia europea invece ha già chiarito che queste varianti automatiche devono comunque essere assoggettate a Vas.
Altri aspetti riguardano la mancata controdeduzione alle osservazioni puntuali delle associazioni in sede di Valutazione di impatto ambientale da parte del Comitato Via regionale.
Infatti lo studio di impatto ambientale, la valutazione dello Studio e la Conferenza dei servizi - viene spiegato - non hanno tenuto in nessun conto di dati oggettivi, addirittura dello stesso Mise, e di questioni chiave come il fatto che i consumi interni italiani sono diminuiti ( -15% ) dall'anno di picco (2005: 86 miliardi di mc; proiezione 2018: 75 miliardi di mc); che i consumi nelle due regioni interessate sono diminuiti: del 39% in Abruzzo, e, addirittura, del 61% in Molise, rispetto all'anno di picco; che la capacità attuale di trasporto dei gasdotti esistenti in Italia è di circa 140 miliardi di metri cubi a fronte di 75 miliardi di mc di consumi. "Si tratta - sottolineano le associazioni - di una delle reti dei Paesi del Mediterraneo meno sfruttate secondo MedReg, il consorzio delle Autorità di Regolazione del Mercato". La rete attuale - viene ancora detto - è ampiamente sicura anche per i picchi di richiesta, come ampiamente dimostrato dalle risultanze dell'Inchiesta pubblica; non è stato considerato il fatto che il metano è un pericoloso gas clima-alterante se emesso direttamente in atmosfera, a parità di emissioni 84 volte peggiore della CO2. Le perdite dirette lungo la filiera (estrazione, trasporto, stoccaggio e distribuzione) sono del 2,3-10% (a seconda del paese), facendo perdere ogni vantaggio addirittura rispetto al carbone come dimostrano numerosi articoli scientifici. Vengono violati gli obblighi, fissati dai trattati internazionali come quello di Parigi, nonché di numerose raccomandazioni a livello comunitario, di esaminare l'impatto dell'intero ciclo di vita dei progetti in merito agli sforzi di diminuire le emissioni clima-alteranti. Inolte, il gasdotto, secondo Sgi, avrebbe anche una funzione per collegare almeno due nuovi stoccaggi in progetto e non ancora autorizzati, il Sinarca e quello di San Martino sulla Marrucina (Ch)".
"Crediamo - è la conclusione - che davanti ai pressanti appelli della comunità scientifica mondiale i governi e le Regioni debbano dimostrare nei fatti se amano veramente il Pianeta e il loro Paese davanti alla drammatica crisi climatica e non procedere "business as usual".
Si costituiranno il Governo e le Regioni contro questo ricorso o difenderanno gli interessi dei petrolieri? E sul gasdotto Sulmona-Foligno, dove la scelta rimane del tutto libera da qualsiasi tipo di condizionamenti e scuse, cosa farà?"
29 novembre 2018
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